Il Primo Istituto Comprensivo diretto dalla prof.ssa Rosalba Marchisciana è stato scelto dall’Accademia della Lingua siciliana per la provincia di Caltanissetta per ospitare un interessante seminario celebrativo che si è svolto mercoledì scorso alle ore 10 all’auditorium del plesso di Via Fuentes.
A promuovere l’iniziativa, oltre al dirigente scolastico, Alfonso Zambuto dell’Accademia, il dott. Paolo Scicolone ed il dott. Alessandro Cassata.
Relatori sono stati il dott. Giuseppe Petix, presidente dell’Accademia della lingua siciliana, Enzo Castrense Cassata, consigliere dell’Accademia e il prof. Mario Scaglia, autore della Grammatica siciliana standard. Era stato invitato tra i relatori anche l’assessore regionale all’istruzione Roberto Lagalla, impossibilitato a presenziare per impegni istituzionali.
Vi hanno partecipato le varie scuole della provincia, dirigenti e docenti, anche provenienti da Palermo, Mineo, Ragusa, oltre a quelli di Gela, che hanno affollato l’auditorium e seguito con attenzione e partecipazione l’iniziativa culturale. Presente il comandante del corpo dei vigili urbani di Gela e al tavolo dei relatori il commissario straordinario del comune di Gela, Rosario Arena, che prima di ritornare ai suoi impegni istituzionali ha ringraziato per l’invito e ha sottolineato che come catanese doc, ritenga importante il saper parlare il dialetto della propria città, che ha insegnato ai suoi figli oltre che ovviamente conoscere la lingua italiana.
Il seminario ha avuto lo scopo di dare attuazione ad una legge regionale che nel corso dei decenni e' stata ripresa dalle diverse legislature per favorire introduzione dello studio della lingua siciliana come curricolo locale.
La dirigente del Primo Istituto comprensivo a tal scopo ha costituito una rete di docenti della provincia referenti per ogni istituto scolastico disponibili ad intraprendere un percorso di formazione propedeutico alla attuazione dell'insegnamento della lingua siciliana. Nel corso del seminario sono state presentate le prime linee metodologiche.
Prima di dare l'avvio alle relazioni ha sottolineato l’importanza di riprendere l'uso della lingua siciliana, per una regione che ha avuto una lunga storia connotata da valori importanti, di una terra che ha sempre guardato avanti, all’Europa. «La lingua siciliana – ha sottolineato – è un importante strumento per ricordare quello che siamo stati e che ancora potemmo essere. Per questo è importante lo studio della nostra lingua già dalle scuole elementari, intanto nella nostra regione, visto che l'autonomia di cui godiamo ce lo consente». E per rimarcare ancora dippiù questo concetto e introdurre i relatori ha fatto riferimento ad una citazione del poeta Buttitta ("u popolu diventa servu quannu ccia robbanu a lingua").
Il dott. Paolo Scicolone nel suo intervento ha ricordato il grande contributo che Buttitta ha dato alla cultura e letteratura della nostra isola e ha sottolineato che il siciliano è una lingua e non un dialetto che è invece ciò che caratterizza una città in particolare.
Il consigliere dell’accademia Cassata ha fatto un excursus sui fatti storici più importanti per la Sicilia, partendo dal congresso di Gela del 424 a.C, passando dalla regina Costanza d’Altavilla a Federico II con la scuola poetica siciliana, per far comprendere il lavoro dell'Accademia che ha come obiettivo divulgare la nostra lingua, farla conoscere e preparare insegnanti per intraprendere un percorso di formazione regionale e creare una cattedra di Lingua siciliana. Ha infatti detto che ce ne è una di lingua siciliana a Tunisi e una a Boston ma non in Sicilia.
«Esorto gli insegnanti ad accompagnare gli alunni allo studio e alla conoscenza della lingua siciliana – ha detto Cassata – che è lingua madre, così riconosciuta dall’Unesco. E’ la nostra identità, è come conoscere la storia, scoprire insieme qualcosa che ci è appartenuto e ci apparterrà sempre».
Il presidente dell’Accademia dott. Petix ha parlato della necessità di un compromesso linguistico, per individuare una grammatica comune che attraverso la lingua permetta di unificare le varie aree della Sicilia. Ha ribadito che il siciliano non è un dialetto ma una lingua nata ancora prima di quella italiana. Ha sottolineato l’importanza della letteratura per insegnare ai ragazzi una lingua codificata e invitato gli insegnanti ad avere un maggior senso critico dei fatti storici e a far amare ai ragazzi la cultura della nostra terra e la nostra storia, quella di un popolo millenario di cui essere fieri.
Un bel e breve intermezzo è stata la recita della poesia “Mantu di li patri” a cura dell’emozionata poetessa Arcangela Rizzo dell’Accademia.
E seguita poi la lectio magistralis del prof Mario Scaglia, che ha ricordato come non si sia mai dato seguito ad una legge del 1981 per l’insegnamento del siciliano nelle scuole. Ha parlato della sua esperienza di insegnante: «Nella didattica utilizzavo tre lingue, latino, siciliano ed italiano facendo notare ai ragazzi similitudini, uguaglianze, diversità. Mi cimentavo a dialogare con i ragazzi anche in dialetto che era la lingua che conoscevano, erano ragazzi del mondo agricolo che tanto ha dato alla Sicilia. Erano abili con il dialetto a capire la letteratura, recitavo in dialetto le poesie di Leopardi, così i ragazzi comprendevano subito». Ha detto inoltre che un dialetto si fa lingua quando presenta unità in ortografia, grammatica e lessico e quando ha a monte una letteratura. Così come per il siciliano, così come nella scuola poetica, dove nei vari autori esistevano posizioni diverse per l’uso della lingua, parlata o scritta, popolare o borghese. Così come sono esistiti in autori più recenti, in Dante, in Pirandello, Pitrè. Ha detto che c’è una lotta continua per la preminenza della lingua tra la Sicilia orientale e quella occidentale.Ha concluso il suo intervento con recita in lingua siciliana del Sabato del Villaggio di Leopardi e di un’altra bella poesia in onore della moglie e della figlia.
La giornata è stata arricchita da un omaggio al poeta Ignazio Buttitta con la recita della poesia “Emigranti partono” da parte dello studente Gioele Russello seguito dalla docente di lettere Sara Sciascia e da un intermezzo musicale e canoro curato l’orchestra “Albani Roccella” della scuola formata dai proff. Davide Romano, Domenico Longo, Alessandro Lo Chiano, Maurizio Agosta e Daniele Mammano, che ha accompagnato l'emozionante voce del prof. Aurelio Romano che ha intonato l’inno di Sicilia “Madre terra” (del cantautore siciliano Vincenzo Spampinato) con alcuni studenti. Una bella esibizione che ha commosso tutti i presenti per la sentita interpretazione. Preziosa poi la collaborazione della prof.ssa Lina Gervasi che ha curato la lingua dei segni nell'esibizione di tre alunne.