Caduto ogni velo ipocrita sul dissesto, i partiti ed i movimenti politici cominciano a pensare seriamente su come posizionarsi in vista delle elezioni comunali della prossima primavera.
Il tempo per l’attendismo è scaduto. Si entra in quella che nel caso del mandato del capo dello Stato è definita la fase del “semestre bianco”, cioè gli ultimi sei mesi di mandato. Ogni decisione ed ogni deliberazione, del sindaco, della giunta, del consiglio comunale ed in alcuni casi persino dei dirigenti, rischierà di essere puntualmente ricondotta ad una logica di consenso elettorale. Il sospetto è inevitabile.
Le grandi manovre sono dunque cominciate e chi è partito da una situazione di in vantaggio è il centrodestra. Non solo per l’assist concesso dalla circostanza congiunturale che vede, per l’appunto, il centrodestra – e quindi un modello ineludibile di riferimento – governare a Roma e Palermo; ma anche perché a livello locale quello tra Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e la Democrazia cristiana cuffariana, nel non fare sconti all’amministrazione retta dal sindaco Lucio Greco, si è dimostrato un fronte davvero unito, con rarissimi passaggi a vuoto. Insomma, da quando Fi e Dc hanno abbandonato Greco per affiancarsi a Lega e Fdi, la logica d’azione è stata quella di un’opposizione compatta che almeno fino ad oggi, ha retto alla prova del tempo. Difficile pensare che non ci riesca nei pochi mesi a seguire.
L’eventuale, probabilissimo, per non dire prossimo, ingresso in coalizione anche del Mpa di Lombardo, non crea imbarazzo negli alleati. Resta solo da capire se altre forze moderate, a partire dai “Iv”, Noi moderati, per proseguire con movimenti civici come Rinnova, alla fine si accoderanno pure loro, o no. L’incognita che può far saltare il banco rimane, dunque, quella della scelta del candidato a sindaco. Una scelta che, se calata dall’alto (Palermo e/o Roma) in un contesto esteso anche a Caltanissetta e Mazzarino, potrebbe togliere le castagne dal fuoco e mettere, d’altra parte, tutti d’accordo. A quel punto potrebbero arrivare teoricamente anche a sette, le liste a supporto.
Sul fronte progressista, cioè il centrosinistra che allarga il campo a pentastellati e civici, una decisa accelerazione è stata inferta solo recentemente. A riprendere il discorso è stato il “Pd” commissariato dopo le dimissioni del segretario cittadino Guido Siragusa che avevano di fatto bloccato le interlocuzioni da tempo avviate con M5s e “Una buona idea”. Il recinto delle alleanze rimane confermato anche per il commissario piddino, Giuseppe Arancio, ma senza preclusioni e veti.
Ci sarebbe quindi posto anche per chi si era portato in avanti con il lavoro, diversi mesi addietro, cioè il laboratorio “Per” di Miguel Donegani, che mette insieme ambienti dem e di sinistra radicale e che si dice già a buon punto con liste (un paio) spendibili alle urne. Sul piatto restano però alcune distanze e diverse vedute. Per il vice presidente dell’Ars, il grillino Nuccio Di Paola, questo campo progressista deve rappresentare un modello esportabile anche ad altre realtà locali, almeno nell’isola. Mentre per l’ex vicesindaco, Terenziano Di Stefano, a capo del progetto civico (con in dote due liste) che intanto incassa alcune defezioni del Pd legate nella fase congressuale alla “mozione Schlein”, l’intesa va circostanziata in riferimento all’esperienza locale.
E se per Di Paola il campo progressista deve riunire tutte le forze alternative alle destre, Donegani restringe il campo, escludendo lombardiani e cuffariani e facendone una questione di coerenza e rispetto nei confronti degli elettori. La motivazione alla base di questa esclusione, però, non può essere l’aver governato con Greco, perché hanno avuto assessori in giunta anche Una buona idea, Italia viva ed il Pd. Il grande scoglio resta, poi, la candidatura a sindaco.
I dem sperano nel detto fra i due litiganti, cioè Donegani e Di Stefano, il terzo gode, cioè Arancio. Facendo passare quest’ultima come una candidatura dirimente e di sintesi. In ogni caso resta da capire perché il M5s dovrebbe fare da spettatore. Anzi, se vogliamo dirla tutta, se c’è una forza che ha i titoli per fare la voce grossa è proprio il movimento di Conte, unica forza in città che esprime un parlamentare regionale e due senatori. Qualora le forze in questione trovassero la quadra, potrebbero arrivare a mettere in campo in teoria fino a sei liste.
Sebbene queste due grosse coalizioni andassero in porto, reterebbero fuori vari gruppi, soprattutto centristi. Ad un terzo polo, centrista, sta lavorando da mesi e lontano dai riflettori, il movimento “Tutti insieme”, del presidente Alessandro Vella e del segretario Antonino Cocchiaro, con dentro imprenditori come Fraglica, Faraci e Terlati ed in cui è recentemente approdato l’avv. Giuseppe D’Aleo. A muoversi dietro le quinte è Enrico Vella, per anni vicinissimo a Rosario Crocetta e che ora è tornato a tessere rapporti nella propria casa madre, l’area popolare e più in generale moderata.
Un’area in cui – si vocifera – rientrerebbero i renziani di Peppe Ventura, gli ex Cantiere popolare come il già sindaco Angelo Fasulo, movimenti come “Rinnova” del dott. Giampaolo Alario e della consigliere comunale Alessandra Ascia ed alcuni gruppi civici come quello vicino all’imprenditore Maurizio Melfa. Porte aperte, anzi spalancate per Dc e Mpa. Ma non solo.
Parallelamente, infatti, ci si interroga anche tra i “pro Greco”. Se volessimo tradurla in una coalizione a sostegno di una ricandidatura del sindaco, l’amministrazione uscente potrebbe arrivare ad esprimere tre o addirittura quattro liste, se gli autonomisti riuscissero a presentare una seconda lista oltre l’Mpa. L’alleanza a Palermo con il resto del centrodestra, l’accordo per le europee con Salvini lasciano però chiaramente presagire che i lombardiani agiranno nel centrodestra e non ricandideranno Greco.
Del resto una ricandidatura del sindaco uscente in una coalizione in cui l’unico partito è l’Mpa, equivarrebbe a fare di Lucio Greco il candidato a sindaco dell’Mpa. E se abbiamo imparato a conoscere un pochino Raffaele Lombardo, il leader autonomista potrebbe financo decidere di non condividere il percorso a Gela con gli alleati alla Regione, nonché con il socio alle europee, ma solo per collocarsi in una coalizione di cui possa esprimere il candidato a sindaco, che non è Lucio Greco, ma Rosario Caci. In definitiva, la non ricandidatura di Greco potrebbe indurre l’amministrazione uscente (con o senza l’Mpa) ad unirsi al progetto di un terzo polo moderato e centrista.