Dopo Rosario Crocetta, un altro gelese è candidato alla Presidenza della Regione siciliana.
Si tratta di Nuccio Di Paola, deputato regionale e capogruppo uscente all'Ars del Movimento 5 Stelle, nonché attuale referente nell'isola dei grillini guidati da Giuseppe Conte. Chiamato a gestire una fase delicatissima del movimento, Di Paola era riuscito a gettare le basi, con il Pd e la sinistra civico-associazionistica di Centopassi, per la costruzione del campo progressista in Sicilia in vista delle elezioni regionali, con tanto di indicazione del candidato unitario a Palazzo d'Orleans attraverso le primarie presidenziali.
Un lavoro a dir poco impegnativo, tessuto in maniera certosina, dapprima minato e poi letteralmente disintegrato, dalla fuoriuscita dei pentastellati dal governo a Roma, con conseguente diaspora interna che ha visto Luigi Di Maio ed altri parlamentari abbandonare il movimento e confluire con il Centro democratico di Tabacci in Impegno civico, in seguito alla caduta di Draghi e la rottura dell'alleanza nazionale con il Pd che doveva affrontare le elezioni politiche previste per la prossima primavera, ma anticipate il 25 settembre prossimo, dopo l’inevitabile scioglimento delle Camere, decretato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
La scelta di non appoggiare la vincitrice delle presidenziali, Caterina Chinnici e correre da soli con Nuccio Di Paola, è stata comunicata da Giuseppe Conte al suo movimento e poi alla stampa e quindi all’opinione pubblica, di fatto, a pochissimi giorni dal deposito delle candidature per le regionali e subito dopo, in effetti, il deposito delle candidature alle politiche.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata, con tutta evidenza, la conferma della presenza di gente vicina Di Maio che il Pd ha ospitato nelle proprie liste per la Camera ed il Senato. A primo acchito, la scelta più ovvia sarebbe stata Barbara Floridia, candidata del movimento alle presidenziali, ma la fedelissima di Conte è stata nel frattempo candidata al Senato, sia al plurinominale che all'uninominale.
Tra Luigi Sunseri e Nuccio Di Paola, il capo politico nazionale ha dunque optato per la figura istituzionale attualmente di riferimento nell’isola, cioè Nuccio Di Paola, che se la vedrà nella corsa alla presidenza della Regione con il candidato del centrodestra Renato Schifani (Fi, Fdi, Lega, Popolari ed autonomisti), la candidata a questo punto solo del centrosinistra, Caterina Chinnici (Pd e Centopassi), il candidato del terzo polo centrista, Gaetano Armao (Azione + Italia viva) ed il battitore libero, Cateno De Luca (Sicilia vera e liste civiche).
Di Paola sa di trovarsi di fronte ad una strada in salita ma non si sente affatto battuto, consapevole che in una competizione maggioritaria secca a turno unico (vince chi prende più voti) se la può giocare in caso di un equilibrio generale tra i candidati.
Un po' quello che successe a Crocetta che però sfruttò allora la frattura del centrodestra, con la candidatura di Miccichè che provocò la sconfitta di Musumeci e Crocetta, per l’appunto, ritrovatosi a godere tra i due litiganti. Invero, però, a rimettere in gioco tutti, tra cui lo stesso Di Paola, potrebbe essere Cateno De Luca. Chi pensa infatti ad uno scarso “appeal” della candidatura di Schifani e quindi mira ad erodere consenso al candidato del centrodestra attraverso il voto disgiunto è, dichiaratamente, proprio De Luca.
Senza considerare l'eventuale contributo distorsivo della candidatura di Armao, figura che difficilmente pescherà nell’elettorato di centrosinistra, sottraendo voti alla Chinnici in termini di voto disgiunto. Insomma, il voto disgiunto ai danni di Schifani potrebbe colmare il gap di vantaggio di cui gode il centrodestra nei sondaggi e annullare o quasi le distanze, rimettendo in gioco tutti. Un qualcosa di clamoroso ma non impossibile, considerata l’estrema mobilità e volubilità dimostrata dall’elettorato nelle ultime competizioni.
Per quanto riguarda, poi, le candidature all'interno delle liste nei nove collegi provinciali per l'elezione all'Ars, nel momento in cui usciamo in edicola mancano poche ore alla scadenza del termine ultimo. Tra i candidati gelesi nel collegio nisseno, la novità potrebbe essere la staffetta, nella nuova Dc, tra il consigliere Vincenzo Cascino, che farebbe così un passo indietro e l'esponente dell'associazionismo locale, Carmelo Migliore, che gli subentrerebbe nella terna. Sarebbe una sorpresa a tutti gli effetti.
In primo luogo, perché con l'apertura di Totò Cuffaro ad alcuni candidati dell'Udc nelle proprie liste per l'Ars, si ipotizzava di un ingresso del segretario provinciale del partito di Cesa, il buterese Silvio Scicolone che invece ha dichiarato di non aver condiviso questo accordo. In secondo luogo, Migliore era dato quasi per certo come uno dei tre candidati nel "terzo polo", in quota Italia viva. E proprio dagli ambienti renziani fanno sapere che non è ancora detta l’ultima parola.
Qualora Migliore dovesse confermare di correre con i cuffariani, per il coordinatore provinciale di Iv, Giuseppe Ventura, rimarrà una casella vacante che dovrà colmare a pochi metri al traguardo, a questo punto anche con un candidato non gelese.
La vicenda è peraltro collegata alla querelle interna a Fratelli d’Italia che ha visto prevalere al fotofinish il coordinatore cittadino, Salvatore Scuvera, il quale ha ottenuto il definitivo lasciapassare per la candidatura all'Ars nel partito della Meloni.
Sicché, a poche ore dalla chiusura delle liste, Pino Federico si ritrova davanti un bivio: non candidarsi o virare verso la nuova Dc, con Migliore che rimarrebbe candidato di Iv. Confermate, per il resto, le candidature di: Peppe Di Cristina nel Partito democratico, Salvatore Sammito in Forza Italia, Rosario Caci nella lista Popolari ed Autonomisti, Roberto Alabiso in Prima l'Italia-Lega Salvini e Marco Maniglia in Sicilia vera di Cateno De Luca.