Siamo alle solite. A dare una mano ai nisseni, ecco scendere in campo gli ascari di Gela. Succede di nuovo. Succede che – fissate le elezioni provinciali per il prossimo aprile – i comitati referendari dei comuni che avevano scelto democraticamente di staccarsi da Caltanissetta (Gela e Niscemi) e da Enna (Piazza Armerina) e di aderire alla Città Metropolitana di Catania, hanno potuto attivare il ricorso al Tar per chiedere il rispetto della volontà popolare dei cittadini dei comuni interessati.
Si aspettavano che il Comune di Gela, in particolare – che pure si era espresso come gli altri per l’adesione a Catania – presentasse un ricorso “ad adiuvandum”, che invece non c’è stato. Ragioni di opportunità – è stato detto – in vista delle elezioni di aprile. Un alibi per il portavoce dei comitati referendari Filippo Franzone (foto).
E’ stato depositato dai comitati promotori di Gela, Niscemi e Piazza Armerina, il ricorso alla delibera di giunta regionale, approvata a metà gennaio, che ha fissato per il 19 aprile prossimo le elezioni di secondo grado dei presidenti e dei consigli dei liberi consorzi di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani, nonché dei consigli metropolitani di Palermo, Catania e Messina.
Il deposito si è reso necessario perché, in materia elettorale, il ricorso al provvedimento amministrativo impugnato va presentato entro 30 giorni dalla sua approvazione. Ciò, nonostante mercoledì sera, al termine della seduta n. 175 dell’Ars, in aula si è votato contro il non passaggio all’esame degli articoli proposto dalla prima commissione che aveva bocciato il ddl di rinvio delle elezioni al 30 settembre.
Con questa votazione a Sala d’Ercole, l’aula ha deliberato il ritorno in commissione affari istituzionali del ddl per un nuovo riesame. A chiarirne i motivi è stata l’assessore alle Autonomie Locali, la forzista Bernadette Grasso (vicina al presidente Ars Gianfranco Micciché, così come il presidente della Prima Commissione, Stefano Pellegrino, che ha prodotto il ddl) secondo la quale nella conferenza capigruppo sono emersi alcuni nodi tecnici da sciogliere, relativi alle percentuali assegnate per fasce di popolazione ai comuni e la circostanza che vede ancora comuni che non si sono rinnovati applicando la riforma della riduzione del numero dei consiglieri creando così una discrepanza con quei comuni che hanno già ridotto i rispettivi civici consessi secondo riforma.
Nella prossima settimana dunque, la prima commissione valuterà la possibilità di rinvio delle elezioni, ancora una volta. Anzi, sulla base delle criticità tecniche rilevate nella conferenza dei capigruppo e riportate in aula dall’assessore Grasso, difficilmente sanabili nel breve lasso di tempo che rimane, l’ipotesi di un nuovo rinvio è molto probabile. Ma non è una novità per i comitati promotori: «non è la prima volta che utilizzano queste scuse per rinviare le elezioni – ci spiega Filippo Franzone, portavoce dei comitati ricorrenti e coordinatore del Csag – e noi lo sappiamo bene perché siamo stati i primi a segnalare tali incongruenze.
Ma noi siamo testardi, ci abbiamo fatto il callo e rimaniamo sempre, costantemente, sul pezzo. Non ci fregheranno. Sì, siamo testardi – prosegue – perché dopo il ddl di iniziativa popolare per l’istituzione della Provincia di Gela, non passato all’esame dell’Ars, non abbiamo mollato. Siamo testardi, perché dopo l’adesione al Libero Consorzio di Catania, tramite delibera consiliare e referendum confermativo, subendo il cambiamento delle regole a risultato ottenuto, non abbiamo mollato. Dopo la delibera consiliare di adesione alla Città Metropolitana di Catania, e il non passaggio all’esame dei ddl di variazione territoriale da parte dell’Ars, non abbiamo mollato. Siamo testardi, anche perché dopo centinaia di incontri con le “grandi” personalità siciliane abbiamo capito che in queste condizioni e con il materiale umano d’estrazione politica in circolazione non c’è futuro, infatti ci siamo rivolti ai legali».
Un ricorso che ha visto però i comuni non aderire. Per il sindaco di Piazza Armerina, non era un mistero: non avrebbe mai impugnato un atto firmato dal “padrino” Nello Musumeci, presidente della Regione. Inoltre il sindaco Cammarata non ha nascosto il proposito di candidarsi alla presidenza del Libero consorzio di Enna. Anche il primo cittadino niscemese Conti ha preferito non aderire al ricorso, esprimendo una posizione attendista che ritiene più consona ad un’istituzione come quella comunale, ligia al rispetto dei ruoli e delle sentenze, in questo caso del Tar, sia essa di accoglimento del ricorso, che di non accoglimento.
