Lunedì scorso s si è tenuto il consiglio monotematico in seduta straordinaria sulla crisi idrica che ha investito, fra le città siciliane, anche Gela.
Per questa città, però, non è una novità. Semmai è una costante che si acuisce specie nel periodo estivo. Ed accade, ininterrottamente, da anni oramai. L'ennesima rottura della condotta San Leo è solo la più recente ed ultima di una serie lunghissima di episodi che riguardano una rete colabrodo, così come ha ammesso, appurandolo nei vari sopralluoghi, lo stesso sindaco Terenziano Di Stefano.
L'assenza dei due “venditori”, il grossista (Siciliacque) ed il gestore al dettaglio (Caltaqua), di un bene che secondo la legge dovrebbe essere pubblico, è stata stigmatizzata dal consigliere d'opposizione Alberto Zappietro (Italia viva) che aveva chiesto ed ottenuto dal voto d'aula la sospensione di 5 minuti per capire se proseguire o meno. Per Zappietro tali assenze sono «un segno di disprezzo verso l'amministrazione ed i cittadini» invitando il sindaco ad esprimere «una maggiore autorevolezza».
Alla ripresa i lavori sono proseguiti con gli interventi di tutti i gruppi dell'opposizione che ha richiesto il monotematico. La consigliere Sara Cavallo (FdI) ha puntato l'indice su una turnazione «che non solo ha subito un importante modifica ma non viene pure rispettata e in quartieri dove la distribuzione dovrebbe avvenire ogni tre giorni, ci sono famiglie che non ricevono acqua ad oltranza per più di quindici giorni». Il cuffariano Armando Irti (Dc) ha parlato di una battaglia su cui «la Dc non intende fare un passo indietro. Un'amministrazione seria – ha ricordato - mette da parte i proclami e reagirebbe con azioni concrete e coraggiose». Focus anche su bollette e campagne.
A seguire l’indipendente Antonella Di Benedetto (misto) ha letto alcuni punti di documenti estratti dal sito web di Caltaqua, cioè convenzione, carta dei servizi e disciplinare tecnico, ponendo dubbi sulle modalità di sospensione del servizio per cause di forza maggiore, soprattutto nel pronto intervento «con tempi di attesa di risposta del call center stabiliti al massimo in 120 secondi, laddove diversi utenti hanno testimoniato che l'attesa si protrae per oltre 45 minuti senza ricevere risposta».
La Di Benedetto ha posto altresì l'attenzione anche su un passaggio relativo all'intervento dell'ente di governo, cioè l'Ati idrico, «che può assumere tutti i provvedimenti utili a garantire l'interesse pubblico».
Causa assenza dei gestori, la consigliere Grazia Cosentino (Cosentino sindaco) si è rivolta al competitor che l'ha battuta al ballottaggio: «nei nostri programmi di candidati a sindaco – ha rammendato – c’era tra i primi punti la risoluzione del problema idrico, ma da parte sua vedo uno scarso impulso. L'abbiamo visto fare sopralluoghi e promettere acqua ogni 24 ore. Nel suo programma di governo, c'è la battaglia per il dissalatore ma non leggo cenno alcuno a provvedimenti che lei intenda intraprendere contro Caltaqua».
Il consigliere Gabriele Pellegrino (misto) ha sottolineato che «non è la prima volta che gli attori principali di un monotematico disertano l’aula, come al solito ce la cantiamo e ce la suoniamo. Si parla di "vocazione turistica" ma come è possibile fare turismo – si chiede - in una situazione come questa da terzo mondo? Per emergenze del genere, il Comune poteva fornire il servizio di autobotte a scuole e famiglie disagiate, anche con l'ente in dissesto. La gente non può pagare 150 euro ad autobotte».
Proposto un sit-in di fronte gli uffici di Caltaqua ed un «tavolo permanente aperto anche ad un rappresentante per ogni quartiere, giusto per avere spiegazioni e per conoscere la situazione settimana per settimana». Proposta quest'ultima fatta propria anche da Antonino Biundo (Fi) che ha lamentato il fatto che «Caltaqua non fornisce almeno le autobotti». Proposta che alla fine della fiera rappresenta il perno dell’atto di indirizzo concordato con la maggioranza e votato favorevolmente dall’aula, in un clima da “tarallucci e vino”.
