Intesa raggiunta tra l'Assemblea territoriale idrica (Ati), Siciliacque ed Eni affinché Gela non abbia più a che fare in futuro con carenze idriche prolungate nei giorni, come l'ultima avvenuta la scorsa estate.
Siciliacque ha sostanzialmente riconosciuto che a Gela c'è un problema di adduzione, con l'aggravante di una rete vetusta. Basta una rottura per paralizzare un grossa fetta perimetrale di approvvigionamento idrico e creare una "crisi" che risulta paradossale se si pensa ad una città che si affaccia al mare.
«Sull’intesa – si legge nella nota inviata ai media dal Comune di Gela – c’è la firma del presidente di Raffineria Francesco Franchi, che ha detto sì all’acqua del Ragoleto per Gela. Potrebbe essere usata anche quella dei pozzi Pantanelli, ma solo con l’autorizzazione di Asp. Eni ha dato piena disponibilità a sostenere la città, con le forniture in caso di emergenza. Soddisfatto il primo cittadino Lucio Greco (foto a sinistra): Ho sempre lavorato affinché Gela superasse momenti di crisi. Mai trovate soluzioni in passate. Venerdì scorso incontro con Siciliacque, Caltaqua ed Eni individuato soluzioni perché la città rimanga senz’acqua».
Sull'accordo abbiamo contattato anche il Sindaco di Niscemi, l'avv. Massimiliano Conti, (foto a destra), in qualità di presidente Ati: «francamente – sottolinea Conti – fare scaturire una crisi sistemica nell'adduzione, a causa della rottura di un tubo, era un qualcosa di assolutamente inaccettabile. Sicché, abbiamo individuato tre distinte soluzioni. La prima è il residuo d'acqua della diga Ragoleto, con disponibilità assicurata da Eni, di concedere fino a 100 litri d'acqua al secondo.
La seconda è l'attivazione di una condotta di Siciliacque che proviene da Aragona, nell'agrigentino, già operativa dal 1 aprile del 2019 e che può assicurare un flusso fino a 120 litri al secondo. La terza è la riserva che Eni mette a disposizione per 60 ore». E su Niscemi? «la situazione a Niscemi - sottolinea il primo cittadino niscemese - è normalizzata da tempo, rimane il problema delle bollette esose». Sulla continuazione fino a scadenza di convenzione ovvero interruzione definitiva ed anticipata del rapporto con Caltaqua, la risposta del Presidente Ati è secca e perentoria: «decideranno i sindaci».
Va precisato che l’Ati, come il precedente Ato CL6, è composta da tanti soci quanti sono i comuni del Libero consorzio di Caltanissetta, più lo stesso ente intermedio. Uno non vale uno, nel senso che ogni comune socio è detentore di una quota proporzionale alla popolazione e quindi all’utenza idrica. Nel deliberare nell’Ati, pertanto, il voto dei sindaci (rappresentanti dei comuni soci) varrà per la percentuale rispondente alla quota societaria.
La distribuzione delle quote in termini percentuali nel precedente consorzio d’ambito territoriale idrico nisseno era la seguente: Gela 23.94; Caltanissetta 20.11; Provincia Regionale Caltanissetta (oggi Libero consorzio di Caltanissetta) 10.00; Niscemi 9.11; San Cataldo 7.66; Mazzarino 4.10; Riesi 3.81; Mussomeli 3.73; Sommatino 2.60; Serradifalco 2.12; Santa Caterina Villarmosa 2.01; Butera 1.77; Delia 1.44; Vallelunga Pratameno 1.27; Campofranco 1.20; Milena 1.14; Resuttano 0.82; Marianopoli 0.78; Villalba 0.63; Montedoro 0.59; Sutera 0.54; Acquaviva Platani 0.41; Bompensiere 0.22.
Per completezza d’esposizione è opportuno ricordare che ai sensi dell’Art.5 comma 4, non cassato dalla Corte Costituzionale e quindi pienamente in vigore, «le Assemblee territoriali idriche, anche al fine di consentire il più rapido allineamento delle attuali gestioni alle finalità ed agli obiettivi della presente legge, valutano la sussistenza dei presupposti per l’eventuale revoca delle aggiudicazioni e degli affidamenti effettuati sulla base della normativa abrogata con i decreti del Presidente della Repubblica 18 luglio 2011, numeri 113 e 116, nonché ai sensi dell’articolo 49 della legge regionale 12 maggio 2010, n. 11 e comunque nel rispetto della normativa vigente, adottando i conseguenti provvedimenti».