In piena estate si torna a parlare concretamente di sfiducia al Sindaco Domenico Messinese.
Le voci si rincorrono dalla mattina alla sera, tra gli ombrelloni in spiaggia, lungo le passeggiate al lungomare, così come tra le piazze e le vie del centro storico. Lo scaricabarile ed il tira e molla tra amministrazione e consiglio comunale ha finito di stancare chiunque o quasi. La minaccia di una terza mozione di sfiducia, dopo le due precedenti andate a vuoto senza nemmeno essere discusse, sembra emergere quasi spontaneamente al fine di mettere chiarezza nell'oltraggioso caos delle accuse, controaccuse e chiacchiere a non finire.
Uno stillicidio infinito in una città che contestualmente collassa. Il richiamo, insomma, è ad una sorta di resa dei conti non solo tra giunta e consiglio comunale, ma anche e soprattutto tra gli stessi consiglieri all'interno del civico consesso, atta a stanare chi fa vera opposizione e chi fa finta. O si sfiducia il sindaco entro autunno e si può andare al voto nella primavera 2019, o si vede chi sta con lui fino al termine naturale del mandato nel 2020.
La stessa obiezione secondo cui l'avvento provvisorio di un Commissario straordinario sarebbe un'eventualità da evitare assolutamente, non ha più senso. Peraltro, un po' tutti si stanno rendendo conto che l'azione del primo cittadino e del suo vice è di fatto come commissariata, tra lo spettro della magistratura inquirente, i paletti della magistratura contabile, il poco feeling con i dirigenti ed i continui veti del consiglio comunale.
Troppe ostilità, per un'amministrazione che si vanta di essere libera e indipendente, ma che rimane tale solo sulla carta poiché nella sostanza ad ogni ostacolo – e non ne mancano giorno dopo giorno – l'amministrazione singhiozza vistosamente. Esempi? Protocollo Eni ed accordo di programma, rifiuti, porto turistico, ghelas, strisce blu, ztl, stadio e palazzetti, pulizia spiagge, giardini, quartieri, illuminazione, segnaletica stradale, disinfestazione, randagismo e via discorrendo.
In tanti, semmai, ancora si chiedono perché Messinese, dopo tre mesi, non ha ancora provveduto ad assegnare le due poltrone vacanti in giunta. Il motivo è, però, presto detto: assegnarle significherebbe far sorridere solo alcuni e far impuntare molti altri. E, siccome la matematica non è un'opinione, designando i due nuovi assessori si accontenterebbe un numero di consiglieri che, con tutta evidenza, non basterebbe a mettere completamente al riparo il sindaco, magari raggiungendo il rassicurante numero 12 (come gli apostoli). Mantenere vuote queste due caselle, per contro, significa tenere all'amo più consiglieri che non vedono l'ora di abboccare, mantenendoli praticamente sospesi, in prolungata attesa di essere accontentati. Ciò consente all'amministrazione di galleggiare e continuare a navigare a vista.
L'unica vera domanda da porsi in definitiva è lo stesso interrogativo che si autoalimenta da mesi: a parte i grillini (che sono solo in quattro e forse manco quello), chi si assumerà credibilmente l'iniziativa di una sfiducia che se votata favorevolmente condurrebbe anticipatamente al voto? Nel centrodestra, che se si votasse domani, potrebbe vincere a mani basse mantenendosi unito e compatto, fra gli alleati non corre buon sangue.
Forza Italia non le ha mandate a dire a Diventerà Bellissima che ha risposto a puntino, ma entrambi rimangono senza coordinamenti cittadini. Dissidi interni alimentano i salviniani mentre la compagine locale ed extraconsiliare di Fratelli d'Italia stenta a riorganizzarsi dopo il reset di alcuni mesi fa. Noi con l'Italia ci ha già provato ma senza esito. Ed anche nel centrosinistra le briglie rimangono sostanzialmente sciolte, nonostante la presenza dei coordinamenti cittadini in casa Pd e Sicilia Futura: basti pensare a cosa successo in merito alla delibera sulla clinica Santa Barbara che tanto discutere ha fatto. Ed il gruppo misto di chi è rimasto senza casacca? Un'altra incognita che rischia di pesare non poco.