Si torna a parlare di ex province in Sicilia ed in particolare di elezione diretta delle cariche rappresentative dell’ente intermedio isolano.
Lo fa, soprattutto, Filippo Drago, che sulla scorta della sentenza della Corte Costituzionale, ottenuta nel 2021 in seguito ad un suo ricorso. L’ex Sindaco di Acicastello, asistito dall’avv. Agatino Carriola, ha contestato la legittimità della norme della “Del Rio”, che fa coincidere di diritto il sindaco eletto esclusivamente dai cittadini del capoluogo della città metropolitana, con il sindaco dell’intera città metropolitana (cioè di tutti i comuni compresi senza averlo votato), accolta positivamente dalla Consulta che ne ha dichiarato l’illegittimità.
Anche la nuova Dc di Cuffaro vuole intervenire sulla vicenda, avanzando l’ipotesi di un ritorno al voto popolare. Va però precisato che l’elezione diretta è solo una possibilità. La Corte Costituzionale ha infatti rinviato al Parlamento nazionale la disciplina attraverso una nuova legge che potrebbe ancor conservare l’elezione indiretta. In assenza di quest’ultima, lo Stato chiede alla Sicilia di votare gli organi di governo degli enti intermedi, commissariati da oltre una decina d’anni, sulla base della “Del Rio”.
«Questa vicenda, ovviamente, verrà posta – ha affermato il portavoce del Csag, comitato promotore del passaggio di Gela alla Città metropolitana di Catania, Filippo Franzone (nella foto) – come di interesse primario per i cittadini, perché la rappresentanza deve essere del popolo, i cittadini debbono poter esprimere direttamente i loro rappresentanti, eccetera, eccetera… Ogni qualvolta la politica vuole fare qualcosa, tira in ballo i cittadini, peccato che le iniziative politiche degli ultimi anni si sono rivelate fine a se stesse e mai dirette alla qualità della vita dei cittadini o della libertà degli stessi.
Così si può parlare di tutto sulle ex province regionali, tranne delle variazioni territoriali avvenute ai sensi delle L.R. 8/14 e 15/15, ovvero della volontà espressa dei comuni di Gela e Niscemi di migrare dall’ex provincia di Caltanissetta alla Città metropolitana di Catania; del comune di Piazza Armerina che ha deciso di lasciare il Libero consorzio di Enna per entrare nella Città metropolitana di Catania; di Licodia Eubea che decise di lasciare la Città metropolitana di Catania per aderire al Libero consorzio di Ragusa.
Sui cittadini delle 4 coraggiose città, che sfidando l’Assemblea Regionale Siciliana, hanno deciso di cambiare ente, da anni – ha continuato il portavoce del Csag - è sceso il silenzio più assoluto, trovando una classe editoriale e giornalistica complice della politica regionale, nel soffocare le legittime aspettative.
Da anni la vicenda è approdata nelle aule dei tribunali, che finora si sono espressi sulla forma… ma non sulla sostanza. Quindi, dopo 75 anni di violazione dell’art. 15 dello Statuto della Regione Siciliana, dopo la 9/86, la 8/14 e la 15/15, vedremo uscire fuori – ha concluso Franzone – l’ennesima riforma di vitale importanza per l’economia, la libertà, la vita dei siciliani: il voto diretto per i rappresentanti delle ex province!».