Il merito, l'identità, il “made in Italy” sono il trittico della governance in Italia.
Che cosa aspettarci e come giudicarlo? Il merito ha bisogno di poggiare sulle pari opportunità, altrimenti si trasforma in ingiustizia. L'identità è buona cosa, a patto che si respiri l’aria giusta: cultura, competenze, conoscenza di sé, sentiment della nazione. Una identità inclusiva in ogni caso.
Quanto al made in Italy, divenuto disciplina scolastica, è figlia dell’ideologia sovranista che cerca di nascondere, e mette in pericolo, la creatività e l'intraprendenza di artisti ed imprenditori che hanno fatto dell'Italia l'hub della moda, dell'arredo, dello stile. Il trittico, insomma, può trasformarsi in protezionismo mascherato, ritorno alle frontiere con paurose ricadute proprio sull'Italia delle eccellenze, costretta a far i conti con le dogane.
In un contesto locale, dove il "campanilismo" spesso prende il sopravvento sul civismo e le dinamiche politiche si trasformano in una sorta di guerriglia urbana, il trittico del merito, dell'identità e del "made in Italy" assume sfumature particolari e sfide uniche.
Il merito, anzitutto, rischia di essere soffocato da nepotismo e favoritismi, dove le opportunità non vengono assegnate in base alla competenza e al valore individuale, ma piuttosto in base a legami personali o politici. In un tale contesto, il merito può diventare una sorta di moneta di scambio all'interno di giochi di potere locali, compromettendo l'efficacia e l'equità delle istituzioni.
L'identità locale può invece essere interpretata in modi divergenti: da una parte, un motore di coesione e orgoglio per la comunità, radicata nelle tradizioni e nella storia del territorio; dall'altra, può incoraggiare individualismi esasperati, sollecitare tifoserie localiste, alimentare divisioni e conflitti. È fondamentale piuttosto promuovere un'identità locale inclusiva che valorizzi la diversità e favorisca la cooperazione tra i diversi attori del territorio.
Quanto al "made in Italy" a livello locale, questo può essere un importante motore economico e culturale, soprattutto in regioni con una forte tradizione manifatturiera e artigianale. Piuttosto, le rigide burocrazie e i controlli esasperati possono ostacolare l'innovazione e la competitività delle imprese locali, limitando la capacità di esportare i prodotti e di accedere a nuovi mercati.
Il trittico su scala nazionale dipinge un affresco eloquente mostra un quadro vivido delle sfide e delle opportunità che l'Italia affronta nel suo percorso verso una governance equilibrata e prospera. Il merito, fulcro della giustizia sociale, richiede un terreno fertile di pari opportunità su cui prosperare.
Senza tale fondamento, rischia di trasformarsi in un meccanismo che perpetua disuguaglianze e rende l'ascensore sociale un miraggio per molti. Le pari opportunità non sono un optional, bensì una condizione imprescindibile per garantire un sistema meritocratico autentico e inclusivo.
L'identità nazionale, nel contesto di una società sempre più globale e interconnessa, deve essere abbracciata con un approccio dinamico e inclusivo. Al di là delle semplici etichette o dei confini geografici, l'identità italiana dovrebbe essere nutrita dalla ricchezza culturale, dalle competenze e dalla consapevolezza di sé. Solo così può evolversi in una forza coesiva e aperta, capace di abbracciare la diversità e di adattarsi alle sfide del presente senza rinunciare alla propria essenza.
Quanto al "made in Italy", il suo prestigio non può essere relegato a un mero timbro burocratico, bensì deve essere celebrato come risultato della creatività e dell'intraprendenza degli artisti e degli imprenditori italiani. L'artigianato, lo stile e l'eccellenza che caratterizzano il "made in Italy" sono il frutto di secoli di tradizione e innovazione, e rappresentano un patrimonio da preservare e promuovere.
Pertanto, è imperativo adottare un approccio equilibrato che valorizzi il merito senza trascurare le pari opportunità e celebri l'identità nazionale senza rinchiudersi nel provincialismo e che promuova il "made in Italy" senza cadere nel protezionismo. Solo così l'Italia potrà affrontare le sfide del futuro con fiducia e determinazione, preservando e arricchendo il suo ricco patrimonio culturale ed economico per le generazioni a venire.
C'è il rischio grave che il trittico della governance - merito, identità, made in Italy - possa anticipare un protezionismo camuffato, minando la competitività e l'apertura dell'Italia sul mercato globale. In un mondo sempre più interconnesso, il ritorno alle frontiere potrebbe avere conseguenze dannose per l'Italia, limitando le opportunità di scambio e cooperazione con altre nazioni e mettendo a rischio le eccellenze italiane.
In questo contesto, è essenziale adottare politiche e pratiche amministrative che favoriscano l'agilità e la creatività delle imprese locali, riducendo gli oneri burocratici e incentivando la collaborazione tra pubblico e privato. Solo così il "made in Italy" potrà veramente brillare anche a livello locale, contribuendo alla crescita economica e al benessere della comunità.
In definitiva, affrontare le sfide del merito, dell'identità e del "made in Italy" richiede un impegno collettivo per superare i limiti del campanilismo e del sovranismo e per promuovere una visione inclusiva e orientata al futuro per il proprio territorio.