In regione è già passata la metà del mandato elettorale e si comincia a pensare all’appuntamento dell’autunno 2022, anche perché con un Musumeci di cui si vocifera la non volontà a ricandidarsi alla presidenza, quella di una chiusura – magari leggermente – anticipata della legislatura, diventerebbe un’ipotesi plausibile, considerate esperienze passate in cui non sono mancate sorprese e colpi di scena (apparentemente) improvvisi. Insomma, è bene iniziare a prepararsi, in ogni caso.
Per chi pensa di essere già ben accasato, si tratta di lavorare all’interno del partito/movimento per aggregare più “grandi elettori” e militanti possibili. Invero, c’è chi ha iniziato a farlo già all’indomani dell’esito del voto autunnale del 2017. Chi non trova spazio dentro il proprio partito e, soprattutto, chi è fuori dall’orbita dei partiti che vanno per la maggiore, comincia a guardarsi attorno con molta più attenzione. Si tratta, infatti, di una scelta molto delicata: sbagliarla grossolanamente può rivelarsi più di una semplice battuta d’arresto ed avere, invece, conseguenze devastanti sul piano della carriera politica.
Non bisogna quindi stupirsi più di tanto alle notizie di nuovi ingressi, passaggi e posizionamenti. E’ un lavoro di tessitura utile alla causa che dev’essere, per il momento, negata, nascosta e tenuta debitamente lontana dai riflettori. Ma a ben guardare, per chi non è nuovo al gioco della politica, alla fine i conti sembrano tornare. Le indiscrezioni non mancano ed i nomi che circolano nei corridoi ci sono già. E non sono pochi. Inutile cercare di contattarli per chiedere conferma, la smentita sarebbe automatica, perché non ammetterebbero mai se ci stanno pensando davvero e che si stanno organizzando in tal senso, giacché facendolo oggi, brucerebbero ogni opportunità di candidatura.
Nell’ambito dell’amministrazione, chissà perché poi, il nome più gettonato è quello del vicesindaco ed assessore allo sviluppo economico, Terenziano Di Stefano. Trattasi di una potenziale candidatura, ambita presumibilmente più da altri che dallo stesso. Di Stefano non ha un partito ed è leader di un movimento locale, non regionale. Alle condizioni attuali, stante la legge elettorale in vigore, non ha alcuna possibilità di candidatura.
Cionondimeno, il successo ottenuto dalla lista alle amministrative ed il lavoro, nonché la personalità politica, mostrata dal vicesindaco in questi mesi, potrebbe aver catturato l’attenzione di partiti in grado di presentare una lista in ogni collegio provinciale e concorrere, o provare a concorrere, per superare lo sbarramento a livello regionale. Non a caso nei mesi passati, c’è stato un contatto con il nuovo partito di Renzi, Italia viva, che sta lavorando per radicarsi nei territori e che ha trovato alla fine nell’ex assessore, già Pd e Sicilia Futura, Giuseppe Ventura, il suo referente locale. Di Stefano ed il movimento “Una buona idea” per ora non ne vogliono sapere e potrebbero continuare a rivendicare la propria iniziativa autonoma anche più avanti: l’unica strada possibile, a quel punto, diventerebbe individuare il candidato alla presidenza di gradimento ed entrare nella omonima lista provinciale.
Identico il discorso per il sindaco Lucio Greco, leader di un movimento locale, come Un’altra Gela. I più maliziosi, però, insistono che allo stesso, in quanto uomo senza tessera di partito e sindaco della città più popolosa della provincia, sia stata offerta la possibilità di elezione (di secondo grado) a presidente del libero consorzio nisseno, quando mai decideranno a Palermo di fare svolgere suddette elezioni, dopo quasi una decade di commissariamento delle ex province regionali.
E sempre in ambito istituzionale, altro nome che circola è quello del presidente del consiglio comunale, Salvatore Sammito, eletto nella lista del sindaco Un’altra Gela, da sempre liberale ma da anni in orbita forzista e si dice che a spingere per una sua candidatura sarebbe l’ala siciliana di Forza Italia che ha fra i principali esponenti l’assessore regionale alle infrastrutture, Marco Falcone.
Rimanendo nell’ambito della maggioranza, altro nome spendibile potrebbe essere quello di Giuseppe Morselli, anch’egli eletto nella lista ammiraglia del primo cittadino, Un’altra Gela, ma in quota Sicilia Futura. Per il momento, Morselli non ha ufficialmente aderito a Italia viva. Anche per Morselli, facendo parte di una lista civica non fagocitata dai partiti, pertanto, il discorso non cambia: la soluzione potrebbe essere la lista del candidato alla presidenza, o una lista di aggregazione dei centristi dove entrerebbero i renziani, una volta accortisi di non essere ancora in grado di partecipare competitivamente alle regionali con proprie liste.
