Elezioni europee ‘19, radiografia di un voto

Elezioni europee ‘19, radiografia di un voto

A Gela il dato inconfutabilmente eclatante, come alle precedenti europee, si conferma quello dell'astensionismo.

Hanno votato 16.604 gelesi per una percentuale pari al 27,37% (5 anni fa l'affluenza fu del 29,71%). Siccome per chi scrive la politica è una scienza, ci pare poco serio affermare che la Lega sia il primo partito in città, allorquando si reca alle urne grossomodo un quarto degli aventi diritto. Parimenti, asserire che in città sono "tutti pazzi per Salvini", primo per preferenze con solamente 2508 voti ottenuti, ci sembra una evidente forzatura.

Peraltro, in un campione così ristretto di votanti, quella tra i due partiti di governo, ossia Lega e M5S, a Gela è stata una sfida finita sostanzialmente in pareggio, giacché a dividere i salviniani dai grillini sono stati solo 4 voti (Lega 4234, Movimento 5 Stelle 4230). Un po' più rilevante (ma solo un po') semmai il raffronto con i voti di lista di un mese fa alle amministrative: quasi un migliaio quelli in più per i pentastellati, qualcosa ancor di più per i leghisti.

Ma, nell'ipotesi che si fosse votato in Sicilia contestualmente alle europee, confermando (con tanto di punto interrogativo) le coalizioni schierate, sarebbe cambiato poco o nulla per i candidati a sindaco Spata e Morgana, mentre a beneficiarne sarebbero state le liste di Lega e M5S che avrebbero avuto verosimilmente un seggio in più nella distribuzione degli scranni del civico consesso alle opposizioni (a scapito rispettivamente di Udc e Ripartiamo da Zero). In linea, con le dovute proporzioni, il risultato di Fratelli d'Italia tra amministrative ed europee.

Impossibile il raffronto per partiti come Forza Italia e Pd che si sono presentati senza simbolo alle scorse amministrative. Per ragioni diverse si tratta di due partiti a livello locale in difficoltà (nella ricomposizione delle divisioni i berlusconiani, nella riorganizzazione anche identitaria e nella conseguente selezione delle candidature i dem) ed il dato delle europee, l'unico che fa fede, è tutt'altro che esaltante (Fi con dentro Cantiere Popolare 2904 voti, Pd 1804), addirittura impietoso per il Partito Democratico se lo raffrontiamo a cinque anni fa (allorché ottenne a Gela quasi settemila voti, meno di un semestre prima la firma del "famigerato" protocollo Eni).

Un cenno a parte lo merita, infine, il Popolo della Famiglia, decisamente trascinato in questa occasione dall'ottimo risultato incassato dal gelese Fabio Nalbone, risultato quarto per preferenze (ben 1324, sui 1424 voti di lista) dietro solo al già citato Salvini, ai "duellanti" grillini, Corrao e Giarrusso, davanti a gente come Berlusconi, Meloni, Romano, Milazzo, Stancanelli e tutti gli altri, compresi quelli del Pd come Bartolo e Chinnici campioni del voto nella circoscrizione.

Sul piano regionale il Movimento 5 Stelle si conferma il primo partito (31,18%). Lo è pure nell'intera circoscrizione insulare, aggiungendo cioè la Sardegna alla Sicilia (29,85%). La Lega cresce sensibilmente ma non sfonda: nell'isola (20,77%) come nell'intera circoscrizione (22,42%). Forza Italia meglio in Sicilia (16,99%) che nella circoscrizione (14,77%). Il contrario per il Pd: più debole in Sicilia (16,63%), meglio nella circoscrizione (18,48%). Bene Fratelli d'Italia che rispetto a 5 anni fa raddoppia (ed anche più) la base di consenso, passando dal 3,24% al 7,56% in Sicilia e dal 3,31% al 7,28% nella circoscrizione.

Sono questi i cinque partiti che conquistano gli 8 seggi della circoscrizione insulare e gli eletti sono: Dino Giarrusso e Ignazio Corrao per i 5 Stelle; Matteo Salvini (candidato in tutte le 5 circoscrizioni) e Annalisa Tardino, con il primo che potrebbe rinunciare e far posto all'antieuropeista, leader di Eurexit, Francesca Donato; Pietro Bartolo e Caterina Chinnici per il Pd; Silvio Berlusconi (candidato in tutte le 5 circoscrizioni) che dovrebbe rinunciare e far posto al deputato regionale Giuseppe Milazzo (per la gioia del presidente dell'Ars Gianfranco Micciché) per Fi; nonché Giorgia Meloni (candidata in tutte le 5 circoscrizioni) che in caso di probabilissima rinuncia lascerà il posto a Raffaele Stancanelli per FdI.

Nel complesso, considerando i 76 seggi a disposizione dell'Italia, la Lega (34,26%) ne raccoglie 29; Pd (22,74%) 19; M5S (17,06%) 14; Fi (8,78%) 7; FdI (6,44%) 6; Svp (autonomie) 1. La nuova geografia politica che ne deriva nel nuovo parlamento europeo è di certo più frammentata, ma l'ondata nazional-popolare che da taluni era stata annunciata, di fatto non c'è stata. I 29 eletti del partito di Salvini, con quelli della Le Pen anch'essa vincitrice in Francia, confluiranno nella destra radicale di "Europa delle Nazioni e delle Libertà" (Enf) ma rischiano comunque l'isolamento se non si alleano ai fini di una valida opposizione con i "Conservatori e Riformisti" (Ecr) dove confluiscono i 6 eletti del partito della Meloni, al fianco dei conservatori britannici e della destra polacca.

Ancora più incerta la condizione dei pentastellati i cui 19 eletti avrebbero dovuto confluire nella "Europa delle Libertà e della Democrazia Diretta" (Efdd), ma non si sa che fine farà questo gruppo senza il nuovo partito dell'euroscettico britannico Nigel Farage, il "Brexit Party" (che ha preso il posto dell'Ukip ed in 6 settimane di vita ha trionfato nel Regno Unito) che ha già detto di No a Salvini e Le Pen. E' ancora da capire su questo fronte dove vorrà collocarsi il sovranista Orban che ha dominato le europee in Ungheria.

Nettamente diverso il discorso per Pd e Fi i cui rispettivi 19 e 14 eletti confluiranno nei due partiti più forti a livello europeo, "Socialisti e Democratici" e "Partito Popolare" (cui confluirà anche l'eletto Svp), i quali proveranno magari una nuova intesa ma stavolta numericamente insufficiente ad assicurare una maggioranza e quindi suscettibile di aprire ad altri. Cresce a questo punto non solo il peso elettorale, ma anche quello specifico all'interno di una possibile alleanza di governo, dei "Liberali" (Alde) cui confluiranno la ventina di eletti del partito di Macron (pur battuto dalla Le Pen) e dei "Verdi" (Efa) cui confluiranno gli eletti del partito green tedesco, piazzatosi addirittura secondo alle spalle della Merkel.