E’ bastato l’ingresso di due nuovi assessori in giunta per far emergere i primi mal di pancia in seno alla maggioranza di governo dopo appena cento giorni.
A risultare indigesta a due consiglieri del Pd, il capogruppo Gaetano Orlando e la consigliere Lorena Alabiso, eletti in accoppiata alle scorse consultazioni amministrative primaverili, è stata invero la nomina assessoriale del dirigente nazionale dem Peppe Di Cristina, piuttosto che quella del vice commissario cittadino e consigliere comunale Giuseppe Fava.
I due consiglieri, messi in minoranza sul voto che ha deciso le nomine, non hanno nascosto il loro disappunto a mezzo stampa o attraverso i social. Ma è soprattutto in consiglio comunale che i due hanno fatte pesare la loro assenza, con le minoranze che ne hanno approfittato per abbandonare l’aula e far cadere il numero legale, come nel caso della mozione presentata dall’alleato Massimiliano Giorrannello che è saltata.
Ed il consigliere di Una buona idea non l’ha presa bene. Non va dimenticato che la consigliere Alabiso è stata eletta nel consiglio dell’unione dei comuni dove, per il risicato numero dei componenti, l’eventuale assenza rischia di pesare ancor di più. Un rischio potenziale di cui è ben conscio il sindaco Terenzano Di Stefano, consapevole che all’unione dei comuni spetta la competenza a progetti importanti come quelli in orbita “Fua”.
Al netto delle posizioni più o meno criticabili, tornano ad affiorare cattive abitudini che dopo anni di esempi ripetuti nel tempo, assurgono financo a modelli da abbracciare e che passano quindi per buone abitudini. Mentre passano per cattive abitudini pratiche definite dai detrattori di turno (sovente gli scontenti) addirittura esecrabili. Ci riferiamo al vituperato manuale cencelli a cui si associano termini come spartizione di potere, lottizzazione e quant’altro. Laddove invece ciò che si spartisce davvero in realtà, è quello perpetrato di nascosto, lontano dai riflettori e che guarda caso guarisce improvvisamente ogni mal di pancia.
Posto che il manuale Cencelli (inteso come volume, libro, ecc.) non esiste, ciò che si fa passare per manuale Cencelli è una pratica migliore di quella dei sotterfugi, dei dispetti, degli espedienti e delle reticenze ad effetto. Tutte pratiche messe in atto per un ritorno (feedback) che è lo stesso: la poltrona. Per contro, se applicassimo il manuale cencelli, sapremmo già come sarà composta, per larghi tratti, la giunta del rimpasto del primo semestre.
Per il manuale Cencelli, le posizioni da assegnare a livello locale, nel caso di Gela, sono dieci di cui due sono già occupate. La prima è fuori contesto, perché l’ha decisa alle urne l’elettore sovrano. E’ quella del sindaco, Terenziano Di Stefano.
Un’altra, la presidenza del consiglio, su cui il consigliere Orlando aveva fatto un passo indietro, è andata a Paola Giudice, in quota Movimento 5 stelle. Quest’ultima posizione, con le altre otto, vale a dire i sette assessorati più l’amministratore unico della Ghelas Multiservizi, devono riflettere i rapporti di forza interni alla maggioranza. I quali, inevitabilmente, si misurano con i numeri in consiglio comunale.
Su nove posizioni utili (al netto del primo cittadino), al Partito democratico che ha sei consiglieri comunali ne toccano quattro. Ne ha già due che saranno riconfermati. Ne avanzano altrettanti con in dote la carica anche di vicesindaco, considerato che gli alleati esprimono il sindaco e la presidenza del consiglio.
Questo lo sanno bene i consiglieri Orlando ed Alabiso che faranno valere tutte le loro ragioni per una posizione. Anche perché, i più maliziosi sostengono che molto probabilmente il Pd dovrà cedere una posizione per far posto a Totò Sammito, la cui copertura in consiglio comunale sarebbe assicurata da Antonella Di Benedetto che entrerebbe così in maggioranza. Il condizionale è d’obbligo, naturalmente.
Ad Una buona idea che vanta cinque consiglieri comunali ne toccano tre: una è promessa al consigliere Davide Sincero. Le due posizioni restanti saranno verosimilmente utilizzate dal sindaco per mantenere i patti elettorali. E qui i dubbi si fanno evidenti.
Anche la posizione di Filippo Franzone che dovrebbe essere garantito per 5 anni da un patto di coalizione, sarebbe a rischio perché la coalizione del rimpasto di primo semestre è quella del civico consesso, non più quella delle consultazioni elettorali. Se fosse così, la domanda sorge spontanea: cosa aspetta ancora Franzone ad entrare in Una buona idea?
Tra i papabili, i nomi sono già noti: su tutti Romina Morselli e Totò Scerra (nella foto), nonché uno – si dice – tra Emanuele o Totò Gallo. Ma potrebbero ancora aspettare, perché c’è una forza politica che governa alla Regione, come l’Mpa, che sebbene senza rappresentanza in consiglio, va garantita con la presenza in quota dell’assessore Valeria Caci.
E se dovesse valere il principio della copertura politica, l’opzione sarebbe quella concordata di un consigliere civico che passa al gruppo con il simbolo del gruppo autonomista all’Ars. Anche qui i più maliziosi hanno già il nome in canna: il consigliere Rosario Faraci. Al Movimento 5 Stelle che conta quattro consiglieri comunali, ne toccano due, che ha già: la presidente Giudice e l’assessore Morgana. Quest’ultimo presumibilmente verrà confermato in giunta.