Ho appreso pochi minuti fa, scorrendo la pagina di FB, che Nello Lombardo ci ha lasciati.
Era un caro collega ed amico, conservo di lui un ricordo gioioso grazie al suo carattere mite e allegro, e all’affetto di cui sono stato da lui sempre gratificato. Aveva per me una grande considerazione, come capita quando qualcuno ti vuole bene. In un post, vecchio di un anno, scrisse di essere rammaricato di non avere potuto partecipare alla presentazione di un mio libro.
Lo fece con accenti sinceri ed ancora una volta esternò stima e apprezzamento per il mio lavoro. Dalla sua amicizia, che nasce molti anni fa, ho avuto più di quanto sono riuscito a dare.
Ma voglio ricordarlo come un collega, giornalista entusiasta del suo lavoro, corretto e puntuale. E’ stato il braccio destro di Rocco Cerro, fondatore tenace di un periodico, Il Corriere di Gela, per il quale appunto, Nello Lombardo ha scritto, raccontando la città della politica attraverso soprattutto le cronache del consiglio comunale.
Non credo che ci siano altri esempi, a Gela, di tanta dedizione al giornalismo, come il suo: Nello Lombardo scriveva per il piacere di scrivere, era innamorato di questo mestiere strano, che annovera persone trasparenti e gioiose come lui, ed altre, che vivono appostati dietro i cespugli, pronti a mettere nel mirino qualcuno o qualcosa.
La nostra è una famiglia di lupi e di agnelli, missionari e felini, persone coraggiose e vigliacchi, come avviene in qualunque altro mestiere. Mi sono chiesto più volte perché prevalga l’aggressività e la malizia in alcuni di noi. Forse è l’antagonismo, l’ambizione, la voglia di sfidare tutto e tutti, insita nella professione.
Nello Lombardo smentisce tutto questo. Si è guadagnato da vivere insegnando, ha dato un senso alla sua vita scrivendo, esprimendo il meglio di sé in entrambe le professioni, da persona seria e per bene. Il giornalismo è stato però il suo grande amore, ha segnato la sua esistenza.
Gela perde un uomo buono ed un giornalista galantuomo. Non lo dimenticheremo.
Non solo per la bonomia e la levità, o la straordinaria serenità con cui ha accettato – così mi dicono – la sua terribile malattia, ma per l’impegno professionale che ha permesso ai gelesi di sapere, senza trucchi e senza imbrogli, cosa accadeva nelle stanze della politica cittadina.
(da SiciliaInformazioni.com)