Politicamente scorretto/ Di nuovo alle urne, intossicati dalla politica

Politicamente scorretto/ Di nuovo alle urne, intossicati dalla politica

Non abbiamo ancora metabolizzato le amministrative e il nuovo sindaco Greco, che già ci ritroviamo alle urne per le elezioni del Parlamento Europeo.

Si tratta delle consultazioni più snobbate, quelle di cui non interessa una cippa a nessuno, perché c’è la (sbagliata) convinzione di non potere incidere sulle politiche europee: questa Europa, diciamo la verità, la sentiamo troppo distante da noi, la Sicilia è periferica ed emarginata rispetto a Bruxelles e Strasburgo.

I grigi burocrati dell’attuale Unione Europea sono riusciti a disamorarci di questa istituzione, e d’altro canto i rappresentanti che abbiamo mandato in Europa troppo spesso si sono occupati dei loro lauti stipendi e troppo poco della difesa della nazione.

Esempi concreti? Dopo anni ed anni i nostri parlamentari europei non sono riusciti a risolvere la questione dell’insularità della Sicilia, che tuttora non gode di alcuna agevolazione nei trasporti da e verso il continente. E la “insularità siciliana”, incredibilmente, è ancora oggetto di campagna elettorale. Bene. Bravi, ma in questi anni cosa diavolo avete fatto?

L’altro esempio, ripetuto tra le sciocchezze elettorali di questo periodo, riguarda “la difesa degli agricoltori italiani” dagli ortaggi, dall’olio, dal vino, provenienti dal Marocco, dalla Tunisia, dall’Egitto. Un problema annoso che il ministro Centinaio, a fine marzo, ha promesso agli agricoltori gelesi di risolvere nel giro di pochi giorni (tipo Superman).

In verità gli accordi UE per l’ingresso dei prodotti agricoli africani sono bilanciati dall’ingresso in Africa di macchinari, attrezzature e tecnologie che fanno ingrassare le esportazioni delle industrie del Nord Italia e dei colossi franco-germanici: chi se ne può fottere dei quattro deficienti agricoltori del Mezzogiorno?

Ci dicono che questa Europa va cambiata. Bene, giusto, ma come? E chi è in grado di farlo? Non certo il cosiddetto blocco sovranista di cui fa parte la Lega, non certo i Cinquestelle destinati come sempre ad uno splendido isolamento.

Non certo il Partito Democratico, i cui esponenti hanno diligentemente votato quasi tutti i provvedimenti che penalizzano il Mezzogiorno (basta vedere gli atti parlamentari per rabbrividire). E non certo Forza Italia, diventata ormai una macedonia di correnti e correntine senza una chiara direzione politica e un chiaro programma.

E allora cosa facciamo domenica? Andiamo in campagna? Stiamo a casa? Certo, le elezioni europee ci affascinano poco, e i candidati non ci convincono, ma votare è pur sempre un dovere (come ci ricorda il Presidente Mattarella nelle sue frequenti esplosioni dichiarative).
Io, per mio conto, sto verificando i programmi delle formazioni più piccole, come i Verdi e PiùEuropa di Emma Bonino. Non so ancora chi voterò. Ma so già perfettamente bene chi non voterò