I pensionamenti sono così rari in politica, che è come se non esistessero.
La politica è l’unica professione che si svolge fino all’ultimo respiro e che non ha bisogno di professionalità? Se c’è una professione che sembra non conoscere l’usura del tempo, è proprio la politica. Perché mai, infatti, un politico dovrebbe ritirarsi se la sua resilienza al consenso mantiene l’asticella alta e il lavoro che richiede fa pendere la bilancia a favore dei vantaggi e sembra promettere una sorta di elisir di eterna giovinezza?
Sì, avete capito bene: la politica è diventata una professione che non necessita di professionalità. Paradossale? Chi di noi non ha mai pensato che per fare politica non serva poi un grande curriculum vitae? Non c'è bisogno di una laurea prestigiosa, di un master o di un'esperienza decennale in un determinato settore. L’importante è saper parlare, saper promettere, e soprattutto restare nel contesto giusto. L’abilità principale consiste nel rimanere aggrappati al proprio scranno. Che siano parlamentari, senatori o consiglieri regionali, poco importa: l’importante è non mollare la presa. E come f? Con un mix di astuzia, retorica e, a volte, una dose massiccia di demagogia.
La storia repubblicana dispone di alcune icone. Prendiamo ad esempio alcuni dei grandi "vecchi" della politica italiana. Pensiamo a Giulio Andreotti, soprannominato "Il Divo", che è stato sulla scena politica per oltre mezzo secolo. Andreotti ha attraversato decenni di storia italiana, dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale fino agli anni ’90, come se fosse immune allo scorrere del tempo. La sua longevità politica è stata tale che, quando è stato finalmente costretto a ritirarsi, molti si sono chiesti se avesse trovato davvero il segreto dell’immortalità.
E che dire di Silvio Berlusconi? Amato e odiato, ma indubbiamente una delle figure più longeve della politica italiana. Nonostante scandali, processi e polemiche, il Cavaliere è sempre riuscito a rientrare in gioco, come un gatto dalle nove vite. Anche quando sembrava ormai giunto al capolinea, ha saputo risorgere dalle sue ceneri e ritornare al centro della scena politica.
Pollice verso su tutto e tutti?
C'è chi vede la politica come una missione, un sacro dovere verso la patria. E poi c'è chi, più pragmaticamente, la considera una fantastica opportunità per garantirsi un futuro sereno, a suon di indennità e vitalizi. Il che, diciamocelo, non è poi così male. In un mondo dove il precariato è all’ordine del giorno, la politica offre una stabilità che farebbe gola a chiunque. Ma questa stabilità ha un prezzo: quello di restare sempre sulla cresta dell'onda, di essere sempre presenti, sempre visibili. Una vera e propria arte della sopravvivenza, dove conta più saper mantenere le proprie posizioni che il fare cose concrete per il bene comune.
Non è raro vedere politici che cambiano casacca con la stessa facilità con cui noi comuni mortali cambiamo la biancheria. Inseguendo il vento del consenso, saltano da un partito all’altro, da una corrente all’altra, sempre pronti a seguire il carro del vincitore. E i cittadini? Spettatori spesso inermi, che assistono a questo spettacolo con un misto di divertimento e disillusione. Perché, in fondo, la politica è anche questo: un grande show, dove il confine tra realtà e finzione è sempre più labile.
Ecco dunque che il pensionamento in politica diventa un evento raro, quasi esotico. Come le piogge nel deserto, suscita meraviglia e incredulità. I pochi che scelgono di ritirarsi vengono visti come eroi o come pazzi, dipende dai punti di vista. Perché lasciare una professione che, nonostante tutto, ti garantisce visibilità, potere e privilegi? E chi la fa, viene spesso guardato con sospetto, come se avesse commesso un atto di alto tradimento.
Ma, ironia della sorte, forse proprio in questo risiede la vera essenza della politica: un mestiere che, pur non richiedendo professionalità in senso stretto, esige una dedizione totale, una presenza costante. Un mestiere dove, alla fine, l'unico vero nemico è il tempo. E, finché si riesce a sfidarlo, il pensionamento rimane un miraggio lontano, un’idea da rimandare sempre al domani.
In conclusione, la politica è una professione come nessun’altra. Non è solo di governare o legiferare, ma di saper rimanere a galla in un mare in bonaccia o in tempesta. E finché ci sarà chi vorrà salpare, le nostre istituzioni saranno popolate da figure che, come moderni Ulisse, continueranno a navigare, sfidando i marosi. Perché, in fondo, ritirarsi quando si è appagati vivendo all’infinito sotto i riflettori?