La Regione siciliana a maggioranza centrodestra ci ricasca.
La tentazione di trascinare l'attuale legislatura, come le due precedenti, senza andare al voto indiretto per le elezioni provinciali, ha fatto di nuovo capolino in prima commissione Ars. A due mesi dalle elezioni indette dal Presidente della Regione, il ddl del centrodestra sull'elezione diretta è stato incardinato nella commissione “affari istituzionali” di Palazzo dei Normanni. Considerati i tempi strettissimi e la manovra finanziaria in corso di elaborazione, servirà per approvarlo in tempo una corsia preferenziale.
Il ddl prevede l'elezione diretta di Sindaco metropolitano (che non coincide con il Sindaco del capoluogo), dei Presidenti dei liberi consorzi e dei consiglieri (metropolitani e dei sei liberi consorzi).
Durata in carica per tutti: cinque anni. Nei Liberi consorzi di Caltanissetta, Enna e Ragusa (sotto i quattrocentomila abitanti) saranno eletti venticinque consiglieri. Trenta invece nei liberi consorzi di Agrigento, Siracusa e Trapani (sopra i quattrocentomila abitanti). Saranno35 nel consiglio metropolitano di Messina (sotto il milione di abitanti) e quaranta infine nei consigli metropolitani di Palermo e Catania (sopra il milione di abitanti).
I componenti delle giunte saranno pari ad 1/3 del numero dei consiglieri. La quota minima della rappresentanza di genere in giunta viene fissata al quaranta percento. Mentre nelle liste elettorali nessun genere può superare la soglia dei 2/3 dei candidati. Consiglieri ed assessori saranno incompatibili.
Coro unanime di disapprovazione da parte delle opposizione che promettono battaglia. La Sicilia è l'unica Regione italiana in cui tutti gli enti intermedi sono commissariati da un decennio perché la maggioranza di governo non accetta minimamente di andare al voto ai sensi della “Legge Delrio”.
La Corte Costituzionale ha da tempo intimato la Regione a mettere la parola fine a dieci anni di commissariamento ed andare al voto indiretto. Nel corso del d il “veterano” Antonello Cracolici (plurideputato dem all’Ars), un'eventuale ulteriore rinvio delle elezioni di secondo livello senza un legge nazionale che consenta alla Sicilia di derogare alla Delrio, può essere causa di scioglimento del Parlamento siciliano per violazione statutaria.