Tanto fumo e niente arrosto. O meglio, un arrosto immangiabile e indigesto per la democrazia italiana. R’ ciò che si sta verificando in questi giorni con le decisioni assurde delle forze politiche.
Il taglio dei parlamentari, presentato dai Cinquestelle come una grande vittoria, contribuirà a restringere gli spazi democratici nel nostro Paese.
E’ una grande presa in giro, ad iniziare dall’idea che i parlamentari in Italia fossero troppi: è un falso, perché la percentuale, in rapporto agli elettori, era in linea con Francia, Spagna, Germania ed altri Paesi europei.
Il risparmio sarà esiguo: poco più di 70 milioni all’anno, ma crescerà lo strapotere delle segreterie di partito, quelle che con l’attuale legge elettorale stabiliscono i nomi dei parlamentari da mettere in lista e da fare votare dal popolo bue senza possibilità di esprimere preferenze. Tutti i partiti, tranne Più Europa, hanno votato a favore, spaventati dalle conseguenze mediatiche di un voto contrario.
Il paradosso è che, a fronte di risicati risparmi, la “casta” che si vorrebbe eliminare assumerà ancora maggiori poteri, e verrà ancor più ridotto il rapporto tra elettori ed eletti. Certo, ora ci parlano di altre misure a contorno, di “pesi e contrappesi”, di nuova legge elettorale, ma solo gli ingenui ci possono credere: la veritò è che in Italia diminuisce la democrazia.
Che pena pensare alle abissali differenze tra i Pertini, i Nenni, i Berlinguer, i Moro, i La Malfa, i Malagodi, tutti uomini di Stato con il senso del Paese, pur se con differenti posizioni. Oggi siamo gestiti dal bibitaro Di Maio (a capo di uno stuolo di incompetenti), da un segretario Pd le cui idee si rigirano come un tornello della metropolitana, da un segretario leghista che assomiglia sempre più a un bulletto di quartiere, e via di questo passo. Tutte messe figure, altro che statisti!
Nella manovra che il governo sta preparando non ci sono, a quanto pare, misure per la crescita, né si prevedono le ingenti risorse necessarie per far ripartire il Mezzogiorno. Ma c’è una grande novità che si sta preparando, udite udite: il voto ai sedicenni.
Partiamo da una premessa: i sedicenni votano solamente in otto Paesi in tutto il mondo, e forse un motivo ci sarà. La maggiore età a 18 anni, ed il conseguente diritto di voto, è stata introdotta in Italia nel 1975, ed è stata una grande e sofferta vittoria per i giovani, vittoria alla quale noi giovani del tempo contribuimmo con numerose manifestazioni, assemblee, comizi. Ma i diciottenni di allora, c’è poco da dire, erano un po’ più coscienti politicamente.
Qualcuno di queste testine luminose della politica nazionale mi vuole spiegare che cosa ne capisce un sedicenne di oggi di politica? Possiamo fare tutti i sondaggi che volete, ma il novanta per cento dei sedicenni potrà darvi lezioni di rap, di tatuaggi, di spritz, di smartphone, ma non sarà in grado di discernere tra forze politiche, linee di azione, programmi: riesce ormai difficile anche a chi è navigato e vaccinato, figuriamoci a un sedicenne!
Attenzione quindi a questa gente che sta pian piano distruggendo il sistema democratico: chi ha ancora un po’ di buon senso non può far passare queste subdole manovre, che portano a risultati opposti a quelli che sbandierano e vogliono propinarci. Personalmente, se si organizzerà un referendum abrogativo del taglio dei parlamentari, sarò in prima linea. In quanto al voto ai sedicenni, mi auguro che si faccia marcia indietro: il voto a diciotto anni basta e avanza.