Negli ultimi anni, a livello locale soprattutto, abbiamo assistito ad un arretramento dei partiti tradizionali ed un avanzamento delle liste civiche, in un processo a grandi linee che possiamo definire inversamente proporzionale.
Il classico recinto con gli steccati e le barriere tra poli e soggetti politici, ripercorre sempre più una linea di demarcazione alquanto labile. I cambi di casacca lungo i mandati elettorali sono all’ordine del giorno e non destano più alcuna meraviglia ed in occasione delle elezioni amministrative i posizionamenti possono variare fino all’ultimo giorno utile per la presentazione delle candidature.
Non si gioca più su due o più tavoli distinti. Altro che centrodestra, centrosinistra ed eventuale terzo polo. Il tavolo è diventano unico e siedono tutti attorno. Basta cambiare all’indomani la sedia dove eri seduto la sera prima e cambi collocazione e schieramento in un attimo. E se a destra arrivano a spaccarsi, rendendo impossibile una vittoria pronosticabile al primo turno, a sinistra si alleano con le liste civiche, in attesa di giocarsela al ballottaggio. Ed è qui che si vince di strategia.
Ne è ben consapevole il sindaco Terenziano Di Stefano: «è come nella formula 1 – ci disse qualche giorno fa – dove i motori e le tecnologie pressappoco si equivalgono; ad essere decisiva risulta quindi la strategia che pianifichi sul circuito e che ti fa vincere il gran premio».
La verità dei fatti è che il centrodestra si è suicidato al primo turno, dividendosi in due fazioni. Colpa degli uni? Colpa degli altri? Semplicemente, colpa di tutti. Al secondo turno si poteva riparare riunendo le due anime con l’apparentamento tecnico che chiudeva in pratica la partita. Ma non è stato così. Di Stefano ne ha approfittato, giocando di strategia.
Un piccolo capolavoro fatto dall’aver rinsaldato la coalizione del primo turno rifiutando ogni apparentamento tecnico, mentre incassava l’endorsement pubblico di Filippo Franzone (quarto in graduatoria tra i candidati a sindaco) e quello nascosto di Salvatore Scerra (terzo in graduatoria tra i candidati a sindaco). Quest’ultimo invero svelato dall’abbraccio immortalato in una foto che ha fatto il giro dei canali social a poche ore di distanza dallo scrutinio. Se a Franzone è stato dato subito l’assessorato, a Scerra sarebbe toccato più avanti. E’ solo questione di tempo ed opportunità.
L’accordo “segreto” tra Terenziano Di Stefano e Salvatore Scerra al secondo turno è come il “segreto” di Pulcinella. Il sindaco non ne fa mistero e chi nella sua coalizione asserisce di non saperne nulla, finge o si rifiuta di vedere pur non essendo cieco. Di Stefano vuole mantenere i patti elettorali ed avere in giunta gente che si occupi delle proprie deleghe 24 ore su 24.
L’approvazione del ddl all’Ars che darebbe al Comune di Gela, fra gli altri, la possibilità di estendere a nove il numero degli assessori senza variare il monte indennità complessivo, toglierebbe le castagne dal fuoco al primo cittadino che a settembre nominerebbe non solo Salvatore Scerra, ma probabilmente anche il piddino Peppe Di Cristina. Ma per adesso gli assessori rimangono sette.
I patti erano chiari, se si vinceva i tre partiti che avevano superato lo sbarramento al primo turno, cioè Pd, M5s e Una buona idea, sarebbero stati abbondantemente premiati in consiglio comunale dal premio di maggioranza.
Così è stato. Inoltre sono rappresentati in giunta, nelle commissioni e nell’unione dei comuni. Ora c’è da mantenere fede all’impegno messo in campo da Salvatore Scerra e Salvatore Sammito: il primo – si vocifera – in procinto di entrare in giunta (con probabilmente la delega pesante ai rifiuti) dopo la festività della santa patrona dell’8 settembre; il secondo invece in occasione del canonico rimpasto semestrale (a dicembre).
Indiscrezioni o meno, il primo cittadino lo ha affermato in maniera categorica e perentoria. Ogni modifica in giunta deve essere avallata dalla coalizione nella prima verifica di maggioranza da svolgersi dopo la festa della Madonna dell’Alemanna. Anche non dovesse entrare subito in giunta, su Scerra si aprirà un dibattito così come su Sammito. Prima o poi dovranno entrare.
Nell’immediato, di sicuro, Giuseppe Arancio lascerà per problemi personali e quasi certamente cederà il testimone a Giuseppe Fava sempre in quota dem. Il sindaco ha parlato anche di un secondo assessore prossimo all’addio per problemi professionali. Voci di corridoio lo individuano in Giuseppe Favitta, il quale dovrebbe essere rimpiazzato, per l’appunto, da Salvatore Scerra. Ciò, però, scontenterebbe il Pci e la parte del Pd che fa capo a Lillo Speziale e Peppe Di Cristina.