Diverso il discorso per il sindaco di Gela, Lucio Greco. A differenza dei colleghi di Niscemi e Piazza Armerina, la difesa della volontà popolare nel passaggio alla città metropolitana, è uno dei punti del programma che ha presentato agli elettori. Questo ha creato un certo imbarazzo nel primo cittadino, tanto da riunire la maggioranza per discuterne. Nella riunione, aperta anche ad un paio di componenti del comitato promotore gelese, solo i civici capitanati dalla coppia Salinitro-Ferrara, ha spinto per l’adesione al ricorso, rispettando non solo un punto del programma, ma anche un punto discriminante della lettera di intenti con cui fu siglato il Patto civico, da cui nacque la candidatura di Greco.
Le altre forze invece, dal “Partito Democratico” (era presente il capogruppo Gaetano Orlando) a “Forza Italia” (erano presenti il capogruppo Carlo Romano e l’assessore Nadia Gnoffo), da “Una Buona Idea” (erano presenti il capogruppo Davide Sincero ed il segretario politico Rino Licata) ad “Un’Altra Gela” (erano presenti il capogruppo Peppe Morselli ed il presidente del Consiglio Totò Sammito), da “Impegno Comune” (erano presenti l’assessore Ivan Liardi e la consigliere eletta nella lista Valeria Caci) al neonato gruppo consiliare “Libera Mente” (era presente il consigliere Diego Iaglietti), nel manifestare apprezzamento e sostegno per la battaglia condotta dai comitati, hanno ritenuto più opportuno, sotto il profilo della “tattica” politico-elettorale, non aderire ad un ricorso che rischierebbe di delegittimare il ruolo ed il peso che il Comune di Gela merita di esercitare in un’eventuale partecipazione alle elezioni di secondo grado nell’ex provincia nissena.
Insomma, tra i dubbi sul rinvio o meno delle elezioni, l’assenza delle altre due amministrazioni e la possibilità che il ricorso non venga accolto, la maggioranza quasi unanime (salvo l’eccezione di “Siciliani verso la Costituente”) ha suggerito al sindaco Greco una scelta di cautela che lo stesso ha accolto, prendendo atto dell’indirizzo generale.
Miglior alibi sulla vicenda, in definitiva, il primo cittadino gelese non poteva sperare: « è evidente – commenta Franzone – che il sindaco e la sua maggioranza in questa fase pensano e si proiettano alle elezioni del Libero Consorzio di Caltanissetta, in un’ottica diametralmente opposta alla nostra. Magari pensano di poter ambire alla carica di presidente del Libero Consorzio di Caltanissetta, ma ricordiamo loro che siamo di fronte all’ultimo degli enti intermedi italiani per qualità della vita nella classifica pubblicata annualmente dal Sole 24 Ore. Un ex provincia tutt’altro che ricca, opulenta e produttiva.
Può darsi che loro pensino che tale carica possa dare maggior risalto a quella di sindaco, ma visti i precedenti (Collura e Federico), c’è poco da esaltarsi. E visto che Greco non è uno dei sindaci dei micro comuni dispersi nel vallone, con problematiche risibili paragonate a quelle di un centro di oltre 70.000 abitanti, come Gela, cioè il centro più popoloso ma non capoluogo, penalizzato giorno dopo giorno da un capoluogo “pigliatutto”, una città con tante problematiche ed emergenze dove, stando ai precedenti, il lavoro di un solo sindaco non può bastare, come intenderebbe Greco farsi carico delle vertenze, lamentele, bisogni e quant’altro di una ventina di comuni? Bah – conclude il portavoce del Csag – nutriamo seri dubbi».
Ancora una volta quindi, “società politica” e “società civile” viaggiano sue binari diversi e paralleli ma che non si incrociano mai.
«Personalmente – svela Filippo Franzone – mi sono fatto l’idea che una classe dirigente cittadina che conta una minoranza di affezionati, intorno ai 5000 gelesi e pari quindi ad un 7% della popolazione, così tanto litigiosa al suo interno, ma lesta a ricompattarsi contro il restante 93% e netta maggioranza della popolazione. Una assoluta minoranza, autoreferenziale, che dirige solo i bisogni e le istanze di se stessa per dimenticare sempre le istanze del restante 93%.
Ma può capitare che in quel 93%, qualcuno si incaparbisca al punto tale da intestardirsi, muovendosi ed agendo come nel 2009-2010, con la proposta popolare per Gela Provincia, oltre 18.600 firmatari certificati dalla Regione; come nel 2014 e nel 2015 con oltre 2.000 cittadini che hanno assistito per due volte in consiglio comunale e fuori, alle delibere di adesione a Catania; senza considerare al referendum del 2014, gli oltre 23.800 votanti. Tutto ciò dovrebbe bastare a far riflettere… e invece no! Quel 7% non sente, non vede, ma soprattutto non capisce! La nostra è una mission onerosa, pesante, ma riconosciamo una determinazione sull’argomento che non ha mai avuto eguali in questa città. Abbiamo tanto coraggio e tanta forza ancora, noi siamo gelesi, quelli veri!».