Mamma mia, ho trascorso alcune ore di vera paura, ma per fortuna ora sono più sereno.
La paura ha avuto origine dalla trasmissione di Rai2 Nemo dello scorso 2 novembre, nella quale il palista Emanuele Pistritto ha dichiarato di avere sotterrato, per anni, amianto e rifiuti tossici in grosse buche profonde quindici metri all’interno del perimetro del petrolchimico gelese.
Vabbè, era una cosa già ampiamente ipotizzata e denunciata da tempo, ma stavolta c’è stata la testimonianza diretta di uno dei lavoratori che ha partecipato agli interramenti.
Ma è mai possibile? E’ possibile che la “grande mamma Eni”, che per cinquant’anni ha nutrito i suoi figli gelesi, dietro le sembianze di una mamma così amorosa nascondesse comportamenti così perversi da avvelenare gli stessi figli che nutriva?
Poi, per fortuna, le nubi tempestose del mio cervello si sono diradate, dopo avere letto il comunicato con cui l’Eni ha assicurato che “le società del gruppo hanno sempre rispettato le normative vigenti in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti industriali”. Che sollievo, sentire che l’Eni esclude ogni responsabilità, e in pratica ci fa sapere che Pistritto ha detto solo cavolate!
Altro che inquinamento e falde acquifere avvelenate: sono solo invenzioni di quattro professorucoli universitari e ricercatori scientifici che pretendono di predicare la verità e invece non capiscono una mazza!
Anche i bambini sanno (l’abbiamo già detto)che l’alta percentuale di tumori e malformazioni a Gela deriva dalla cattiva abitudine popolare di mangiare giornalmente “carne rustuta”, che è notoriamente cancerogena. Per poi chiedere immotivati risarcimenti all’Eniche “ha sempre rispettato le regole”.
Dopo la denuncia di Pistritto la Procura ha aperto un’inchiesta e va bene. Ma sicuramente l’Eni (i cui vertici si sono dichiarati pronti a collaborare) non avrà alcun timore ad effettuare a proprie spese, sotto stretto controllo dei magistrati e dei periti incaricati dal Tribunale, uno scavo nei luoghi indicati da Pistritto, per dimostrare che di rifiuti tossici non c’è neanche l’ombra, e che le acque di falda sono limpide come una sorgente.
Se poi l’Eni volesse compiere un’azione ancora più gradita, potrebbe anche smontare l’inutile ferraglia degli impianti non più in funzione, abbattere le ormai inutili ciminiere e farsi carico (ma veramente, e non per finta) della bonifica delle aree che ha occupato per cinquant’anni, restituendo anche il Porto pubblico che è di proprietà della Regione. A proposito, proprio dalla Regione attendiamo azioni concrete per ristabilire la verità, al di là delle solite dichiarazioni in politichese che servono a poco. Musumeci, se ci sei batti un colpo! Ma un colpo veramente forte!