Torna a parlare l’ex sindaco Messinese (nella foto). Lo fa rivendicando l’impegno della sua amministrazione per assicurare i servizi.
Sul futuro sindaco dice che «deve essere un uomo libero per poter mettere davanti a tutto l’interesse della collettività».
La cura dimagrante che vorrebbe imporre il commissario straordinario Arena, nominato in sostituzione di sindaco e Consiglio comunale decaduti dopo la sfiducia di tarda estate, sta agitando il dibattito politico in città. In particolare sui tagli ad alcuni servizi, tutti si affrettano a prenderne le distanze, con sindacati sul piede di guerra e c'è chi invoca ora la rimozione dello stesso Commissario.
L'impressione è che dopo alcuni mesi, i nodi sono venuti al pettine ed abbiamo trovato “normale” a questo punto chiedere proprio al “primo cittadino” sfiduciato, l'ing. Domenico Messinese, se fosse sorpreso di tutto questo: «No – replica seccamente Messinese –. Quello a cui assistiamo è, per usare il titolo di un famoso romanzo “cronaca di una morte annunciata”, ciò che avevo previsto.
Oggi è visibile agli occhi di tutti, dalla soppressione del trasporto scolastico per i residenti di Manfria, alla soppressione della mensa scolastica e via discorrendo. Il consigliere comunale uscente Guido Siragusa, che oggi invoca la rimozione del commissario, è lo stesso che il 30 agosto in un’agorà pubblica al teatro Eschilo, minimizzava lo scenario che era stato presentato e che oggi si è concretizzato.
L’amministrazione Messinese – prosegue l'ex sindaco – ha approvato un piano di riequilibrio finanziario che, seppure con molte difficoltà, ha pianificato le risorse economiche per i tutti i servizi in essere, compresi quelli ritenuti non essenziali dalla legge ma fondamentali per molti gelesi, soprattutto per i ceti sociali più fragili. Siracusa ed altri consiglieri erano a conoscenza della gara triennale per la refezione scolastica e dello sforzo che si stava compiendo per il mantenimento di tutti i servizio di trasporto, compresi quelli non obbligatori per i lavoratori disabili, tutti sforzi che un commissario avrebbe reso vano con la contrazione dei servizi erogati dal comune.
Lo sapeva benissimo anche il candidato non rieletto al civico consesso, Terenziano Di Stefano, che con i suoi proseliti sui social inneggiava la venuta del commissario. E lo sapevano – rincara la dose Messinese – pure la deputata alla Camera Giusy Bartolozzi, il senatore Pietro Lorefice, i deputati regionali Peppe Arancio e Nuccio Di Paola, nonché i tanti esponenti governativi venuti in massa il 7 settembre nell’aula consiliare, il giorno della sfiducia. Lo sapevano tutti i consiglieri comunali che hanno voluto azzerare la rappresentanza democraticamente eletta e che oggi hanno tutta la responsabilità dei disservizi creati».
Un fiume in piena. Messinese svuota il sacco e ne ha per tutti, senza rinnegare quanto fatto durante il suo mandato, con un unico errore, a margine, che ammette: «rifarei tutto – sottolinea il primo cittadino uscente – perché le mie azioni sono state finalizzate solo all’interesse generale della città. Sicuramente ho imboccato un sentiero più tortuoso e faticoso rispetto alla comoda strada del compromesso politico lastricata delle compiacenze lobbistiche.
I 5 stelle – accusa Messinese – volevano che barattassi le prospettive di Gela, la mia città, alla propaganda di un movimento populista e, per rispetto degli elettori, non mi sono prostituito alla vecchia politica, la quale era maggioritaria in consiglio comunale, e questo per non fare rientrare dalla finestra, chi era stato cacciato dalla porta.
Mantenendo la mia identità – continua - ho sempre cercato il dialogo con tutti, fuori e dentro il consiglio comunale. Un dialogo improntato su obiettivi condivisi utili alla città che però si arenavano con la richiesta di azzeramento da parte della giunta o con la richiesta della testa di qualche assessore, tutte azioni dettate, a mio avviso, solo da egoistici personalismi, senza invece pensare “in primis” al benessere della città.
Con il senno di poi – confessa l'ex sindaco - posso affermare che il più grande errore è stato quello di limitarsi a cercare il dialogo solo con i consiglieri che per tutta risposta diffondevano alterate verità tra la gente, mentre avrei dovuto scendere in prima persona nei quartieri e nelle piazze per spiegare ai concittadini e condividere con loro il lavoro intrapreso. Forse avremmo avuto qualche progetto in cantiere in meno, ma oggi avremo una maggiore consapevolezza nella cittadinanza e non rischieremo di perdere tanti progetti in itinere, già finanziati, utili per la città».
Proprio sul controverso rapporto con il civico consesso, Messinese si toglie altri sassolini dalle scarpe: «mi hanno sfiduciato per avere campo libero nell’avviare i soliti giochetti elettorali, fregandosene della città. La correttezza di ogni singola azione del sindaco Messinese dava fastidio, lo capisco, ma a me – ribadisce – dava fastidio la meschina ipocrisia degli ex consiglieri. Un sindaco deve avere la visione del bene di tutta la collettività, laddove purtroppo ho appreso che diversi consiglieri preferivano porre attenzione esclusivamente agli interessi della propria parrocchia.
Stiamo parlando – sentenzia Messinese - di un consiglio nella gran parte incapace di fare, dare e attuare proposte, propenso solamente a creare disservizi e inefficienze, volutamente ed a discapito di tutti. Faccio solo un esempio: in consiglio comunale sin dal 2015 sapevano che le risorse economiche per la gestione dei rifiuti risultavano insufficienti; ebbene con spudorata consapevolezza hanno evitato di approvare gli adeguamenti minimi proposti, creando così danni diretti ed indiretti a tutti i cittadini».
Sul futuro della città e sulle prossime elezioni amministrative, il “Messinese Pensiero” rimane quello del cambiamento e degli ostacoli ad esso: «i cittadini di Gela vogliono cambiare, lo hanno dimostrato con la mia elezione, ma la logica di votare il parente al civico consesso – rimarca l'ex sindaco -, anche se inadeguato, ha prevalso rispetto al vento del cambiamento, affiancandomi un consiglio ostile, espressione della vecchia politica, la stessa che ha governato negli ultimi 30 anni.
Occorre fare attenzione sul “civismo mascherato”, fatto di liste civiche dai nomi fantasiosi e con aggregazioni improponibili. Al termine delle elezioni, tolta la maschera, si metteranno le insegne dei partiti politici. Evitiamo – esorta Messinese – il ritorno del duo Federico-Speziale, ma evitiamo anche di consegnare la città a fanatici, speculatori o arrivisti. Occorre focalizzare l’attenzione su persone capaci su cui investire il proprio voto».
Ma se ciò vale anche per i candidati al consiglio comunale, a maggior ragione deve valere per il candidato a sindaco: «Gela ha bisogno di un sindaco dalle mani libere e dalla mente aperta che anteponga davanti a tutto l’interesse della comunità – spiega Messinese –.
Un sindaco come Domenico Messinese che sospetto, oggi, non sia più disponibile. Rimane l'augurio che vi siano dei pazzi, come me, disposti ancora a mettersi a servizio della città e che abbiano la forza e la saggezza di non farsi catturare dalle sirene della politica o dalla bramosia del potere, per essere fagocitati dal un sistema ormai logoro. Io sono stato fortunato – conclude il sindaco uscente – perché ho terminato il mio mandato, restando fedele ai sani principi impartiti da mio padre».