L’intervista/Nuccio Di Paola, portavoce M5S all’Ars

L’intervista/Nuccio Di Paola, portavoce M5S all’Ars

Assessore della prima ora della giunta pentastellata Messinese, sbattuto fuori in malo modo dopo appena sei mesi, per Nuccio Di Paola (nella foto), alla distanza, arriva la sua rivincita.

Nè consigliere nè assessore comunale, a novembre l’elezione all’Ars con una nutrita truppa grillina. Con lui abbiamo parlato di politiche regionali e locali, vicende Eni e Porto, ma anche di Messinese e del “disorientamento” della sua giunta «che strizza l’occhio a partiti di svariate coalizioni ma ancora non ha alcuna bandiera politica».

– Qualche settimana fa, il governatore Musumeci ha fatto il bilancio dei suoi primi cento giorni a Palazzo d’Orleans. Qual è il bilancio dei primi cento giorni del deputato gelese di opposizione Nuccio Di Paola?
«Senza dubbio un bilancio positivo. Nel corso di questi primi tre mesi, imparando giorno dopo giorno a conoscere un ambiente nuovo, entrare a contatto con gli uffici, gestire i lavori delle commissioni, con a fianco i colleghi, ho acceso i riflettori su vecchie tematiche taciute e sommerse dalla burocrazia: porto rifugio e manutenzione alle dighe per il rilancio dell’agricoltura in primis. L’avere scongiurato la chiusura del reparto di neurologia della clinica Santa Barbara di Gela è certamente una prima vittoria che mette in luce il lungo e prioritario impegno che ho riservato al tema della sanità. Ed ancora, tra gli ultimi atti, l’avvio del monitoraggio dei fondi regionali destinati all’area di crisi complessa. Sono convinto della possibilità di raggiungere importanti obiettivi per la Sicilia. Si lavori sempre per il bene comune, nell’interesse della collettività e ascoltando il territorio!».


– Porto e rapporti con Eni. Cosa fare per uscire dall’impasse in cui si trovano l’una e l’altra questione?
«Eni deve essere considerata come un’azienda che investe nel territorio cosi come tante altre aziende fanno in qualsiasi altra parte d’Italia. Il porto è e resta una infrastruttura fondamentale per lo sviluppo di Gela ma deve essere fonte di alternativa economica. I soldi ci sono ed entro il 2023 possono e devono essere spesi. Se veramente vogliamo realizzare un nuovo porto, allora creiamo le condizioni necessarie ad ottenere l’obiettivo. Ma la politica metta da parte personalismi, colori partitici e litigiosità. Solo così ci si potrà muovere lungo la stessa direzione».


– Di Paola all’Ars, Lorefice a Palazzo Madama. Chi l’avrebbe mai detto…
«Sembra che la cosa la stupisca tanto! Evidentemente anche lei, dall’alto della sua lunga esperienza giornalistica, si è talmente abituato ad intervistare, per troppi anni gli stessi ‘onorevoli’, da sembrarle evidentemente davvero strano. Ed in effetti anche per me lo sarebbe se non rivestissi questa carica. L’appellativo ‘onorevole’, poi, non mi calza per nulla, tranne che per incontri formali. Preferisco di gran lunga che si dica portavoce. A proposito: dopo 22 anni, finalmente Gela ha un suo cittadino referente a Roma. È un’occasione ghiotta per tirare fuori dai cassetti tanti progetti per la nostra città, sepolti dall’inettitudine e dall’incapacità di una classe politica annebbiata da personalismi. Con Pietro, ma anche con gli altri portavoce del territorio, c’è ottima sintonia. Si lavorerà in squadra, così come abbiamo fatto nel corso di questi ultimi anni. L’obiettivo è portare quanti più risultati possibili per migliorare e cambiare la nostra comunità».


