L’intervista/La parola all’assessore e vice sindaco Viviana Altamore

L’intervista/La parola all’assessore e vice sindaco Viviana Altamore

Una delle autentiche novità dell’esperienza amministrativa nata all’indomani delle consultazioni che hanno visto eletto sindaco, Terenziano Di Stefano, a capo di un campo largo civico-progressista, è senza dubbio la figura del vicesindaco ed assessore con deleghe ad istruzione, cultura ed affari legali, Viviana Altamore.

Una figura tecnica, non ricollegabile ad alcun soggetto politico facente parte della coalizione e che il primo cittadino ha voluto con determinazione al suo fianco, in quota propria. L’abbiamo incontrato e le abbiamo posto le seguenti domande.

– Possiamo definirla a tutti gli effetti una new-entry della politica locale, ma presumiamo che per lei la politica non sia affatto una novità assoluta. Chi è, politicamente, Viviana Altamore?

«Certamente questa è la prima esperienza di politica attiva. Come lei dice, la politica non è tuttavia una novità della mia vita. Sin da piccola ho avuto interesse per la politica, interesse favorito da un lungo impegno politico della mia famiglia, e in primo luogo, dello zio, l’On. Altamore, verso il quale provavo un sentimento di “adorazione” intellettuale e politica. Legame che ho valorizzato ed approfondito anche dopo la sua dipartita, con i miei studi di dottorato, a Catania, dopo la laurea in Giurisprudenza, dottorato diretto dal prof. Pietro Barcellona, che ritengo essere stato uno degli ultimi intellettuali di sinistra del nostro paese. In tale occasione ho studiato, a contatto con il prof. Cacciari, con il prof. Rodotà, Remo Bodei ed altri grandi giuristi / filosofi contemporanei, i fondamenti dei processi politici, giuridici, sociali del nostro tempo e i fattori costitutivi della cittadinanza. Queste costituiscono certamente le basi della mia formazione di studi e della mia formazione politica, di sinistra, area nella quale mi sono sempre riconosciuta e ritrovata, seppur non sia iscritta ad un partito politico».

– Cosa ha spinto, lei ed il suo gruppo, a scegliere Terenziano Di Stefano nella corsa a sindaco?  

«Ho sostenuto la candidatura di Terenziano Di Stefano a sindaco innanzitutto per il suo progetto politico. Perché ha portato alla città un programma partecipato, fatto non di proclami e asserzioni, ma che prospettava soluzioni concrete e realistiche. Inoltre, perché l’ho ritenuto, e lo ritengo, profondo conoscitore della macchina amministrativa, dei processi di governance politica ed amministrativa della nostra città, e dotato di una visione per la nostra città negli anni a venire. La sua lunga esperienza amministrativa, caratterizzata da continuità, lo ha reso e lo rende in grado di affrontare al meglio la crisi economico-finanziaria che la città sta attraversando, al fine di individuare le giuste soluzioni che ne consentano in tempi celeri la fuoriuscita. Inoltre, anche a livello caratteriale, e questo non è un aspetto secondario, è una persona empatica, che ha doti di leadership, che dà fiducia agli altri ma al contempo esige massimo lavoro ed impegno, così da creare un gruppo affiatato che lavora convergendo verso un unico obiettivo».

– Si aspettava la nomina a vicesindaco e cosa significa per lei?

«La nomina a vicesindaco non me l’aspettavo. Sicuramente significa grande responsabilità e grande onore per un ruolo che il Sindaco mi ha voluto conferire e che cerco di svolgere con massimo impegno, senso del dovere e serietà. Responsabilità e onore che sento anche per le deleghe che mi sono state affidate, di assoluta centralità nell’azione di rilancio della nostra città, che deve riguardare, prima e innanzitutto, la Cultura e la Scuola, per la ricostruzione di una identità civica nella nostra città, di un senso di comunità che forse si è perso nel tempo».

Cosa ha trovato nei settori che fanno capo alle sue deleghe?

