In Italia si ritorna alla politica “dell’orticello”, quella divisiva, quella nella quale un presunto “capopopolo” (o presunto “leader”) raggruppa una manciata di “peones”, per lo più senza storia e senza nerbo, e fonda un nuovo movimento politico, nell’intento di racimolare una piccola fetta di potere o di tenere sotto scacco i partiti più grossi.
Se a ciò aggiungiamo l’anomalia dei partiti “personali”, la situazione è sicuramente grave. La politica “dell’orticello”, in verità, non si è mai fermata. Dal Pd, negli ultimi tempi, si sono scissi Articolo Uno e “Liberi e Uguali”, da Forza Italia è uscito Parisi col suo “Energie per l’Italia”.
Oggi abbiamo due nuove formazioni, naturalmente nate “per il bene del Paese”: il movimento “Cambiamo” del governatore ligure Giovanni Toti, e “Italia Viva”, del pinocchietto Renzi, che comunque (“stai sereno, Zingaretti”) appoggerà il governo giallorosso fino a quando ne avrà convenienza.
Aumenta quindi la possibilità di scelta per gli elettori italiani, salvo a comprendere le pregnanti differenze nei programmi e nelle politiche dei vari movimenti: qualcuno è in grado di spiegare le differenze tra Forza Italia, Cambiamo ed Energie per l’Italia?
Naturalmente, a cascata, i nuovi movimenti andranno ad assestarsi “nei territori”. Ci saranno quindi nuove opportunità per qualche politico locale che vorrà coltivare il proprio “orticello” per ricevere in cambio qualche briciola di beneficio. In Sicilia, per esempio, pare che la truppa di Cardinale, col suo “Sicilia Futura”, si stia preparando a salire sul carro renziano. A conferma che molti, molti politici “dell’orticello” sono braccia rubate all’agricoltura.
Nella nostra amata città (si è visto alle recenti amministrative)il panorama politico è già parcellizzato in vari partiti, gruppi e movimenti. Qualcuno si è unito in un’unica lista, ma dopo il voto quasi tutti hanno trovato il modo di marcare le differenze: tu coltiva pomodori, ma nel mio orticello io coltivo zucchine.
Rimane, come sempre, il problema di come risolvere le necessità dei cittadini, a cui poco interessa delle alchimie della politica e che invece attendono risposte concrete da chi è pagato per favorire decoro urbano, crescita e sviluppo.
E a proposito di decoro urbano, mi è piaciuta l’idea (se praticabile a norma di legge) di utilizzare i percettori del reddito di cittadinanza per dare una bella ripulita alle strade e alle aree verdi della città. Del resto, chi ha il reddito di cittadinanza ha l’obbligo di prestare lavoro (che nelle nostre zona non esiste), quindi vada pure a lavorare per dare un contributo alla città.
Il problema dei rifiuti abbandonati e non raccolti continua a non essere risolto, la Tekra non è opportunamente controllata e non c’è personale comunale per potere scoprire e sanzionare gli incivili. Quindi un aiuto da chi percepisce denaro della comunità è quanto mai positivo ed opportuno.
E se proprio non riusciremo in questo, potremo prendere esempio dai nostri cugini di Mazzarino, che hanno realizzato un torrone di un chilometro lineare per entrare nel Guinness dei primati mondiali. Potremmo raccogliere tutti i sacchi e sacchetti di immondizia abbandonati e metterli in fila per tre o quattro chilometri: il Guinness a Gela sarà una volata, della serie “Ci piace vincere facile”…