C'è ancora un gelese tra i tre grandi elettori siciliani che l'Ars ha delegato a rappresentare la Regione siciliana nella votazione per il presidente della Repubblica.
Si tratta di Nuccio Di Paola (nella foto), da poco eletto capogruppo all'Ars del Movimento 5 Stelle e da mercoledì 12 gennaio, delegato dell'opposizione a “Sala d'Ercole” per il voto al colle. Una indicazione che si potrebbe leggere anche come un seria anteprima, se non fossimo in Sicilia, di una designazione che le stesse forze, coalizzate, potrebbe fare nello scegliere il proprio candidato nella corsa alla Presidenza regionale del prossimo autunno.
Sette anni fa, toccò a Rosario Crocetta che, in virtù ed in qualità di presidente della Regione siciliana allora in carica, fu delegato ed inserito nella terna dal Parlamento isolano. «Ringrazio – ci ha risposto Nuccio Di Paola – tutti i 32 colleghi che mi hanno scelto come delegato per la Sicilia all'elezione del presidente della Repubblica.
L’obiettivo di presentare le opposizioni come un fronte compatto è pienamente riuscito. Tra i 15 deputati del “Movimento 5 stelle”, i 7 del “Pd” ed i due indipendenti del gruppo misto (Claudio Fava e Valentina Palmeri) arrivavamo a 24, a cui evidentemente si sono aggiunti 8 deputati di una maggioranza che si è confermata, come in altre occasioni, spaccata. Il presidente Musumeci, che si è fermato a 29 voti, ha dovuto prendere atto del messaggio chiaro e inequivocabile che gli ha mandato l'assemblea regionale siciliana. Un messaggio rivelatosi tanto indigesto che per un intero pomeriggio si è parlato di dimissioni.
Poi in serata è arrivata la notizia dell’azzeramento della giunta, il primo nel corso dell’intera legislatura. Un azzeramento che desta peraltro non poche perplessità – ha poi concluso – perché mai intervenuto prima, nonostante i disastri consumati nella gestione sanitaria, in quella dei rifiuti, vedi anche la situazione economica e così via».
Anche stavolta, in rappresentanza della Regione siciliana, sono stati delegati ad aggregarsi ai senatori e deputati nazionali riuniti nel Parlamento in seduta comune, sia il Presidente della Regione che il presidente dell'Ars, vale a dire rispettivamente Nello Musumeci e Gianfranco Miccichè, con quest'ultimo il più votato grazie a 44 preferenze ottenute, davanti al citato Di Paola e, soprattutto, Musumeci giunto terzo: «non posso non prendere atto – scrive Nello Musumeci in una nota poco dopo diffusa da Palazzo d'Orleans – dell'esito del voto espresso dall'aula e del suo significato politico.
Se qualche deputato, vile e pavido, si fosse illuso, con la complicità del voto segreto, di aver fatto un dispetto alla mia persona, si dovrà ricredere. Perché il voto di questo pomeriggio – ha proseguito – per la gravità del contesto generale, costituisce solo una offesa alle Istituzioni regionali, a prescindere da chi le rappresenta. Nella consapevolezza di avere ottenuto la fiducia del popolo siciliano, adotterò le decisioni che riterrò più giuste – ha chiosato – e le renderò note entro le prossime ventiquattrore».
Si sbagliava chi aveva interpretato queste parole come l'anticipo di dimissioni. Non è passato molto infatti ed in diretta “facebook”, Musumeci ha annunciato di aver azzerato la giunta regionale e di voler mettere su, dopo un giro di consultazione con i partiti, la squadra che lo accompagnerà fino al termine del mandato. Il presidente della Regione ha individuato in 8, i franchi tiratori della maggioranza in aula, definendoli «sciagurati».
Come sopra anticipato, il presidente della Repubblica viene eletto dal Parlamento in seduta comune (tutti i deputati e senatori insieme), integrato dai delegati delle Regioni, che sono tre consiglieri per ogni regione, con l'eccezione della Valle d'Aosta, che ne nomina uno solo (per un totale di 58 delegati). Il mandato dura 7 anni. Può essere eletto ogni cittadino italiano che abbia compiuto i cinquanta anni di età e che goda dei diritti civili e politici.
La sua residenza è il palazzo del "Quirinale" dall'omonimo colle (uno dei 7 colli di Roma). Il 3 febbraio 2015 fu eletto capo dello Stato, il palermitano Sergio Mattarella, oggi ottantenne, dodicesimo presidente della Repubblica. Lunedì 24 gennaio si terrà il primo voto al Parlamento in seduta comune e, fino al terzo scrutinio, ci vorrà la maggioranza dei due terzi dei voti.
La sola maggioranza assoluta, invece, a partire dal quarto scrutinio in poi. Si tratterà dell’ultima volta in cui saranno chiamati al voto oltre mille, tra senatori, deputati e delegati regionali, considerato che dalle elezioni politiche del prossimo anno, entrerà in vigore la riforma che ha dimezzato il numero dei parlamentari nazionali.