Puntuale nella recita dei ruoli, la levata di scudi a favore dell'amministrazione da parte dei consiglieri di maggioranza, come nel caso di Francesco Castellana (M5s), Gaetano Orlando e Giuseppe Fava (Pd), soprattutto Rosario Faraci (Una buona idea). Per la maggioranza consiliare il problema è stato l’inerzia negli anni della Regione siciliana.
Un assist perfetto colto al volo dal presidente dell'Ati e sindaco di Niscemi, Massimiliano Conti, arrivato in ritardo perché impegnato in una riunione dal Prefetto, alla presenza del sindaco di Caltanissetta, Siciliaque e Caltaqua dedicata alla carenza idrica che sta attanagliando da dieci giorni il capoluogo ed i comuni limitrofi. «Ci siamo insediati all’Ati – ha esordito di fatto nel suo intervento - dopo 11 anni di commissariamento e passetto dopo passetto abbiamo portato mezza città di Gela, ad aprile di quest'anno, ad avere l'acqua erogata h24 e qualcuno lo ha già dimenticato.
L'Ati ha un bilancio di 507 mila euro – ha svelato - con due dipendenti ed un paio di funzionari prestati dal Libero Consorzio. Eppure abbiamo avuto 21 milioni di euro di finanziamenti sui 60 destinati a tutta l’isola. Abbiamo ripreso, revisionato e depositato 12 progetti in attesa di decretazione. Abbiamo digitalizzato il servizio dei contatori che è a regime da dicembre. I report ci dicono quanta acqua è stata erogata, quanta è stata fatturata e dove sono e perdite. Siamo i primi e gli unici in Sicilia».
Caltaqua? «Per loro – ha chiarito – investire è oro colato, perché ciò che investono lo recuperano con guadagno nel sistema tariffario. Abbiamo invece invertito la rotta chiedendo gli investimenti di parte pubblica». Rescindere significa andare incontro ad una penale esosa e ci fa perdere i finanziamenti. Ed ecco la domanda delle domande: «se il gestore d'ambito, cioè Caltaqua, non riceve l'acqua, che razza di servizio può e deve offrire?».
Su Gela, infine, il paradosso: «a parte i finanziamenti – ha sottolineato - come la rete idrica a Manfria ed il raddoppio del depuratore a Macchitella che siamo riusciti ad ottenere, il sovrambito (Siciliaque) ci ha tagliato in estate il 50% dell'erogazione. Tuttavia Gela ha la migliore turnazione, ogni tre giorni, in provincia. Sono disponibili 50 milioni di metri cubi di approvvigionamento, ma quelli che approvvigioniamo di fatto sono solo 4 milioni».
Insomma l'acqua c'è ma non si riesce ad utilizzarne manco il 10%. Una situazione, stando a questi numeri, davvero paradossale, ribadita dal primo cittadino gelese nel suo intervento. Abbiamo tanto acqua – ha dichiarato Di Stefano – da poter essere autosufficienti. L’acqua dei pozzi Pantanelli per metà è nostra e non abbiamo intenzione di rinunziarvi, senza togliere nulla a Vittoria. Raddoppieremo il potabilizzatore. Stiamo ammodernando la rete idrica ed a fine ottobre avremo acqua da Bubbonia. Risolto il problema atavico della condotta di San Leo e quello attuale su Giardinelli, potremo passare ad un erogazione quotidiana anche negli altri quartieri, come avviene già a Macchitella e Caposoprano.
Inoltre, a breve – ha anticipato - Eni rinuncerà alla diga Rigoleto che sarà interamente a nostra disposizione. Sulle dighe abbiamo aperto un'interlocuzione con il ministero retto da Matteo Salvini che ha la competenza in sede di intervento e, fra le altre cose, ci hanno rivelato che esiterebbero dei pozzi nel nostro sottosuolo che erano di pertinenza delle Ferrovie dello Stato. Andremo a verificare con Ati anche questo».
Unico parlamentare del territorio presente è stato il deputato regionale Toto Scuvera (FdI), eletto vicepresidente della Commissione Attività produttive all’Ars. Scuvera ha annunciato di aver promosso un'audizione presso la terza commissione, per l’appunto, al fine di portare sul tavolo regionale la questione dell’emergenza idrica non solo per i cittadini ma anche per gli agricoltori della piana: «se avessimo il dissalatore – ha ammonito - che invece governi passati hanno abbandonato, non saremmo in questa situazione. Il dissalatore va ripreso e il progetto delle acque reflue va messo in campo».