Ci ha accolti nell’ufficio della Meic Service, azienda fondata dal padre e da lui diretta con orgoglio, il neo assessore ai Lavori pubblici Maurizio Melfa.
Vestito elegantemente in gessato, su camicia bianca e cravatta glicine, Melfa, 46 anni, ha mostrato sicurezza nelle risposte alle nostre domande che hanno toccato anche la sua sfera privata. Nel suo ufficio due scrivanie piene di documenti e appunti, e tante foto con la famiglia, moglie e figlie, che lui mette in primo piano assieme al lavoro e a quella voglia di migliorare una Gela dalle tante potenzialità. Una Gela da cui si è allontanato solo negli di Palermo dove ha conseguito la laurea in Economia e Commercio. Maurizio Melfa da allora gestisce l’azienda di famiglia, fondata nel 1988.
– Dott. Melfa quanto ama il suo lavoro? Aveva altre ambizioni?
«Il mio è un lavoro che è venuto da mio padre, e a cui mi sono dedicato fin da quando mi sono laureato anche se con un po’ di trauma, in quanto avevamo un’altra azienda con 300 lavoratori, che ha avuto dei problemi. Oggi posso dire che, nonostante non abbia scelto questo lavoro, questa sia stata per me la strada maestra, quello che avrei voluto sempre fare».
– Quale è il suo rapporto con la città di Gela?
«Gela è una città che rappresenta una sfida per me. La città dei mille tesori. Oggi purtroppo sconta gli effetti di una mala gestione decennale, nonostante potesse ambire a tutt’altro. Per tale motivo mi sono dedicato alla politica. Tutto passa da essa: imprenditoria, sociale, sport. Senza la politica non si possono produrre grandi effetti.»
– Qual è l’intervento più urgente per la città?
«L’intervento più ugente è quello culturale. Bisogna individuare un nuovo modus operandi della cultura nelle persone che è dato da due elementi: occuparsi della cosa pubblica, e cambiare la mentalità della disgregazione. Gli effetti mediocri raggiunti da questa città sono stati dovuti ad una mentalità che non è riuscita a fare sistema. Solo in team i risultati tra dieci anni saranno altri»
– L'università l’ha portata via da Gela per alcuni anni, ma cosa ricorda della Gela delle superiori?
«Io ho vissuto come studente in una Gela diversa rispetto a quel periodo in cui ho rivissuto la città dopo la laurea. Come studente percepivo questi vuoti delle strutture, ricordo che si giocava per strada, in campetti improvvisati, grezzi. Il periodo dell’Università erano gli anni ’90. Gela era in un periodo particolare e, avendo mio padre delle attività imprenditoriali, vivevo la città con molta preoccupazione. Ricordo le macchine bruciate, le estorsioni. Gli anni ’90 davano la percezione di insicurezza. Dopo l’università, come lavoratore in questo contesto economico e sociale ho avvertito questo senso di oppressione, dovuto alla malapolitica. Questo è uno dei motivi per cui mi sono sentito di essere coinvolto in questa avventura».
– Una delle sue deleghe è quella della sburocratizzazione.
«Una delega che ho voluto con forza, perché è una cosa innovativa. Da 22 anni vivo gli inceppi del sistema. È proprio nella sburocratizzazione la chiave di svolta della città. Un sistema circolare in cui si parte dalla politica per arrivare all’economia, cultura, sport. Se non si parte dalla politica questo sistema circolare non si riesce ad attivare. Il risultato è descritto con un'equazione: burocrazia sta a disoccupazione come questa a criminalità.
– Da adolescente ha fatto parte di qualche movimento politico?
«Assolutamente no».
– Però poi ha cambiato idea quando si è candidato alle ultime elezioni comunali.
«Ho deciso di candidarmi perché non sopportavo più quel piagnisteo, succubanza da parte dei cittadini, così come si vede su facebook. Allora ho preso tale decisione folle. Quando ho deciso di candidarmi era ormai un po’ tardi, ho speso un sacco di soldi per la campagna. Però sentivo la necessità di scendere in campo, e lo rifarei ancora».
– La succubanza è l’aspetto più negativo di questa città? Cosa non sopporta di Gela?
