Da forza di governo uscente, il Pd è uscito sconfitto in tutte le tornate elettorali succedutesi (amministrative 2015; regionali 2017; politiche 2018): eppure si continua a parlare di un coinvolgimento dei dem nell'area di governo, ma per Di Cristina, (nella foto) "chi perde le elezioni, deve stare all'opposizione".
Un partito dilaniato ovunque, pure a Gela, con l'ala renziana approdata in Sicilia Futura: per Di Cristina l'imminente "congresso deve essere il momento in cui questo partito dovrà ripartire dalla coerenza, dai circoli e dalle idee e non dai trasformisti".
Da due anni Di Cristina tiene le redini dei democratici gelesi con un ruolo attivo e continuo nel dibattito politico, senza mai negarsi o sottrarsi al confronto. Così come in questa breve intervista.
– Senza girarci troppo intorno, fa bene Renzi a negare ogni ipotesi di accordo con i grillini o hanno ragione quelli della minoranza dem a lasciare una porta aperta al Movimento Cinque Stelle?
«Va precisato che oggettivamente la vicenda nazionale post elettorale presenta un livello dinamico altissimo. Personalmente, penso che chi perde (è noi abbiamo perso nettamente), debba stare all’opposizione. Tuttavia, ritengo che bisognerà aspettare le consultazioni presidenziali e capire quale proposta formulerà il Capo dello Stato. La nostra Costituzione, come lei sa, consente al Quirinale la possibilità di offrire una soluzione che le urne non hanno saputo fornire. Più in generale, la complessità del periodo imporrebbe una certa prudenza ed un deciso senso di responsabilità».
– E sull'invito alla collaborazione lanciato dal Presidente della Regione Musumeci nell'ultima seduta all'Ars?
«In Sicilia la situazione è diversa. Musumeci ha vinto le elezioni ed in Aula ha avuto una maggioranza (seppure risicata). Il nocciolo della questione è che il centro-destra è imploso immediatamente, vittima delle lacerazioni interne che covavano da mesi. Per quanto mi riguarda e lo ribadisco, chi perde deve fare opposizione. Si può trovare una visione comune sulle grandi questioni che riguardano la regione, ma immaginare un governo Musumeci con in qualche modo dentro il Pd, in queste condizioni, sarebbe un grave errore. Il Partito democratico deve caratterizzarsi come una grande forza riformista, di centro-sinistra, alternativa ai populismi e al centro-destra».
– Gela è nella paralisi istituzionale. Sindaco e consiglio comunale sono ai ferri corti. Venti consiglieri lo invitano a dimettersi anziché sfiduciarlo. Come ne usciamo?
«Ha ragione, la nostra città sta soffrendo una frattura tra due organi elettivi a dir poco drammatica. Ne deriva una paralisi che sta provocando danni gravissimi. Da tre anni il Sindaco non riesce a trovare un dialogo con i maggiori partiti, addirittura dà l'impressione (spero sbagliata) di rincorrere i singoli consiglieri comunali. Il tema è che, dal mio punto di vista, Messinese dovrebbe prendere atto della situazione e ritrovare un dialogo con le maggiori forze politiche (anche se a mese sembra tardi), oppure deve dimettersi, poiché questa sorta di “accanimento terapeutico” è ciò che non serve ad una città che ha, invece, bisogno di una leadership politica forte. A Gela, il Pd in questa fase ha dimostrato grande serietà, facendo opposizione a questa giunta e provando a costruire un'alternativa concretamente innovativa».
– Aspetterete il nuovo congresso per risolvere le questioni con quelli di Sicilia Futura ed ex Megafono?
«La situazione è in evoluzione e, francamente, non so se le forze che sono state vicine al Pd abbiano ancora interesse ad entrare nel Pd. Anzi, negli ultimi giorni abbiamo sentito autorevoli esponenti di Sicilia Futura sostenere di volere rivendicare la loro autonomia ed a Palermo i due parlamentari di quello stesso gruppo sembrano ragionare come forza organica alla maggioranza di centro-destra a sostegno di Musumeci. In ogni caso, ciò che mi preme dire è che in questa provincia vogliamo ripartire dai circoli e da una classe dirigente giovane e competente che ha dimostrato di essere all'altezza delle situazioni, anche le più difficili. Il Congresso deve essere il momento in cui questo partito dovrà ripartire dalla coerenza, dai circoli e dalle idee e non dai trasformisti».
– Ritornando indietro al giorno della sua elezione a segretario cittadino, ripeterebbe tutto quello fatto in questo biennio o correggerebbe qualcosina?
Pensare di non aver commesso errori sarebbe sciocco. Voglio ricordare però che siamo stati sotto attacco fin dal primo momento, spesso vittime di accuse gratuite e strumentali e in una situazione difficilissima siamo riusciti per esempio a rimettere in cantiere la politica, attraverso le tante iniziative, a partire dalla “Festa provinciale dell'Unità” fino ad arrivare alla più recente "Tutti al lavoro per la Sicilia". Abbiamo ricostituito dopo 13 anni i Giovani Democratici che sono una realtà straordinaria e abbiamo fatto rieleggere, in un clima complicatissimo, il Parlamentare regionale gelese uscente, on. Peppe Arancio. Per non dimenticare che siamo riusciti con coerenza a tenere la barra dritta sul fronte locale rispetto alla nostra collocazione naturale, vale a dire di opposizione al duo Messinese/Siciliano. Il partito che abbiamo trovato nel febbraio del 2016 era lacerato e smarrito. La nuova fase dev'essere quella del coraggio, del cuore e della passione; dovremo avere la capacità di parlare meno di noi stessi e più, anzi molto di più, dei tanti problemi che attanagliano la città. Occorrerà aprirsi il più possibile e soprattutto ripartire dalle tre grandi battaglie a cui Gela non può rinunciare: e cioè la riconversione industriale, la portualità ed una giusta sanità».
Il «chi è» di Peppe Di Cristina. Nato a Catania l'1 gennaio 1980, è felicemente sposato con Gaia Speziale (figlia del più volte deputato regionale Lillo Speziale). Laurea in Scienze Politiche, vanta una militanza politica di tutto rispetto “nel centro-sinistra”, prima nei Ds e poi nel Pd. A ventitré anni è già segretario provinciale della Sinistra Giovanile, diventandone poi il Presidente regionale e membro della Direzione nazionale a ventisei anni. L'anno dopo (a ventisette anni), è tra i fondatori dei Giovani Democratici Siciliani e componente dell'Assemblea nazionale costituente dei Giovani Democratici Italiani. La militanza politica prosegue ininterrottamente da dirigente del Pd fino all'elezione a capo della segreteria cittadina del Pd, avvenuta il 7 febbraio 2016. Alle amministrative del 2015 si è candidato al consiglio comunale in una lista, quella del Pd per l'appunto, rivelatasi alquanto competitiva, tanto da lasciarlo fuori dal civico consesso, nonostante il buon riscontro ottenuto in termini di preferenze (549).