Il profilo del sindaco  ideale per Gela

Il profilo del sindaco  ideale per Gela

E’ possibile disegnare il profilo del sindaco di una città popolosa ma non troppo, vivace, individualista, frustrata, volubile, ricca di storia e piena di sé, senza una identità definita?

Un sindaco che possieda competenza e saggezza, caratteristiche anagrafiche, psicologiche, caratteriali adatte? Certo che è possibile, a patto che si abbia, a nostra volta, tanta saggezza e lungimiranza da non crederci fino in fondo. Disincanto, certo, ma perché non cercare nel profilo del miglior sindaco possibile il candidato (o la candidata) che più gli si avvicina. 

La base della ricerca non può che essere il contesto: una città media, vibrante e ricca di storia, talmente complessa da sembrare un rompicapo psicologico. In un contesto simile, il sindaco ideale deve essere una figura quasi mitologica, capace di navigare tra le acque tumultuose di una comunità frustrata e alla costante ricerca di un’identità. Ma chi potrebbe mai incarnare questo ruolo senza cedere all’ansia da prestazione o all’inseguimento di performance da reality show? Scopriamolo con un pizzico di ironia.

Un sindaco deve, innanzitutto, sapere quello che fa. E per sapere davvero cosa fare in una città così complessa, è necessaria una competenza fuori dal comune. Il nostro sindaco ideale deve poter affrontare problemi più svariati, dalla spazzatura agli squilibri sociali, passando per il traffico e le nevrosi collettive.

L’età ideale? Diciamo 45 anni. Abbastanza giovane da essere energico e innovativo, ma sufficientemente maturo da non essere un sognatore sprovveduto. Una carriera alle spalle che spazia dalla gestione aziendale al volontariato in Africa, con una parentesi come barista in un pub del centro. Un background che gli permetta di capire sia le esigenze dei giovani imprenditori che quelle dei vecchi nostalgici del quartiere.

Dal punto di vista psicologico, il sindaco deve possedere una resilienza fuori dal comune. Abituato a trattare con personalità difficili, deve saper ascoltare senza farsi sopraffare dalle lamentele. Un attitudine zen, coltivata magari attraverso anni di yoga e meditazione, lo aiuterà a mantenere la calma anche di fronte ai più accesi consigli comunali.

Il sindaco ideale deve essere un leader naturale, capace di ispirare fiducia e rispetto. Carismatico ma non arrogante, deve saper scherzare su se stesso per non cadere nel ridicolo. Deve essere diretto, ma non brutale; diplomatico, ma non ipocrita. Una sorta di equilibrista emotivo, capace di muoversi con grazia tra le trappole dell’ego cittadino e le insidie della politica locale.

Non c’è spazio per un sindaco ossessionato dalle performance. Il nostro candidato ideale ama passeggiare nei parchi cittadini, chiacchierare con i venditori al mercato e prendere il caffè al bar del quartiere. Vive tra la gente e per la gente, ma senza rinunciare ai suoi momenti di solitudine e riflessione. Un amante della lettura, un po’ filosofo, che trova ispirazione nei libri di Calvino e nella poesia di Montale.

Infine, un pizzico di allegria non guasterebbe, il sindaco deve saper ridere, soprattutto di se stesso. In un ambiente dove la frustrazione è all’ordine del giorno, l’ironia diventa uno strumento di sopravvivenza. Sa che non può risolvere tutti i problemi, ma affronta ogni sfida con il sorriso e la determinazione di chi sa che, alla fine, la vita è troppo breve per prendersi troppo sul serio.

Il sindaco ideale per una città media, vivace e complessa, è una figura poliedrica, capace di coniugare competenza e umanità, forza e leggerezza. Non è un supereroe né un manager ossessionato dai risultati, ma una persona comune con un bagaglio di esperienze straordinarie. Un sindaco che, in un modo o nell’altro, riesce a far sentire ogni cittadino parte di una comunità, anche se questa comunità è ancora alla ricerca della propria identità

Non resterebbe che svelare l’identità dell’uomo (o donna), che ci ricorda il profilo ideale, è vero. Ma sarebbe una idiozia, una frode. Il sindaco ideale non abita a Gela, né altrove. Chi mai spende il proprio tempo per riflettere sul candidato “migliore”, senza lasciarsi guidare da suggerimenti, sensazioni, pregiudizi o semplicemente relazioni personali e appartenenza (politica, sociale, culturale, economica), e qualche inconfessabile interesse? 

L’esercizio della ricerca – il profilo ideale – è solo un gioco di società, una presa per i fondelli, un tentativo di confondere le idee a quelli che un’idea ce l’hanno? Pensatela come volete. L’importante è assumersi la responsabilità di fare una scelta, della quale non ci si debba vergognare. 

S.p.A.