«Quello che mi dà più fastidio di Gela, è che da una scala di uno a dieci si trova a quattro meno, invece dovrebbe essere almeno a nove. Perché è una città che ha l’imbarazzo della scelta. Noi possiamo fare tantissimo. Questo si è rafforzato ancor di più in me, con il mio ruolo di assessore».
– E Gela è il luogo in cui sarebbe voluto vivere, o avrebbe preferito altri luoghi?
«Io dico Gela, perché a me non sarebbe mancata l’opportunità di vivere altrove. Del resto stiamo lavorando per una nuova Gela»
– Ho un’immagine di lei sempre come uomo elegante. Ama vestire sempre così o opta anche per un altro tipo di abbigliamento?
«Amo vestirmi anche in maniera sportiva, o casual. Odio la staticità, il tutto dipende dal mio stato d’animo. Le giornate per fortuna non sono sempre le stesse e anche l’abbigliamento varia».
– Che rapporto ha con lo sport? La Meic è stata sponsor di squadra di pallavolo e di calcio.
«Il rapporto con lo sport per me è primario. Lo sport rappresenta un elemento di forza delle società, e non è un caso che le società evolute abbiano situazione di sport più all’avanguardia».
– Qual è il suo sport preferito?
«Arti marziali, tennis, corsa, nuoto. Anche lì dipende dai periodi. Le arti marziali rafforzano il modo di reagire alle difficoltà della vita.»
– Lo sport è anche legato all’alimentazione. Ama cucinare? Qual è il suo piatto preferito?
«Non mi piace cucinare, ma mi piace mangiare. Preferisco la nostra cucina, quella mediterranea, il mio piatto preferito è la pasta.
– E la musica?
«Mi piace la musica classica, ma anche il rock, però non disdegno la musica italiana. Anche qui sono momenti. È come il vestiario, ogni momento vuole la sua musica»
– Quindi tra gli hobby lo sport al primo posto?
«Sì, sport ma anche viaggi. E poi la politica»
– Un aggettivo per descrivere il sindaco Domenico Messinese? Adesso fa parte della sua giunta, nonostante rivale nella sua campagna elettorale.
«Lo definierei una persona "pulita". Non mi sono mai reputato un antagonista di Messinese. Quando mi sono candidato non ero antagonista di nessuno, non essendo io politico. Avevo solo un obiettivo che era quello di dare un contributo alla città. Poi al ballottaggio comunque ho votato per Messinese, per il cambiamento»
– C’è un personaggio del passato di Gela che per lei è un modello?
«Tra questi vi è mio zio Giacomo Ventura, che ha fatto politica con una onestà intellettuale»
– E a livello nazionale?
«Un personaggio che ho avuto modo di apprezzare è l’onorevole Giovanni La Via, una persona che agisce. Per il resto non le nascondo che a livello nazionale vi è un quadro torbido».
– Lei è un uomo molto impegnato, qual è la prima cosa che fa al mattino appena sveglio?
«Mi piace respirare l’aria fresca. La respirazione è alla base della vita, prima andavo a correre alle quattro del mattino per poi essere in ufficio alle sei».
– E la sera prima di andare a dormire?
«Mi piace leggere».
– L’ultimo libro letto?
«Sto leggendo un saggio sulla respirazione, che ti fa capire come lo stress ti porta ad accorciare il fiato. È importante respirare in maniera diaframmatica. Sport e coaching, comunicazione sono i miei saggi preferiti Ma mi piace molto anche la narrativa».
– Il più grande risultato ottenuto fino ad oggi o quello che ancora deve raggiungere?
«Fino oggi è la percezione di avere costruito qualcosa a livello familiare e lavorativo. Un sogno per il futuro è riuscire a creare qualcosa per questa città».
– Cosa ci vuole per Gela?
«Andare fuori dagli schemi. Con le forze nuove, con collaborazioni privati, con project financing i soldi si trovano per grandi progetti»
– Cantieri per Gela in atto?
«Oltre a quelli del Patto per il Sud, vi è una serie di investimenti per interventi nelle scuole. Ma si puo intervenire con i privati e con i loro progetti per la città».