L’intervista/ Giovanni Giudice, capogruppo di “Una buona idea”: «La cultura, vero motore del cambiamento»

L’intervista/ Giovanni Giudice, capogruppo di “Una buona idea”: «La cultura, vero motore del cambiamento»

Da alcuni anni segretario cittadino di “Una buona idea”, l’avv. Giovanni Giudice ha creduto nel progetto agora che ha individuato Terenziano Di Stefano il candidato di una coalizione civico-progressista che ha rimontato l’avversario al ballottaggio, sovvertendo il pronostico che vedeva favorito un centrodestra che aveva mostrato orgoglioso il petto al primo turno.

«Sì è vero – ci conferma - ho creduto da subito al progetto agorà e da segretario di “Una buona idea” ho partecipato attivamente a tutte le fasi. Ho creduto ad un progetto che voleva mettere insieme diverse forze politiche, movimenti e forze civiche, per raggiungere un unicum progettuale, quello che immediatamente ed in tempi non sospetti, noi civici avevamo battezzato e proposto come “progetto Gela”.

Attraverso pratiche di una politica con la “P”, fatta di incontri, riunioni, dibattiti, alla luce del sole, abbiamo raggiunto una sintesi che ha visto in Terenziano Di Stefano il punto di convergenza. La bontà del progetto, peraltro, ha trovato conferma più avanti nel percorso, allorquando altre forze e gruppi politici hanno aderito. L’essere un progetto di condivisione, frutto di un ragionamento politico, senza alcuna imposizione precostituita e preconfezionata, è stata la ragione della rimonta al secondo turno, ottenendo l’avallo di un elettorato che ha capito ed apprezzato la proposta elaborata». 

E in tutto questo “Una buona idea” ha fatto persino meglio delle amministrative precedenti in cui aveva debuttato sul piano elettorale, ottenendo cinque eletti, due in più dei tre del 2019, pur rimanendo nel frattempo una realtà civica locale.

E magari è stato proprio il non farsi fagocitare dai partiti la chiave di volta, il segreto di questo successo. «Anche se – precisa - sembrano frasi di circostanza, non lo sono. All’intero di “Una buona idea”, sin dalla sua nascita, ogni componente si è sentito, davvero e consapevolmente, protagonista del movimento, alla stessa stregua del consigliere comunale eletto, dell’assessore in quota in giunta ed oggi anche del sindaco eletto.

Il movimento ha valorizzato e tenuto nel debito conto, alla pari degli altri, chiunque ne facesse parte. Quando l’allora vicesindaco ed assessore Di Stefano si dimise, la scelta fu del gruppo. Stesso discorso quando i due consiglieri uscirono dalla maggioranza. E’ il gruppo che decide, a prescindere da chi in un dato momento lo rappresenta nell’assemblea elettiva o nella compagine di governo della città».

Alla vittoria di gruppo, si anche aggiunta quella personale, con l’elezione a consigliere comunale, la scelta a capogruppo, la presidenza di una delle commissioni consiliari permanenti. 

«Debbo ammettere – replica – che sto vivendo con grande entusiasmo e spirito di sacrificio, incoraggiato dall’amore per la mia città.

I problemi sono tanti, in una situazione resa difficilissima dal dissesto e difatti la priorità, a dispetto dei tanti discorsi su nomi e poltrone che imperversano nelle cronache ma da cui rimaniamo distanti anni luce come una responsabile forza politica e di governo deve fare, restano i temi ed in particolare quello prodromico a tutti, in questo particolare momento storico della città, vale a dire l’ipotesi di bilancio riequilibrato.

Certo, l’essere capogruppo ti investe in termini di responsabilità personale, ma rimango sereno perché in un contesto che – ribadisce – si nutre di condivisione, ho l’appoggio dei colleghi Cascio e Giorrannello, come me alla prima esperienza consiliare, nonché i consigli dei più esperti consiglieri Faraci e Sincero.

In qualità di presidente della commissione affari istituzionali – aggiunge – stiamo studiando le modifiche da apportare al regolamento dei comitati di quartiere, specie in termini di perimetrazione, abbiamo messo sul tavolo anche il regolamento cimiteriale, abbiamo fatto alcuni sopralluoghi utili, abbiamo convocato e sentito esponenti dell’amministrazione». 

In un rapporto, almeno fino adesso, di dialogo costruttivo e sano confronto con le minoranze. «Ad oggi – sottolinea - è opportuno ed anche consono chiamarle forze di minoranza e non di bieca opposizione, perché il rapporto è stato improntato sulla correttezza politica, di chi vuole contribuire nell’interesse della città.

Ci siamo confrontati, a volte senza fare sconti, collaborando non solo nelle commissioni ma anche in aula. Lo dimostrano le recenti sedute sulle variazioni di bilancio, il monotematico sull’acqua e via discorrendo. La speranza è che si prosegui per questa via da entrambe le parti, in continuità di un percorso lineare con in mente ed alla ricerca del bene comune». 

Tenere contemporaneamente più ruoli può essere però controproducente. «In effetti – confessa - al momento rivesto più cariche contemporaneamente e non è facile. Sono consigliere, capogruppo, presidente di commissione e non ultimo segretario politico. Anzi, quest’ultimo è il ruolo che continuo a ritenere il più delicato dei quattro.

E per questo, occorre una figura che dia il massimo in un movimento in forte ascesa che si arricchisce di nuove adesioni e si organizza di conseguenza, anche con una sezione giovanile, come stiamo facendo. Ci deve essere spazio per chi si vuole spendere. Ed è giusto lasciare spazio agli altri.

A breve arriveranno i naturali e dovuti mutamenti in un movimento che sta crescendo in maniera esponenziale. E non lo dico Io, ma i fatti». 

Puntare sui giovani, su Gela e le sue risorse, le sue intelligenze, potrebbe essere il giusto viatico verso l’acquisizione di uno status tanto agognato di città nomale. «Gela ha tutte le condizioni – avverte per essere una città normale. Anzi meriterebbe di progredire ancor di più. Noi crediamo che la cultura sia alla base dello sviluppo di una città.

E’ il motore del cambiamento. Abbiamo un patrimonio di risorse e beni il cui valore è inconfutabile, ma anche di intelligenze considerevoli che si esprimono purtroppo fuori da Gela.

Queste risorse umane devono essere incoraggiate a rimanere a Gela e dobbiamo semmai provare a sovvertire l’esodo, nel senso che dobbiamo rendere Gela attrattiva per gli altri, con una proposta di grande livello, non solo sul piano turistico, ma anche universitario o di alta formazione e specializzazione.

La rinascita di gela passa attraverso un rinascita culturale, che consenta un approccio idoneo su temi come la mobilità, i servizi, i progetti come Macchitella Lab e Sinapsi, l’apertura dei musei, la fruizione del parco, l’accesso al litorale balneare e la valorizzazione oltre che delle bellezze naturali, anche dei prodotti e delle abilità gastronomiche, che fanno parte dell’eredità storica – conclude – di questo meraviglioso angolino nel mondo». 

Chi è

Nome e cognone: Giovanni Giudice

nato a Gela, il 14 giugno 1982 

Stato civile: coniugato con Claudia Sammartano (Biologa nutrizionista) 

figli (2): Giuseppe e Giulia Maria

Titolo di studio: Laurea in Legge conseguita all’Università di Catania nel 2006

Professione: Avvocato

Hobby e passioni: tifoso del Milan, ama tutto lo sport, leggere e viaggiare