Del resto, la corsa al centro sarà il leit-motiv delle prossime regionali. Tenendo conto dell’elezioni passate, nel solo collegio di Caltanissetta, ballano ben diecimila voti di moderati, tra futuristi e centristi con Micari presidente, schieratisi col centrosinistra e molti di più, tra Udc, Popolari ed Autonomisti, schieratisi nel centrodestra con Musumeci alla guida.
E così come viene data per certa la ricandidatura del miccicheiano Michele Mancuso in Forza Italia, nel “Partito democratico” destinato a raccogliere il testimone da Giuseppe Arancio sarà Giuseppe Di Cristina, attuale segretario locale dei dem e, secondo molti, segretario provinciale in pectore del partito di Zingaretti. I numeri e le condizioni ci sono tutte.
Essenziale evitare altre due candidature estremamente competitive che lo affiancheranno nella lista, ma utili invece ad aiutare lo stesso Di Cristina ad accaparrarsi il seggio eventualmente assegnato al suo partito, ripetendo la partita giocata e vinta con la riconferma di Arancio contro ogni pronostico populista alle scorse regionali. E questo perché, allo stato dell’arte, verosimilmente il Pd è l’unico partito nel collegio nisseno sbilanciato maggiormente a Gela rispetto a Caltanissetta.
Nelle fila delle opposizioni si fa avanti la potenziale candidatura del consigliere comunale Totò Scerra (in alternativa a Pino Federico) che potrebbe optare per la lista del candidato alla presidenza, ovvero per una delle due liste di centrodestra oltre Forza Italia, vale a dire Lega e Fratelli d’Italia. Nel qual caso, la logica farebbe supporre il partito della Meloni. Nel partito di Salvini, l’onorevole Pagano piazzerà molto probabilmente il nisseno, fedelissimo, Oscar Aiello.
Ne deriva dunque, la possibilità solo di candidature di servizio per Gela ed il suo comprensorio. Lo stesso dicasi, sostanzialmente, per il movimento 5 stelle. Dopo il boom a Gela, i grillini oggi sono molto più forti a Caltanissetta con in carica un viceministro e leader storico non solo provinciale del movimento, come Giancarlo Cancelleri (per due volte candidato alla presidenza della regione), accanto il sindaco del capoluogo nisseno che è il pentastellato Roberto Gambino.
Anche in questa occasione i soliti maligni sono convinti che i due Cancelleri, fratello e sorella, faranno a cambio, con il primo che tenterà per le nazionali e la seconda per le regionali. Senza considerare quello che potrebbe rivelarsi l’asso della manica di “Rousseau”: il marito in sostituzione di Azzurra. Fantapolitica? Chissà, era fantapolitica anche quando nel movimento di Grillo dicevano che se avessero preso il governo del paese, il portavoce e responsabile della comunicazione sarebbe stato l’ex gieffino, Rocco Casalino. In uno scenario del genere, dunque, Gela avrebbe il candidato o i candidati locali del movimento alle regionali, come fu per gli attuali deputati regionali Nuccio Di Paola e Ketty Damante, ma il primo in lista arrivò Cancelleri. A meno di un tracollo, al movimento dovrebbe scattare un seggio nel collegio nisseno, anche se stavolta sarà solo quello.
Andando oltre le indiscrezioni ed i nomi, in ultima analisi, ciò che dovrebbe rilevare è proprio l’importanza dell’asse di equilibrio interno ai partiti, nell’ambito del collegio provinciale. E lo ribadiamo, ad oggi, con la sola eccezione del Pd, la fortissima impressione è che l’asse in tutti gli altri partiti sia sbilanciato a favore del capoluogo nisseno. Vale la pena di ricordare che accedono all’Ars i partiti che superano lo sbarramento regionale. I seggi vengono assegnati per collegi provinciali e nel collegio nisseno ne vengono assegnati tre. I tre seggi vanno i primi tre partiti (che hanno superato lo sbarramento regionale) con più consensi. All’interno di ciascuno dei tre partiti, il seggio viene poi attribuito al candidato (dei tre schierati) che ha ottenuto più preferenze.
Per cui, se proprio non ce la fate a non pensarci, ad organizzarvi, a posizionarvi, in netto anticipo rispetto alla scadenza naturale (ottobre 2022) mettendo in dubbio o in tensione equilibri di maggioranza, di governo, di sottogoverno, di opposizione e quant’altro, sarebbe più consono farlo, quantomeno, per una candidatura vera, che punti all’elezione e non una candidatura di “servizio” o utile solo a portare acqua al mulino del candidato nisseno.