«Stavo già raccogliendo i documenti, quando ho letto l'articolo pubblicato sul Corriere di Gela, convincendomi ulteriormente dell'urgente necessità di interrogare il Presidente della Regione in merito al recente indirizzo strategico messo in campo da Eni, in tema di raffinazione petrolifera convenzionale, con tanto di ingente investimento di dollari, in contanti, negli Emirati arabi solo quattro anni dopo aver chiuso la Raffineria di Gela che seguiva, peraltro, la chiusura della raffinazione convenzionale a suo tempo già consumata a Porto Marghera».
E' quanto ci dichiara l'on. Peppe Arancio (Partito Democratico) (nella foto) da noi contattato telefonicamente.
«A tali chiusure – ha proseguito il deputato all'Ars – con drastica riduzione delle maestranze dell'indotto, destinato alla quasi cancellazione con l'entrata a regime della “green”, unitamente al ridimensionamento della forza lavoro del diretto rimasta in loco a seguito della riconversione, assistiamo appena quattro anni dopo, ad un investimento di oltre 3 milioni di dollari cash negli Emirati arabi, con una capacità di raffinazione innalzata del 35% e l'ingresso nell'azionariato del quarto polo di raffinazione petrolifera mondiale. Il tutto, per servire i mercati dell'Asia, dell'Africa e dell'Europa, con Gela che sotto questo profilo godeva di una posizione geopolitica a dir poco strategica. Ed allora cosa c'è sotto? E' quel che chiedo – conclude il parlamentare regionale – attraverso l'interrogazione al presidente Musumeci, affinché indaghi presso il governo nazionale, presente alla firma dell'accordo in Abu Dhabi attraverso il presidente Conte che ha plaudito all'operazione». Il sospetto è chiaro e si legge nella stessa interrogazione: cioè “una delocalizzazione in piena regola che lascia devastato un territorio sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico-sociale".