E’ parso un sospiro di sollievo, come da chi ha appena ricevuto una grazia, quello che il sindaco di Gela, Lucio Greco, ha tirato mercoledì mattina nel leggere le 52 pagine della pronuncia di accertamento relativo al rendiconto 2020, prodotta dalla sezione di controllo per la Regione siciliana presso la Corte dei Conti.
Una pronuncia che delinea una situazione comunque grave, sull’orlo del baratro.
Le criticità sollevate dalla magistratura contabile riguardano una sottostima del “Fondo contenzioso” e del “Fondo crediti di dubbia esigibilità”, mentre i debiti fuori bilancio ancora da riconoscere e finanziare ammontano a quasi 47 milioni di euro ed i dati preannunciano verosimilmente un rialzo negli esercizi successivi. Diventa necessario pertanto, dotare il rendiconto 2021 di un “Fondo per i Debiti fuori bilancio”, allo scopo di annullare i rischi sugli equilibri di bilancio derivanti dalla tale ingente mole, nonché eliminare le irregolarità accertate per procedere verso una rigida politica economica, che faccia emergere il reale disavanzo, da cui rientrare attraverso una serie di misure correttive.
A tal fine, la Corte dei conti ha concesso 60 giorni di tempo al Comune di Gela per predisporre e deliberare un “piano di rientro” al fine di prevenire potenziali pregiudizi per i futuri equilibri di bilancio: cioè al fine di scongiurare l’epilogo del “dissesto” o del “pre-dissesto”. Nel frattempo, il Comune sarà sottoposto alle limitazioni previste dal Tuel ed in particolare dall’art.188, consistenti nel “blocco di spesa”: si pagano solo le spese per servizi espressamente previsti per legge e quelle a fronte di impegni già assunti nei precedenti esercizi.
Nella conferenza stampa indetta e nella diretta facebook attraverso cui si è rivolto alla città, Greco esordisce parlando «di sforzi che non sono stati vani» e che lo incoraggiano, «lo rafforzano con maggiore determinatezza ad andare avanti nella direzione intrapresa», dopo aver preferito non farsi «coinvolgere nelle polemiche generate da diversi esponenti dell'opposizione e della ex maggioranza».
E' un sindaco persino orgoglioso nel rivendicare «di avere la coscienza a posto perché ha agito, fino in fondo, per il bene della città». E' un sindaco che conclude dicendosi pronto a provarci e a mettercela tutta per predisporre, «avvalendosi degli esperti e con la collaborazione anche del consiglio comunale, misure credibili che convincano il collegio dei revisori e la Corte dei Conti», instaurando soprattutto «un nuovo corso rispetto ad un passato che ha saputo solo accumulare debiti tali da esporre l'ente comunale al rischio del dissesto».
Un primo cittadino ottimista, evidentemente, magari perché tra le righe del corposo documento redatto, la Corte ha ammesso – come chi scrive ha sempre sostenuto – l'ipotesi di utilizzare legittimamente le royalties per coprire non solo le spese, ma anche debiti fuori bilancio purché generati nelle materie previste dalla normativa vigente. A cui va aggiunto l’ampio uso delle royalties consentito per il 2023 dall’emendamento approvato in finanziaria all’Ars.
O magari è ottimista perché una voce importante del contenzioso comunale potrebbe non essere più quella dei 16 milioni di debito nei confronti dell'Ato Cl2 disposti dal Tribunale delle imprese, considerato che nelle more del secondo grado di giudizio a cui è ricorso l’ente comunale, sono ripresi i rapporti con l’Ato per una maxi transazione che, dopo l’appello, possa davvero chiudere definitivamente il capitolo.
O, magari, il primo cittadino sta solo facendo buon viso a cattivo gioco. Se vogliamo dirla tutta, infatti, ci sono due mesi di tempo affinché il Comune di Gela produca un rendiconto 2021 che faccia emergere il reale disavanzo e che varrà come bilancio di previsione per l’esercizio in corso. Al rendiconto va allegato il piano di rientro di durata annuale, in quanto ai sensi del sopra richiamato art. 188 Tuel, non può superare la durata della consiliatura che scade nella primavera 2024.
Tale circostanza, cioè l’impossibilità di un piano di rientro pluriennale, rende molto più difficile ed impervio il compito e, per contro, molto più probabile alla fine l’opzione del “pre-dissesto” (Piano di riequilibrio pluriennale) onde evitare una dichiarazione di “dissesto”, che le amministrazioni locali degli ultimi anni tendono a non voler considerare, in quanto ritengono che presso l’opinione pubblica valga come una confessione di colpevolezza.
Tanto il rendiconto quanto il piano di rientro devono essere deliberati dal Consiglio comunale che si ritrova ora nella condizione di chi, spalle al muro, è rimasto col cerino in mano: o approva rendiconto e piano di rientro (e le misure correttive impopolari in esso contenute) con una semplice presa d’atto, assumendosene la corresponsabilità (con l’amministrazione) anche se si dovesse approdare comunque al default; oppure li emenda o addirittura non li approva, assumendosi il rischio di vedersi cadere addosso ogni accusa di responsabilità in ordine al default.
Il tutto mentre si torna a parlare di sfiducia con le dichiarazioni del segretario locale Dc, Natino Giannone, che non escludono l’ipotesi che il consigliere Vincenzo Cascino possa decidere di apporre la decima firma. Quella sfiducia che sul finire dell’anno scorso, avrebbe preservato il consiglio comunale da ogni responsabilità.