L’Approfondimento/Comune, si va verso il pre-dissesto

L’Approfondimento/Comune, si va verso il pre-dissesto

Parte l'iter della legge finanziaria all'Ars ed inizia ovviamente dalla commissione bilancio, presso la quale è stato già depositato un emendamento a firma dell'on. Giuseppe Catania, deputato regionale di Fratelli d'Italia.

L'emendamento propone di sospendere per un triennio, dal 2023 al 2025, il vincolo di destinazione delle royalties estrattive, limitandone in questi anni la destinazione nelle materie previste dalla normativa alla sola quota del 25% e, di conseguenza, liberandone il 75% per usi diversi. 

Una norma generale che riguarda anche altri comuni interessati (la legge dev’essere astratta e generale) ma che pare a misura per Gela e che, soprattutto, risponde a quanto richiesto dal sindaco Lucio Greco e da un'amministrazione locale che si ritroverebbe nelle condizioni di impiegare tre quarti del gettito complessivo delle royalties, per coprire le spese correnti.

Certo, fa specie vedere il partito della Meloni, che esprime la Presidente del consiglio ed è maggioranza a Roma come a Palermo, dove peraltro tiene nella propria morsa il governatore azzurro Schifani, essere invece opposizione a Gela ed aiutare – per “il bene della città” - il suo sindaco con apposito intervento legislativo, mentre tre quarti del il gruppo consiliare non le manda a dire al primo cittadino e non si fa pregare nel sottoscrivere la mozione di sfiducia al sindaco.

Un partito che non prende alcun provvedimento verso chi, eletto in surroga nella lista FdI, non ha mai presenziato in aula e non ha nemmeno apposto la decima firma ad una mozione che verrebbe così tramessa al protocollo per essere poi discussa in aula (con verosimile capitolazione del sindaco). 

Ma se a giocare con due mazzi di carte, si può cimentare chiunque e, in fondo in fondo, si può essere bravi tutti, saperci giocare davvero invece diventa tutto un altro discorso ed i risultati si vedranno, regola che vale per tutti i soggetti politici in una democrazia, alle prossime urne elettorali amministrative. Però, che strana la vita di questo sindaco.

Aveva partiti in maggioranza a Gela ed in maggiorana a Palermo che hanno votato norme e firmato provvedimenti che hanno sottratto fondi del “Patto per il sud” a Gela ed ora si ritrovi senza maggioranza, con partiti dell'opposizione che si adoperano per dargli la mano d'aiuto che chiede. Manco Machiavelli si è spinto così tanto nell'immaginare e suggerire metodi e pratiche al suo “principe”. 

Intanto la Corte dei conti è tornata a bacchettare il sistema dei controlli interni dell'ente. Argomento che abbiamo più volte sottolineato, specie nel denunciare la composizione di organi preposti a tale scopo. Ed al massimo organo di magistratura contabile, il consiglio comunale ha già trasmesso la “delibera salva conti”, che pone precise scadenze all'attività dell'amministrazione Greci, impegnata in sede di verifica dei conti a quella che il primo cittadino stesso si è premurato di definire “operazione verità”.

Il primo dei due termini perentori è il 6 febbraio, entro il quale va conclusa l’attività di riaccertamento dei residui attivi e passivi, strumento contabile propedeutico per avere un risultato d'amministrazione senza il quale il rendiconto 2021 rimane utopia. Non a caso, il secondo termine fissato è il 28 febbraio, entro cui l’amministrazione è chiamata dal civico consesso a produrre il rendiconto 2021. 

Premesso che chi scrive continua a pensare che il contenuto di questa delibera non contiene i correttivi elencati nell'art.193 del Tuel, a cui rinviava la segnalazione della dirigente pro tempore, dott.sa Patti, promossa ai sensi dell'articolo 153 del Testo unico degli enti locali.

A nostro avviso, insomma, al commissario ad acta, per legge, non reta che diffidare il consiglio comunale ad apporre i correttivi di cui alla sopracitata norma del testo unico. Inoltre vale la pena di ricordare che in virtù dell'articolo 188 del Tuel, l'eventuale disavanzo di amministrazione accertato, dev’essere immediatamente applicato all'esercizio in corso di gestione, contestualmente alla delibera di approvazione del rendiconto.

Nel nostro caso è ancora il rendiconto 2021. Il disavanzo di amministrazione può anche essere ripianato negli esercizi successivi del bilancio di previsione, ma in ogni caso non oltre la durata del mandato consiliare, contemporaneamente all'adozione attraverso una delibera consiliare dei provvedimenti necessari a ripristinare il pareggio. E sappiamo tutti che alla fine della consiliatura manca solo un anno e mezzo.

Rimaniamo dell’idea che nel caos generatosi, tra chiacchiere, scuole di pensiero e quant’altro, l’unica procedura che si è aperta è quella del “predissesto” che, in primo luogo ha anticipato con la segnalazione ex art. 153 del Tuel, l’ipotesi di un “Disseto guidato” direttamente dalla Core dei Conti e che, in secondo luogo, non equivarrà ad una dichiarazione vera e propria di fallimento dell’ente, qual è appunto il “Dissesto”, ma comporterebbe alcune conseguenze identiche, altre simili e comunque altrettanto, se non più, gravose nel tempo.

Laddove infatti la cura dimagrante del Dissesto imposta dal commissario “liquidatore” è in media di 5 anni dall’approvazione del  “bilancio stabilmente equilibrato”, la cura dimagrante del predissesto, che ricordiamo essere una modulazione pluriennale del piano di riequilibrio finanziario, portata avanti direttamente dagli organi elettivi dell’ente può, anzi deve, svilupparsi tra i 4 ed i 20 anni a seconda del rapporto in termini percentuali tra passività ed impegni (di cui al titolo 1). 

E se col Dissesto l’ente ricorre ad un fondo statale per ripianare debiti, col predissesto l’ente può avvalersi, attraverso anticipazioni elevate (30 euro per abitante), di un fondo rotativo speciale (art. 243-ter, Tuel), da restituire in 10 anni. Per accedere al fondo di rotazione, però, l’ente deve stringere la cinghia entro l'esercizio finanziario in termini di riduzione di spesa corrente e blocco dell’indebitamento (in particolare, riduzione delle spese di personale, specie dirigente). 

Secondo l’ultimo rapporto della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali (Cosfel), il Dissesto è stato in gran parte ricollegabile a fattori interni all’ente, limitativi delle entrate, come in primis la bassa capacità riscossione, affiancata dai ritardi nei pagamenti ed a seguire dal ricorso agli anticipi di tesoreria. Difatti, statisticamente, gli enti dissestati sono comuni di piccole e medie dimensioni, raramente oltre i 50 mila abitanti.

Solo in pochi casi il Dissesto è stato frutto del sopraggiungere di oneri imprevisti, come le condanne ad ingenti risarcimenti, vedi il maxi debito con l’Ato nel nostro caso. Analogamente, i comuni sono ricorsi al Predissesto a causa della difficoltà nel realizzare reali entrate, difficoltà elusa finora attraverso il gettito delle royalties nel nostro caso, al cospetto di una relativa rigidità della spesa.