Come ogni anno, il 2 luglio Gela festeggia la Madonna delle Grazie.
Una folla in processione che cresce sempre più, perché in una città in piena crisi, devastata sul piano ambientale, aumentano i casi di malattie tumorali, deformazioni neonatali, psicosi suicide, forme di povertà latente accanto quelle già accertate e quant'altro. E fra i tantissimi, a chiedere il miracolo, ci hanno pensato pure quelli del “Comitato per il Porto del Golfo”. Una chiara provocazione che, però, la dice lunga.
Attualmente all'imboccatura il fondale è un metro e dieci centimetri. Ciò significa che con le prossime mareggiate non si potrà più entrare ed uscire. Siamo, cioè, punto e a capo, con un “fosso” fatto passare per “canale di dragaggio”, scavato vanamente come sospettavano in molti, specie operatori ed addetti ai lavori, vale a dire pescatori e diportisti in testa, rimasti ancora una volta, puntualmente, inascoltati. Lavori fatti in somma urgenza per agevolare la navigazione con soldi buttati al vento.
Intanto, buona parte della sabbia “dragata” e depositata ad ovest del porticciolo, in attesa dei lavori di caratterizzazione assegnati, ma mai fatti, è rientrata accanto la sabbia ordinariamente movimentata dalle correnti. Persino i mezzi della capitaneria di porto non ci sono più e fanno la spola dal porto di Licata. Ulteriore beffa.
Sicché, a quasi due anni dall'accordo sottoscritto alla Presidenza della Regione, 5 milioni e ottocento mila euro continuano a ballare. Del nuovo porto non si vede neanche l'ombra. Chi ha promesso, non ha mantenuto la parola. Regione e comune in primis, ma anche la solita burocrazia, immancabile, ci ha messo lo zampino, soprattutto quando si emanano prescrizioni impossibili da rispettare. L'unica costante in questa vicenda è che in tanti, decisamente troppi, ci hanno fatto sopra la propria campagna elettorale.
La problematica del porto rifugio e quella “portuale” più complessiva, infatti, non è recente, ma è molto datata. Il porticciolo è una struttura artificiale, esposta ai venti di libeccio e scirocco, nata negli anni '50 dalla necessità di colmare le lacune del pontile sbarcatoio nelle esportazioni marittime. Negli anni '80 fu ingrandito con la costruzione del braccio di levante e la promessa che sarebbe diventato un giorno un porto turistico di livello. Al contrario, è rimasto un porto rifugio (di seconda categoria, 120 posti sulla carta) per piccole imbarcazioni per pescaggio e da diporto (max 20 metri), che occupano le due banchine (di riva e di levante).
Se al porticciolo aggiungiamo il pontile sbarcatoio (che potrebbe essere recuperato per i collegamenti con Malta e Tunisia) ed il “Porto Isola” con annessa “Diga foranea”, tenuto conto della posizione strategica nel Mar Mediterraneo (il Golfo di Gela è equidistante dal canale di Suez e dallo stretto di Gibilterra), dettata dalle rotte dei traffici, le potenzialità diventano enormi. Invece, impotenti si chiede la “grazia” alla Madonna, senza dover rispondere “grazie” a nessuno.