– Paradossalmente, l’improvvida scelta di Messinese di cacciarvi fuori dalla sua giunta vi ha fatti passare per vittime, spianandovi la strada verso posizioni istituzionali che francamente neanche voi, forse, vi sareste aspettato? E’ così?
«Non siamo passati per vittime. Noi siamo le vittime del tradimento di Domenico Messinese che si è presentato alla città con il simbolo del Movimento Cinque Stelle, per poi voltare le spalle agli impegni e al programma condiviso durante la campagna elettorale. Lei parla di scelta improvvida e dice bene. Perché il sindaco mettendo alla porta me ed i miei colleghi, ha certificato all’intera città di essere politicamente diverso da noi. Io infatti sono stato eletto nelle fila del M5S ed il nostro primo cittadino ne è fuori per motivi che conosciamo ormai tutti: ha fatto le sue scelte politiche. E questo è un dato. Ma sono i cittadini che scelgono. C’è un elettorato che ha evidentemente creduto nella coerenza dei nostri progetti e nella forza delle nostre idee. Ed ha continuato a dare fiducia al Movimento eleggendo due portavoce gelesi a Palermo e a Roma».


– Fantapolitica. Messinese all’Ars, Di Paola sindaco di Gela. Farebbe il cambio?
«Fantapolitica, appunto. Se Messinese fosse stato candidato all’Ars da attuale sindaco di Gela, presentandosi con un qualsiasi partito - fuorché Movimento, manco a dirlo – i suoi voti li avremmo contati sulla dita di una mano. Io sindaco? Se ne sono dette tante quando presentammo le liste alle amministrative del 2015, anche sul fatto che non fossi stato io il candidato a sindaco o altri colleghi, oggi consiglieri comunali. Sono deputato all’Ars e ricoprirò questo mandato che mi è stato affidato fino alla fine della legislatura. È la regola del Movimento ed io la condivido appieno. Non è bene che eletti in un qualsiasi organo istituzionale si abbandoni il seggio in cerca di poltrone diverse. Siamo troppo abituati a manovre simili ed il fatto che qualcuno possa non farlo veramente può ancora meravigliare. Una cosa è certa: se fossi stato io sindaco, Gela sarebbe ancora una città pentastellata con la possibilità di avvalersi del lavoro congiunto di un grande numero di parlamentari regionali, nazionali ed europei. E non è poca cosa…».


– Il verdetto delle urne di domenica 4 marzo avrà secondo lei riflessi sul governo regionale?
«Uno solo è il dato, a tal riguardo, che emerge in tutta la sua verità: il Governo Musumeci, ad oggi, non incide nella vita dei siciliani. Non entro nelle beghe degli altri partiti: quelle le lascio ai politicanti di mestiere. Ma le scelte generano inevitabilmente delle conseguenze; quelle di natura politica del Governatore sembrano non allungare consensi. Da queste regionali vengono fuori numeri significanti ed importanti per il Movimento 5 Stelle, che sfiora il 50% delle preferenze solamente a pochi mesi dalle elezioni regionali».


– E sul governo della città? Quali gli scenari possibili?
«È una giunta disorientata. L’ultima di quelle di cui c’era bisogno, soprattutto in un delicato periodo come quello che stiamo vivendo. Gli scenari possibili sono molteplici e non entro nel merito squisitamente politico delle scelte di questa amministrazione che strizza l’occhio a partiti di svariate coalizioni ma ancora non ha alcuna bandiera politica: un’amministrazione congelata, senza simbolo, faceva comodo a molti partiti; gli stessi che i gelesi con le recenti tornate elettorali hanno punito con la ‘non scelta’. Per quel che mi riguarda, metterò al centro del mio impegno la disponibilità al dialogo con tutte le forze politiche e istituzionali perché convergere sulla risoluzione dei problemi, che sono tanti, dei cittadini resta prioritario».

Il «Chi è» di Nuccio Di Paola. Trentasi anni, ingegnere informatico, sposato con Alessandra e papà di Flavio, tre anni e mezzo.
E’ stato eletto con 2.639 voti di preferenza a Gela (4.724 in tutto il collegio nisseno), è componente di due commissioni, la IV (Ambiente, territorio e mobilità) e la V (Cultura, formazione e lavoro).
Si laurea a Catania con il massimo dei voti, consegue un Master in “Flipped learning e didattica laboratoriale: orientamento efficace e successo formativo contro la dispersione scolastica”. Docente di Informatica, Sistemi, Reti e Gestione progetti, si è occupato tra l’altro di innovazione digitale nelle scuole.
Nel tempo libero è arbitro nazionale di Pallavolo.
Attivista del M5S, ha promosso e partecipato alle battaglie “No Oil tour” e “No Triv Day”.