L’individualismo doveva essere promosso e assecondato, cosi anche il narcisismo e il culto del Sé.
In antitesi alla comunità e all’etica, doveva essere promosso il singolo e l’amoralità.
Allo stesso tempo la religione cristiana che poneva la madre al centro della famiglia tradizionale doveva essere combattuta come religione al servizio della schiavitù femminile e proporre al suo posto un ateismo personale ed un laicismo sociale.
Cosa che fu fatta e che perdura anche oggi.
Ancora una volta, marxismo ed esistenzialismo erano perfettamente in sintonia con le esigenze dello sviluppo capitalistico di quel periodo storico e ne fornirono la validazione filosofica ed economica.
La donna credette di liberarsi lavorando fuori casa; ma quante donne oggi possono dire che il tempo trascorso fuori casa è tempo di libertà, e non tempo di schiavitù, di nuova e più feroce schiavitù?
Poche, pochissime. Forse solo alcune donne che non timbrano il cartellino, che non hanno superiori a cui rendere conto, che fanno un lavoro artistico-intellettuale, magari in posizioni apicali in aziende in cui hanno scalato tutte le posizioni fino ad arrivare al vertice; ma la massa, la massa delle donne, timbra il cartellino e svolge mansioni esecutive e ripetitive, senza alcuna soddisfazione e trascendenza, corre dalla mattina alla sera, trascura casa, marito e figli, e si sente in colpa, in colpa per non essere a casa, in colpa per non avere fatto un altro figlio, in colpa per avere abortito, in colpa per non potere accudire i genitori anziani, in colpa per non essersi sposata, in colpa per avere dato priorità alla carriera e non alla famiglia.
Sempre in colpa per qualcosa e con l’atroce dubbio di avere sbagliato tutto nella vita. Questo dubbio, di avere sbagliato tutto, sembrerebbe avere fatto capolino anche nella testa della stessa de Beauvoir verso la fine della sua vita e soprattutto dopo la morte di Sartre che avendo adottato una sua giovanissima amante la nominò erede unica ed universale dei suoi beni, lasciando la de Beauvoir senza eredità e senza figli.
Infatti, i due in ossequio e coerentemente con le loro idee non si sposarono mai, si tradirono sempre, facevano coppia sì, ma aperta, non convivevano e non ebbero figli. E per accrescere il proprio Io , ampliare la conoscenza e aprire la mente facevano uso di droghe e tranquillanti. Sartre soprattutto.
La de Beauvoir, poi, già in fase giovanile fu allontanata dalle scuole francesi perché condannata per pedofilia ed omosessualità in quanto per alcuni anni aveva intrattenuto rapporti sessuali con una sua allieva.
Ed oggi quante donne non tornerebbero volentieri a casa a fare le casalinghe se avessero mariti con stipendi più grandi e portafogli pieni, capaci di mantenere tutta la famiglia?
Non tutte certamente, ma certamente quelle donne proletarie badanti, infermiere, ausiliarie, operaie, cassiere, commesse, impiegate dei call center, accudienti, domestiche, quante di queste resterebbero ancora fuori casa a correre tutto il giorno, trafelate, sudate, umiliate, arrabbiate e subire, se i loro mariti guadagnassero abbastanza da non avere bisogno dei loro stipendi, e magari si potrebbero permettere il lusso di fare un altro figlio?
La posizione delle donne oggi è in realtà molto variegata; non è possibile dire “le donne”, o “noi donne” . Bisogna contestualizzare, precisare quale donna, che tipo di donna, in che situazione, in quale contesto storico-geografico-sociale-culturale-economico.
Le nostre mamme, le nostre nonne e bisnonne erano davvero tutte schiave?
E che dire del matriarcato meridionale che è penetrato nel cattolicesimo? Certo non si può pretendere da una borghese parigina che conoscesse la situazione delle donne del Sud Italia, delle mamme contadine che, da vere matrone, dettavano legge all’interno delle famiglie dove matriarcato e patriarcato erano integrate, erano frammisti e comunque complementari.
Ed in molte famiglie del Sud le donne, le nostre donne del sud erano le vere padrone e tenevano in scacco psicologico e pratico mariti e figli.
La de Beauvoir aveva in mente le donne francesi o dell’Europa del nord, le donne americane, e non tutte, ma certamente non scriveva per le donne meridionali. La de Beauvoir ha avuto la fortuna di non vedere in cosa è sfociato il suo punto di vista, come lo ha strumentalizzato il capitalismo prima e il postcapitalismo dopo il 1968. Oggi il postcapitalismo ateo, individualista, narcisista ha imposto una sola legge quella economica, un solo punto di vista quello della produzione continua delle merci.
E corsi e ricorsi della Storia, lo sviluppo del postcapitalismo è ormai cosi avanzato che la produzione è assicurata dalle macchine, macchine che costruiscono altre macchine, senza bisogno di ulteriori braccia, né maschili né femminili e, pertanto, oggi il postcapitalismo espelle dal mercato le donne che ormai non gli servono più, e le rispedisce diritto a casa loro, o le tiene in uno stato vegetativo senza ruolo e senza speranza; e non solo, espelle anche gli uomini.
E uomini e donne, appartenenti al popolo, spesso sono entrambi privi di un lavoro, entrambi schiavi. Si ripropone pertanto il discorso marxiano della liberazione non individuale e borghese, non esistenzialista, ma di classe, oggi diremmo popolare.
Il lavoro di ricerca della Beauvoir rimane comunque un punto di riferimento imprescindibile nella storia del femminismo, enorme ed encomiabile, frutto di anni di fatica e di studio, cosa rarissima nel primo novecento francese.
(3 – fine)