«Le deleghe relative alla Cultura ed alla Istruzione fanno capo al medesimo settore. Ho trovato collaborazione ed efficienza nel personale, seppur numericamente esiguo. Ho trovato la Biblioteca in uno stato di precarietà, priva ancora di arredo, sebbene avessi visto, ad onor del vero, delle foto di una prematura inaugurazione della stessa. Per quanto riguarda il settore Cultura non vi sono fondi interni stante lo stato di dissesto, ma ciononostante ci stiamo adoperando al massimo per le iniziative culturali che sto comunque programmando. Per la scuola ho trovato problematiche legate al nuovo piano di dimensionamento e “razionalizzazione” della rete scolastica, criticità legate alla ricerca di locali per le classi di alcuni istituti scolastici interessati a lavori di ristrutturazione, e certamente la questione della refezione scolastica la cui assenza significa – ne sono consapevole – disservizio per le famiglie, carenza educativa per gli alunni. Siamo sensibili nei riguardi dei lavoratori del comparto mensa, ma, come è noto, il dissesto ci impedisce allo stato di fare un bando i cui costi siano anche in parte a carico del Comune; stiamo lavorando per ricercare soluzioni possibili da mettere in campo.

Anche il settore degli affari legali ha molte criticità legate ad un contenzioso elevatissimo, il che comporta per l’Ente costi diretti ed indiretti altrettanto elevati. Il contenzioso deve essere strutturato per aree, e razionalizzato per aumentarne l’efficacia, creando al contempo le condizioni per una gestione che non sia solo giudiziale delle vertenze».

– Quali sono le priorità che intende perseguire nel quadro delle deleghe assessoriali che le sono state assegnate?

«Per quanto riguarda il settore della Cultura le priorità sono rappresentate certamente dall’inserimento di Gela nei circuiti degli eventi collegati ad Agrigento Capitale della Cultura 2025; è questa un’occasione importante per far conoscere ed apprezzare il nostro territorio e i suoi beni archeologici e per un rilancio della nostra città che parta dai beni culturali. Contestualmente, e in stretta correlazione a quanto sopra, il mio impegno immediato, unitamente al Sindaco, è stato ed è quello legato alle riaperture museali, mi riferisco al museo archeologico regionale ed al museo della nave, oltre che dell’area delle Mura Timoleontee ove al momento non è possibile assicurare una apertura senza previa prenotazione. Ogni sforzo è profuso in questa direzione, nel dialogo e sollecitazione continua nei riguardi degli enti competenti.

Inoltre, un altro mio obiettivo prioritario è quello di ricostruire un’idea di città educante, che guardi al futuro e ai cambiamenti della società con uno sguardo al passato, ed alla memoria degli uomini e donne che hanno contribuito al miglioramento della nostra città, alla creazione di una identità civica, ed in tal senso si inserisce la recente mostra di pittura dedicata alla memoria del Maestro Antonio Insulla, così come altre iniziative in programma, e la rassegna letteraria estiva ideata per dare centralità al libro e alla lettura. Con l’auspicio di proseguire, in futuro, in Biblioteca, rendendo la stessa epicentro di incontri culturali, letterari, laboratoriali anche per bambini ed adolescenti, sì da divenire un vero e proprio palazzo della Cultura».

– Cosa ci vuole per rendere Gela una città normale?

«Gela è una città con molti problemi, come è noto a tutti. Certamente non abbiamo formule magiche, ricette per la soluzione immediata di criticità che si trascinano da tempo. Con uno spirito positivo e resiliente, tuttavia, senza piangerci addosso, lavoriamo con onestà e rettitudine, nella consapevolezza che seguendo queste “linee guida” le risposte arrivano.

Gela ha certamente un bisogno fortissimo di riscoprire le sue radici identitarie territoriali, poiché solo così, ovvero conoscendo quali sono stati, nel tempo, gli aspetti peculiari del territorio, sarà possibile proiettarsi nel futuro consapevoli di percorrere la strada volta allo sviluppo».