Mi fa un grande piacere che l’avvocato Giacomo Ventura, ex deputato del territorio ed oggi “padre nobile” del centrodestra cittadino abbia dichiarato che la situazione di Gela deve diventare una “vertenza di popolo”.
Lo avevamo scritto il mese scorso, spiegando che è necessario mettere da parte i colori politici ed i piccoli interessi di bottega, per studiare insieme un piano di rinascita, ma soprattutto per presentarsi uniti (e seguiti da migliaia di cittadini) di fronte alle istituzioni, per metterle di fronte alle proprie responsabilità e indurle a dare a Gela l’attenzione che merita.
L’augurio è che su questo tema si raccolgano le favorevoli intenzioni di altre “menti pensanti” e che su questi argomenti si riesca a coinvolgere una popolazione che appare ogni giorno che passa sempre più rassegnata, pigra, indecisa.
E’ inutile fare l’elenco delle cose che non vanno: è lungo e si rischia di essere ripetitivi. Ma è importante ricordare che la cattiva politica e l’indifferenza hanno portato questa nostra città ad essere pericolosamente senza futuro, senza prospettive credibili.
E allora, se scontro deve essere, che scontro sia! Duro, forte, potente, irriducibile, che veda la gente finalmente svegliarsi da decenni di torpore, di inutile sonno che ha prodotto il disastro.
Naturalmente, uno scontro pacifico, non violento, ma che sia capace una buona volta di esprimere tutta la disperazione e l’indignazione delle nostre famiglie, dei nostri anziani, dei nostri giovani. Perché non è dignitoso che la disoccupazione sia quasi al 50%, non è dignitoso che i nostri figli debbano emigrare per lavorare, non è dignitoso che centinaia di famiglie si siano ridotte a vivere grazie ai pacchi alimentari delle parrocchie.
Altro che cene di San Giuseppe: i poveri sono ormai troppi e San Giuseppe, poverino, non ce la fa ad aiutarli tutti. Però tra pochi giorni sarà Pasqua, e chissà che oltre alla Passione e Resurrezione di Gesù non si possa assistere alla resurrezione della coscienza del popolo gelese, che già da tre anni vive la sua Passione.
E a proposito di Passione, la storia degli arresti al Consorzio Autostrade Siciliane, nella quale è implicato l’avvocato Stefano Polizzotto (nella foto), mi riporta ai Vangeli. Gli organi di stampa hanno riferito, correttamente, che Polizzotto era Capo della Segreteria Tecnica del Presidente della Regione Crocetta.
Crocetta ha subito dichiarato: “No, attenzione, Polizzotto si è dimesso nel 2013”, tentando di smarcarsi. E’ vero, Polizzotto si è dimesso dalla Segreteria di Crocetta nel 2013, ma ha poi continuato ad essere suo consulente anche negli anni successivi. Ma ricordiamo che Polizzotto è l’avvocato che curò il ricorso di Crocetta contro Scaglione, vinto nel 2003, che consentì al Saro cittadino di diventare sindaco.
Poi è stato consulente del Comune di Gela, ricevendo numerosi incarichi, è tra i fondatori del Megafono e ha curato la presentazione delle liste del movimento crocettiano E’ stato nominato, tra le altre cose, anche vicepresidente dell’Azienda Siciliana Trasporti. Insomma, a Crocetta è stato vicino vicino, dal 2003 per oltre undici anni e forse più, come il più ascoltato tra i consiglieri.
Il “distinguo” di Crocetta mi riporta quindi a quel momento della Passione di Cristo in cui Pietro per tre volte rinnega di conoscere Gesù, fino al fatidico canto del gallo. Crocetta, con Polizzotto, ha fatto in pratica la stessa cosa, rinnegando undici e più anni di collaborazione. Che da seguace della Madonna stia diventando seguace di San Pietro?