L’annuncio della vittoria attraverso i sondaggi è diventata un’arma del consenso? Alcune indagini, recentemente Report di Rai3, hanno scoperto che il comparaggio fra committente e commissionario è frequente e la frode frequente.
Lo scopo, quando il sondaggio è manipolato, non è rilevare l’orientamento dell’elettorato ma di orientarlo. I sondaggi falsi o addomesticati sono entrati a far parte del repertorio di ogni campagna elettorale. Più che fotografare una visione, la creano ad arte.
Gli istituti di sondaggio vengono scelti sulla base della loro duttilità a favorire il committente. E se è il committente è una istituzione pubblica, che dovrebbe garantire il carattere scientifico della campionatura degli intervistati, la frode ai danni dell’opinione pubblica, è estremamente più grave per due ordini di motivi: il committente corrotto spende denaro del contribuente, il tasso di credibilità è più alto.
Per evitare frodi basterebbe l’obbligo di pubblicare la matrice, cioè una scheda esplicativa sulle regole seguite nella scelta del campione degli intervistati. La manipolazione si verifica barando sulla scelta degli intervistati e sulla scelta dei quesiti. Agendo su questi strumenti del sondaggio, si ottiene il risultato desiderato dal committente. L’alto indice di fraudolenza non è una condizione fisiologica, ma il sintomo di una guerra all’arma bianca fra gli schieramenti politici, l’abbassamento dell’etica politica (e professionale). Indice di degrado, dunque.
E’ possibile invertire la tendenza? Certo, a patto che si prenda atto della gravità del fenomeno. Gli istituti di rilevamento agiscono in una prateria smisurata, senza alcun controllo. L’Agcom, istituzione che ha “bocciato”, per esempio il duello Meloni-Schlein per non dare vantaggi ai protagonisti dell’evento, avrebbe il compito di una reale vigilanza, ma finora pare essersi sottratta a tale mission istituzionale.
Eppure i sondaggi elettorali rappresentano un elemento fondamentale della moderna democrazia, fornendo un quadro sull’orientamento dell’elettorato e influenzando l’opinione pubblica anziché rifletterla quando l’utilizzo la funzione del sondaggio piuttosto che essere uno strumento di rilevazione, diventa un mezzo di orientamento.
Nella dinamica delle campagne elettorali, i sondaggi non sempre si limitano a fotografare la realtà. Ma vengono creati e manipolati per costruire una narrativa favorevole a chi li commissiona. Questa pratica, invero, non è una novità; i sondaggi falsi o addomesticati fanno parte del repertorio di ogni campagna elettorale ben orchestrata. La diffusione dei risultati è studiata ad arte per orientare le percezioni dell’elettorato, costruendo una realtà parallela.
Gli istituti di sondaggio, in questo contesto, vengono scelti non tanto per la loro imparzialità scientifica, ma piuttosto per la loro duttilità a favorire il risultato desiderato. Questo fenomeno assume contorni ancora più preoccupanti, come si è prima sottolineato, quando il committente è un’istituzione pubblica, la quale dovrebbe garantire trasparenza e scientificità nella raccolta e analisi dei dati. Il rischio è perciò che i sondaggi diventino uno strumento nelle mani di chi vuole perpetuare il proprio potere, anziché un mezzo per misurare fedelmente l’opinione pubblica.
Per arginare il fenomeno delle frodi elettorali tramite sondaggi manipolati, diverse soluzioni potrebbero essere adottate, a parte la vigilanza e il controllo. Una delle misure più efficaci sarebbe l’obbligo di pubblicare la matrice del sondaggio. Questa matrice dovrebbe includere una scheda esplicativa sulle regole seguite nella scelta del campione, fornendo dettagli su metodologia, dimensione del campione, margine di errore e altre variabili rilevanti. Una trasparenza totale sulla metodologia permetterebbe agli osservatori esterni di verificare l’accuratezza e l’imparzialità dei risultati.
Un altro aspetto cruciale è rappresentato dalla vigilanza da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom). Una reale vigilanza e l’istituzione di un organismo indipendente incaricato di monitorare e verificare i sondaggi elettorali potrebbero costituire un deterrente significativo contro le frodi. Inoltre, l’imposizione di sanzioni severe per chi pubblica dati falsi o manipolati contribuirebbe a disincentivare tali pratiche.
I sondaggi elettorali dovrebbero servire come specchio dell’opinione pubblica, riflettendo in modo accurato e imparziale le tendenze e le preferenze dell’elettorato. Quando sono utilizzati in modo disonesto, diventano uno strumento di manipolazione in grado di alterare il processo democratico. L’introduzione di regole più stringenti sulla trasparenza e un controllo più rigoroso da parte delle autorità competenti sono passi fondamentali per garantire che i sondaggi rimangano un mezzo di informazione piuttosto che di distorsione.
Solo attraverso una maggiore trasparenza e vigilanza possiamo proteggere la democrazia dalle insidie della manipolazione elettorale, assicurando che la volontà del popolo sia riflessa fedelmente e che i processi elettorali rimangano equi e giusti.