E’ stata la sua esperienza accanto ai più bisognosi che le ha valso il suo nuovo incarico di assessore.
Valeria Caci, (nella foto) scelta dal sindaco Messinese come componente della sua giunta ter, ha la delega ai Servizi sociali e all’Istruzione. Un incarico che è stato assunto in uno dei periodi peggiori per la città, visto il tasso elevato di disoccupazione e di conseguente povertà. Il volontariato per lei è sempre stato al primo posto dei suoi interessi.
Con lei chiudiamo il ciclo di interviste ai nuovi assessori nominati – a completamento dell’esecutivo – da Messinese. Prima di lei ci siamo occupati, nell’ordine, di Maurizio Melfa (Lavori pubblici), Valentino Granvillano (Sport e Turismo), Giambattista Mauro (Urbanistica e Patrimonio).
Torniamo alla Caci.
– Da presidente di un'associazione di volontariato a assessore, cosa significa stare dall’altra parte?
«Stare dall’altra parte significa prendere consapevolezza delle responsabilità amministrative di un ente, che sono diverse rispetto a quelle di un'associazione».
– Come è arrivata la scelta del sindaco Messinese?
«È arrivata in maniera inaspettata. L’associazione che presiedevo non si era ancora rapportata con l’attuale amministrazione, ma il sindaco conosceva la mia esperienza nel mondo del volontariato. Conosceva le mie iniziative a favore dei soggetti più deboli,. ma non ci conoscevamo a livello politico. La sua telefonata inizialmente mi era sembrata uno scherzo, poi ho capito che si trattava di una proposta vera. Ho accettato questo incarico per senso di responsabilità nei confronti della città».
– Quali sono le maggiori difficoltà di questo ruolo?
«Sono quelle di non poter dare risposte immediate all’utente. Si tratta di persone seriamente in difficoltà dal punto di vista economico o fisico, l‘impossibilità di soddisfare immediatamente i loro bisogni, a causa della burocrazia che ci blocca, ma anche dei pochi fondi disponibili, è quello che mi crea delle difficoltà. Da quando mi sono insediata ho incontrato una trentina di associazioni e un centinaio di utenti, e ricevo tutti i giorni sia di mattina che di pomeriggio».
– Quali sono i bisogni che emergono in questi incontri, quali le criticità in questa città?
«La maggior parte degli utenti scambia l’assessorato ai Servizi sociali con un ufficio di collocamento. Il lavoro è ciò che chiede la maggior parte degli utenti che ho incontrato finora. Molti chiedono anche di poter soddisfare i bisogni primari dei loro figli, un aiuto economico, pacchi alimentari. Da questo punto di vista devo dire grazie alle associazioni di volontariato che mi hanno aiutato a soddisfare le richieste di alimenti da parte di tanti poveri della città».
– Quali sono gli strumenti messi in atto dall’amministrazione per aiutare economicamente le famiglie meno abbienti?
«Quest’anno abbiamo la Carta Rei (Reddito di inclusione), che è un beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica. L’anno scorso abbiamo emesso 584 Carte Sia (Sostegno per l’inclusione attiva). Nel 2018 sono arrivate ben 2300 richieste di beneficio economico. Daremo pure i contributi straordinari per i casi più gravi, i contributi per i soggetti morosi per ciò che riguarda l‘affitto, inoltre borse di studio, mensa gratuita per tutti i bambini in assoluta povertà. Naturalmente, per accedere ai benefici bisogna avere determinati requisiti, e quindi le domande sono valutate con attenzione».
– Per quanto riguarda la mensa scolastica, come si sta procedendo?
«Il servizio mensa per la scuola dell’infanzia è attivo e lo sarà fino alla fine dell’anno scolastico, la gara è stata già espletata. Vi è stata un’interruzione solo di una settimana quando mi sono insediata, un fermo coincidente con il periodo mozione di sfiducia al sindaco, che ci dava instabilità»
– Il servizio trasporto disabili è quello di cui si è parlato maggiormente nelle ultime settimane e che ha creato degli attriti con le associazioni.
«L’amministrazione non ha mai voluto fare guerra ai disabili. Mi piace il confronto e ho effettuato parecchi incontri con le persone diversamente abili del territorio, per cercare di costruire insieme un percorso per una soluzione al problema del trasporto. Se dobbiamo dare un servizio agli utenti ne chiediamo sempre la situazione economica per capire come poterli aiutarei. Questa è una delle ragioni che ci ha portato a riprendere la delibera del 2017, che era stata accantonata l’anno scorso, e che prevede che l’utente che vuole accedere ad un servizio deve presentare l’Isee, per la compartecipazione. L’Isee è un documento che è chiesto per tutti gli utenti e non capiamo perché anche per i disabili non dovrebbe essere così. Da qui è nato questo "muro contro muro", sicuramente non voluto da me. Per me gli utenti del Servizio sociale sono tutti uguali, quindi così come chiedo l’Isee alle famiglie che cercano un aiuto economico, lo chiedo anche a chi vuole usufruire del servizio trasporti, anche se è disabile».
