The Winner è lui, Angelo Caci, ingegnere, referente a Gela dello studio di progettazione ingegneristica Albert e ispiratore della “Lorenzo”, società che ha gestito in sub appalto la parte energetica dei lavori legati in città al superbonus 110%.
E’ stato eletto a furor di popolo consigliere comunale ed ha le carte in regola per aspirare alla presidenza del consiglio comunale, ruolo chiave nei rapporti intensi fra il massimo consesso civico e l’esecutivo, sindaco e giunta.
Da un trionfo all’altro, dopo avere assistito centinaia di cantieri edilizi aperti dal superbonus, guadagnando credito e, legittimamente, risorse economiche, Caci bissa il successo entrando nella enclave politica gelese, un club cui si accede se si dispone di un cursus honorum sperimentato sul campo. Il suo ingresso trionfale in consiglio segna un passaggio epocale: la fine della delega alla politica da parte del mondo degli affari. Il business non vuole questuare favori, non può permettersi di affidare il proprio credito, e le risorse, a dilettanti allo sbaraglio.
Per questa ragione la “Albert”, sinonimo in città di Angelo Caci, avrebbe perorato la causa di un tecnico, Grazia Cosentino presso i partiti di riferimento, valorizzandone l’accorta carriera professionale e la estraneità formale ai circoli politici cittadini. Lo avrebbe fatto con tale abilità e tanta… abnegazione, da far pagare dei costi a Fratelli d’Italia. Preveggenza, lungimiranza, visione pragmatica della realtà, Caci, alias Albert, somma tutte queste qualità e spiega la scelta di candidare un tecnico, Grazia Cosentino, capace di barcamenarsi magnificamente nei difficili ambienti politici locali.
Per ottenere il risultato, il centrodestra ha pagato dei costi, la secessione di di Totò Scerra, messo da parte per fare posto a Grazia Cosentino, calata dall’alto. Una reazione corriva ma comprensibile: Scerra ha rappresentato una opposizione dura e coerente in consiglio comunale per molti anni. Esce dal primo turno con il 22 per cento dei suffragi, il consenso che è mancato alla Cosentino per essere eletta al primo turno. Se si è “sacrificato” Scerra, vuol dire che la coalizione ha valutato che Grazia Cosentino compensasse il consenso elettorale del candidato scartato con le sue qualità.
Il lavoro del mentore, Caci, non è finito. In queste due settimane di ballottaggio non se ne starà a guardare: l’elezione di Grazia Cosentino lo lascerebbe in buona compagnia sulla plancia di comando, e dispiegare al meglio la sua creatività, qualità che fa la fortuna dei manager. Stare sulla tolda della nave e disporre di un timoniere affidabile è essenziale quando si va in mare aperto. E il dopo-bonus per Caci è mare aperto.
Riuscirà il vero vincitore del primo turno a fare le carte fino in fondo? Tre punti percentuali, una inezia, separano i destini dei due candidati al ballottaggio, Terenziano Di Stefano e Grazia Cosentino. E le scelte dei candidati sindaco usciti dopo il primo turno – Totò Scerra, Miguel Donegani e Filippo Franzone – possono costituire un elemento decisivo ai fini del risultato. Prevarranno rancore, malanimo, livore, animosità, vecchia ruggine, il ventaglio di sentimenti che insidiano gli sconfitti, oppure il pragmatismo, il buonsenso, la valutazione politica, il do ut des? O c’è dietro qualcosa che sfugge alle valutazioni politiche: imponderabile inconfessabile?
Scerra, Donegani e Franzone hanno personalità e esperienze diverse: Scerra e Donegani vantano una militanza politica: Scerra proviene da Fratelli d’Italia, Donegani appartiene al centrosinistra, il Partito Democratico. Entrambi separati in casa? Si sentono vittime di malacreanza politica: non sono stati accettati come candidati dai partiti di appartenenza. Che le loro siano o meno delle buone ragioni, a questo punto conta poco.
Ciò che conta è la visione del futuro. Hanno una scelta da fare, che ne deciderà la sorte politica, forse per sempre. Se Donegani volta le spalle al candidato adottato dal Pd (Terenziano Di Stefano, proposto dal M5S), la sua separazione (non consensuale) diverrà divorzio e potrebbe segnare la fine del suo rapporto con il partito; del pari, ove Scerra non dovesse convergere sulla candidatura di Grazia Cosentino, proposta anche da Fratelli d’Italia (insieme a Forza Italia e Lega), difficilmente potrebbe rientrare nello schieramento di Giorgia Meloni. Sia Fdi quanto il Pd, fatte le debite proporzioni, viaggiano a vele spiegate, concedono una prospettiva futura sia a Donegani quanto a Scerra, che hanno una vita davanti ancora molto lunga.
La personalità (risoluta) e l’estrazione politica dei candidati sindaco al ballottaggio potrebbe fare la differenza. Terenziano Di Stefano è il candidato del movimentismo pentastellato, senza tuttavia vantare un’appartenenza solida; la candidata del centrodestra, Grazia Cosentino, invece, è un tecnico su cui si è registrata una convergenza che non affonda gli scarponi nella politica, ed è espressione di una coalizione, il cui collante non sarebbe costituito solo dall’apparentamento politico. Poteri forti, insomma, seppure su scala locale. Scerra tradirebbe un po’ meno di Donegani, voltando le spalle alla candidata di centrodestra?
Stando alle dichiarazioni, rese a caldo, urne ancora aperte ma tendenze ben delineate, Scerra lascia porte aperte ad ogni soluzione. Non andrà in vacanza, insomma, né trascorrerà a casa propria queste due settimane, affacciandosi alla finestra per dare un’occhiata su quel che succede. In più, può trattare solo con il centrodestra, difficilmente potrebbero arrivare proposte da Terenziano Di Stefano.
Che può invece provare a saggiare l’umore di Miguel Donegani, magari evitando di citare Lillo Speziale nel corso della conversazione. Donegani ha esternato la sua soddisfazione per il risultato della sua lista di riferimento, che ha raggiunto il quorum per entrare in consiglio comunale, e ha suscitato l’interesse dei giovani. Partirà da questo risultato per andare avanti. Non intende fermarsi, perciò; la qualcosa, tradotta dal politichese, significa che non torna a casa, non ci sono le condizioni per il coming back.
La terza incognita del ballottaggio è Filippo Franzone, l’autonomista, il patriota gelese, che sogna Gela provincia fin dall’infanzia: esce dalla competizione con l’onore delle armi. Nessun feeling politico, modesta ambizione personale, è stato l’animatore straordinario della complessa iniziativa referendaria che avrebbe dovuto trasferire Gela dal Consorzio comunale nisseno a quello catanese.
Non basta per competere con successo con i partiti in campo. Si è guadagnato l’onore delle armi. Che farà? Risolvere il quesito non ci aiuterà a prevedere il risultato del ballottaggio. Dubitiamo che possa contare su followers in misura da incidere sull’esito del ballottaggio.
Terenziano Di Stefano dovrebbe sedurre Miguel Donegani, non ha altre chances, e riportare a casa il figliol prodigo, che non si sente affatto tale, piuttosto il reduce di una contesa impari, una condizione che ricorda l’oscillazione del pendolo di Foucault che non cambia nel tempo (è il terreno sottostante a muoversi). Terenziano Di Stefano ci proverà a mani nude, naturalmente. Ma come fa ad assicurargli l’accoglienza in una casa che non è la propria, ammesso che possa e voglia assicurargliela, e che l’ospite gradisca l’invito?