Hanno battezzato l'intesa tra Pd e Fi a Gela, come il Patto del Nazareno in salsa gelese.
Alcuni lo hanno definito addirittura il Patto dello scandalo. Il Pd locale ha dovuto fare di necessità virtù ed in effetti, numeri e circostanze sembrano dargli ragione, in una prospettiva che vuole andare oltre l'accordo elettorale.
«Dopo la breve parentesi Messinese – ci ricorda Peppe Di Cristina, segretario cittadino dem – siamo tornati forza di governo in città, come ci ha riconosciuto il sindaco Greco che ringraziamo per aver assegnato le deleghe, peraltro pesantissime, a Grazia Robilatte prima della seduta di insediamento del civico consesso, nel quale sarà costituito il gruppo consiliare Pd, con Gaetano Orlando capogruppo - così come ha deciso la direzione – e Alessandra Ascia in Commissione Bilancio.
Tutti i candidati della lista hanno deciso di tesserarsi e ci apprestiamo ad affrontare la fase congressuale di settembre con le porte spalancate a chi vorrà unirsi, pronti a dialogare con tutti coloro non ostili al governo cittadino ed al modello alla base scelto, ribadendo la nostra fisionomia di partito aperto».
A differenza del Pd, alle scorse amministrative Fi non ha solo rinunciato al simbolo ma si è pure presentata divisa e tale divisione permarrà anche dopo: «Sono state fatte scelte – ci dichiara il già deputato all'Ars e presidente della Provincia, Pino Federico – che l'elettore ha valutato con il voto, delegando chi al governo e chi all'opposizione. Noi siamo rimasti fedeli a quella scelta fatta, fino all'ultimo minuto di campagna elettorale e lo saremo anche in consiglio comunale con il gruppo Avanti Gela.
L'astensionismo è stato una sconfitta per la città. La politica non è più credibile, per cui non sovvertiremo il responso delle urne. A livello periferico, il nostro progetto continua e riceve adesioni in alcuni comuni vicinori. Attendiamo gli assetti che si configureranno a livello regionale e nazionale per capire con chi e su cosa rapportarci».