– Quali sono i servizi che l’amministrazione deve garantire per legge?
«Sono quei servizi che hanno priorità assoluta, senza dimenticare quelli facoltativi. Obbligatorio per legge è il servizio trasporto dei bambini disabili verso i centri riabilitativi (Aias Gela e Aias Caltagirone), e verso la scuola. Sempre per i bambini disabili il servizio di Asacom (assistente per l’autonomia e per la comunicazione nelle scuole). Il trasporto scolastico fuori sede, i ricoveri per i minori e anziani disabili. Questi alcuni di essi».
– Quello del trasporto disabili è un servizio facoltativo?
«Quello del trasporto disabili è facoltativo ed è a domanda individuale. È stata sempre una volontà politica continuare a offrire il servizio, ma per farlo è necessario introdurre nel sistema la compartecipazione, così come tutti i servizi a domanda individuale che sono basati sulla presentazione Isee. Da parte mia vi è volontà di ascolto dell’utente. È ovvio che senza compartecipazione si andrà incontro ad un danno erariale . Da parte nostra vi è stata solo una voglia di ristabilire una giustizia sociale, e cercare di far contribuire chi può, per permettere il servizio a chi non può»
– Quanto è importante il dialogo con l’amministrazione per le associazioni di volontariato?
«Il dialogo è importante. Le associazioni mi cercano giornalmente per la risoluzione dei problemi, io appartengo al loro mondo e parliamo lo stesso linguaggio. La scelta del sindaco ricaduta su di me è stata molto approvata dalle associazioni del territorio»
– Politicamente da che parte sta?
«Ero di sinistra, sicuramente gli ultimi eventi nazionali mi hanno fatto allontanare dalle persone che rappresentano questa parte politica, anche se i miei ideali restano. Oggi non riesco più a trovare una collocazione»–
– Quanto è diffusa la dispersione scolastica a Gela? Quali iniziative per combatterla?
«Dovremmo avere a breve un incontro con l’Osservatorio per la dispersione scolastica per farci comunicare i dati che ha rilevato. Noi stiamo iniziando un progetto con alcune scuole, che coinvolge anche le associazioni per intervenire negli istituti con più alto tasso di dispersione scolastica. C’è una classe di assistenti sociali che si muove nelle scuole, non solo per quel che riguarda la dispersione ma anche per gli incontri con le famiglie nei casi più difficili segnalati»
– Lo Sportello Anghelas ha avuto delle difficoltà, come mai?
«Purtoppo lo sportello, che è fondamentale per aiutare le donne e i bambini vittime delle violenze consumate dentro le mura domestiche, ha qualche difficoltà ad andare avanti, in quanto nel 2017 non è stata prevista in bilancio nessuna voce di spesa a suo favore. Una delle priorità è riuscire a trovare i fondi per iniziare una azione di prevenzione in città, visto i diversi casi di violenza verificatesi».
– Quanto è povera Gela in questo momento?
«Gela è molto povera, mi ha lasciato senza parole il vedere tanta gente che prima stava bene economicamente, bussare alla porta dell’assessorato per chiedere un aiuto. La povertà colpisce chiunque in città, giovani che non riescono a trovare lavoro, cinquantenni che invece lo hanno perso. Stiamo attraversando un periodo di cambiamento sociale che forse nemmeno immaginavamo».
– Qual è la cosa che le dà più soddisfazione?
«Quello di dedicarmi agli altri. L’ho sempre fatto nella mia vita, ed è stata una mia priorità. In questo cammino sono sempre stata sostenuta da mio marito.
Il «Chi è» di Valeria Caci. «Per nove anni presidente dell’Associazione di volontariato “Il Tempio di Apollo”.
E’ sposata da 21 anni con Giuseppe e madre di tre figli, Emanuele, 19 anni, studia all’Università di Pavia; Ludovica, 14 anni, frequenta il Liceo scientifico Vittorini; Francesco, 7 anni.
Valeria Caci ha frequentato il Liceo classico Eschilo di Gela; ha poi studiato a Roma Scienze della Formazione, studi universitari che ha abbandonato per dedicarsi ai figli. Le mancano pochi esami per conseguire la laurea. E’ uno dei suoi prossimi obiettivi.