Elezioni 2/ Ci sono anche le “Europee”

Elezioni 2/ Ci sono anche le “Europee”

Il prossimo cambio al vertice del comune con le amministrative a Gela ha messo in secondo piano le elezioni europee, che invece crescono nella considerazione dei leaders e dei partiti.

Se dovessimo pesare su una bilancia virtuale il peso che Bruxelles ha, a Gela ed altrove, ci sorprenderemmo se constatassimo che la bilancia pende a favore dell’Europa. Ed infatti quanto all’Europa encefalogramma piatto. La campagna elettorale locale è focalizzata sulle amministrative. 

Piuttosto è la qualità dell’interesse che gli elettori gelesi manifestano. amministratori, per scegliere consiglieri comunali e sindaco siano all’altezza dei compiti che la complessa realtà gelese assegna loro, senza abbandonare uno sguardo attento al quadro di riferimento politico in vista delle Europee. 

Di Europa si parla poco o niente, anche per la polarizzazione leaderistica della campagna elettorale. Piuttosto che decidere quale Europa governerà le nostre comunità, la campagna elettorale, accende le luci su Giorgia, Elly e qualche altro comprimario. Oltre che il diritto ad esprimere un voto, gli elettori hanno perciò il dovere di saperne di più e di non accontentarsi dei nomi e nomignoli furbetti. 

Le elezioni europee determineranno la composizione dei 720 seggi nella prossima legislatura. I deputati si raggruppano in diversi blocchi politici, con i principali che sono stati tradizionalmente il Partito Popolare Europeo e i Socialisti e Democratici. I deputati vengono eletti con sistemi differenti in ogni paese, e alcuni paesi, come la Germania, la Francia e l'Italia, hanno il maggior numero di rappresentanti. 

Il Partito popolare europeo (Ppe) e i Socialisti e democratici (S&D) sono attualmente i gruppi maggiori. Con i Liberali hanno fatto parte costantemente della maggioranza dell’Eurocamera.

I paesi membri hanno sistemi elettorali diversi: eleggono un numero diverso di deputati in base alle dimensioni, con un massimo di 96 e un minimo di 6 seggi per paese. Grazie ai suoi 96 seggi, la Germania ha il maggior numero di rappresentanti, seguita dalla Francia (79) e Italia (76). 

E’ innegabile che le elezioni europee risentano in maniera determinante della politica nazionale, e che la complessità dei diversi sistemi elettorali aggiunga altri elementi di valutazione ai fini di una previsione attendibile sulla composizione del futuro Parlamento europeo. Basti ricordare che l’età minima dei candidati varia da paese a paese e che la soglia di sbarramento è diversa da una nazione all’altra. Ciò rende incomparabile il risultato. 

Nonostante la rilevanza di queste elezioni, si è registrata in passato una bassa partecipazione. Nel 2019, comunque, c’è stata una inversione di tendenza che lascerebbe ben sperare. La partecipazione la percentuale di votanti si è alzata rispetto agli ultimi vent'anni, segno inequivocabile che eventi come la Brexit e l’epidemia del Covid, con l’intervento massiccio dell’Europa, hanno reso gli elettori più consapevoli della rilevanza delle decisioni prese a livello europeo. Ma restiamo lontani dalle percentuali delle politiche. 

C’è qualcosa di diverso e di più stavolta. Le sfide alla democrazia, avverte l’Ispi, provengono sia dall’esterno che dall’interno, senza alcuna eccezione a causa dei consensi verso schieramenti di estrema destra, delle interferenze esterne in campagna elettorale, e l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa.