In città serpeggia la teoria del complotto, da anni molti i gelesi pensano che non sia normale avere:
– La città con la più grande piana agricola siciliana per estensione, per produzione e numeri di addetti che non ha il suo “Ispettorato Regionale dell’Agricoltura” (invece localizzato a Mazzarino);
– Una città di mare senza porto, Autorità Portuale e demanio regionale (demanio ad Aragona e Autorità a Palermo);
– Una città di stoccaggio di rifiuti, senza la gestione della discarica;
– Una città di importanti depositi bancari, senza una banca del territorio;
– Una città industriale senza industria;
– Una città paragonate alle altre della Sicilia, tutto sommato gradevole, fuori dai circuiti turistici;
– Una città di grandi reperti archeologici con i suoi reperti disseminati in giro per la Sicilia.
I “complottisti gelesi” non si vergognano a pensare e a sostenere che dietro questi danni ci potrebbe essere un’unica “regia”, cioè quella della “Strega Nissetta”. E se fino a poco tempo fa sembrava una fantasia dei gelesi cresciuti a “pane e campanilismo”, oggi con la novità del nuovo ospedale di Gela la questione sembra prendere tutt’altra consistenza.
Antefatto
A molti sarà sfuggita un’intervista dell’ex direttore dell’Azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta, come del resto a chi scrive, nella quale proponeva un nuovo progetto di ospedale per Gela. Ovviamente, l’imbeccata è stata subito ripresa dalla politica provinciale, in particolare da Michele Mancuso, che ha subito sposato l’iniziativa. Successivamente, la boutade si è trasformata in un impegno economico della giunta regionale per la costruzione del nuovo ospedale di Gela. Solo i creduloni ormai possono confidare che dalla politica provinciale possa promanare qualche idea positiva per Gela, perché pare chiaro ai più avvezzi che fare un nuovo ospedale a 15 km dal centro di Gela non sia un modo di dare, ma un modo per togliere alla nostra Comunità.
Le reazioni della politica locale
I rappresentanti istituzionali del territorio hanno risposto in maniera entusiasta a questo nuovo progetto, sembra che basti inserire nei discorsi “nuovo progetto” per disattivare qualsiasi capacità di comprensione. Invece, tra i rappresentanti politici del territorio non si è sentita alcuna voce di dissenso ed anzi un pieno appoggio del progetto. Quindi tutti d’accordo per togliere a Gela l’ospedale, con il beneplacito dei rappresentati gelesi che, addirittura, si lanciano in appelli al sostegno del progetto che porterà l’ospedale a 15 km da Gela.
Motivazione ufficiale del progetto
Il nuovo Ospedale di Gela a ponte olivo diventerebbe un centro di alta specialità e proprio questa nuova costruzione, consentirebbe questa “Qualità” che invece la struttura di “Via Palazzi” non consente.
La realtà dei fatti
Mazzarino continuerà ad avere il suo ospedale; Niscemi continuerà ad avere il suo Ospedale; Ed estendendo l’occhio oltre la provincia anche Licata, Vittoria e Piazza Armerina continueranno ad avere il loro ospedale.
Invece, per l’ospedale di Gela non c’è spazio. Perché? Perché la struttura edile dell’edificio non consente all’Azienda sanitaria provinciale di farlo diventare un centro di alta specializzazione (non è ironia, ma la motivazione ufficiale). A quanto pare le malte, i mattoni incidono di più delle competenze mediche e tecniche nella produzione di servizi sanitari di qualità.
A che cosa rinunciamo con l’ospedale Vittorio Emanuele
Il Vittorio Emanuele essendo allocato dentro la città, ovviamente porta un’economia diretta di servizi che nell’immediato la struttura cerca dai privati (in particolare, sono servizi sanitari e/o di fornitura di mezzi, macchinari e farmaci), ma porta anche un’economia indiretta.
Nell'economia indiretta possiamo segnalare, quella nell'ambito sanitario su tutte le cliniche diagnostiche e poi affitti, gli acquisti nelle attività commerciali locali e molto altro (tra cui ci aggiungiamo assistenti esterni, strisce blu ecc). Possiamo quantificare questo impatto economico in una forbice da 2,8 ad i 7 milioni di euro annuali circa .
Cosa impedisce al Vittorio Emanuele di diventare un centro di alta specializzazione
L’unica cosa che impedisce alla struttura di Caposoprano di diventare un “centro di alta specializzazione” è la volontà politica del management dell’Azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta.
Gli spazi del Vittorio Emanuele sono sufficienti
L'ospedale di Gela è una struttura che si estende in un'area di 185.000 mq di cui 6500 mq coperti, così il sito ufficiale dell'Asp di Caltanissetta.
L’ospedale Vittorio Emanuele ha notevoli possibilità di espansione, nonostante sia ubicato all’interno della città, perché nelle immediate vicinanze ha tante aree non edificate che possono essere utilizzate per i servizi accessori (si intende l’area non edificate nei pressi del parco archeologico, nonché dell’area nei pressi dell’Istituto Don Minozzi), ma anche tante aree pubbliche che potrebbero concorrere nell’espansione e queste sono le Scuole vicine e il parcheggio di Caposoprano.
Oltre a questo il Vittorio Emanuele ha anche vicino la struttura dell’Ipab Antonietta Aldisio che potrebbe essere inglobata per aumentare spazi.Quello che manca è sempre la volontà politica di investire in competenze, macchinari diagnostici e formazione scientifica.
Se avessero intenzione realmente di aiutare Gela
Nella considerazione che Gela è la città e questo lo si dimentica sempre, che vive una drammatica crisi industriale ed oggi è la più grande area di crisi sociale ed economica d’Italia (lo è dal 2014). Ed aggiungo, altra cosa che si dimentica, che Gela si è immolata per la Nazione, per la Regione e per l’hinterland di reggere l’impatto del Petrolchimico che ha portato e porta tutt’oggi conseguenze sulla salute dei cittadini, ma anche sociali ed anche urbanistiche e questa situazione non viene rappresentata mai nei tavoli istituzionali dai rappresentanti del nostro territorio. Gela è la città dell’industrializzazione senza sviluppo e degli sfasci ambientali, sulla salute ed urbanistici creati dai poteri sovra-territoriali.
La Regione siciliana e l’Asp sono enti pubblici che dovrebbero avere l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei siciliani, a prescindere dalla loro area di residenza e quindi quale migliore occasione di un investimento sull’ospedale di Gela per attuare una rigenerazione urbana dell’area di Caposoprano?
Un ente pubblico non può ragionare solo guardando le sue necessità, ma anche contemperando gli interessi di una città e quindi se si investe su una struttura sanitaria lo si faccia recuperando, migliorando ed evolvendo lo spazio urbano di una città come Gela che tanto ha dato alla Nazione, alla Regione ed al suo hinterland.
Lo spreco di risorse economiche
La migrazione sanitaria passiva dall’Asp di Caltanissetta porta un ammanco alla sanità provinciale di 40 milioni di euro , la gran parte della mobilità sanitaria si registra nell’area di Gela per la scelta gestionale dell’Azienda ospedaliera provinciale di non fornire Gela dei servizi minimi necessari (ndr l’area di Gela confina con tre ospedali di differenti Asp – Ragusa, Agrigento ed Enna). La bolletta elettrica per l’Asp di Caltanissetta con i suoi quattro ospedali e strutture dovrebbe aggirarsi attorno nella forbice tra i 18 milioni di euro ed i 24 milioni di euro. Nessun intervento di efficientamento energetico, di ammodernamento degli impianti e di installazione di energie rinnovabili e riscontrabile in nessuna delle strutture principali dell’Asp di Caltanissetta.
Come migliorare la sanità a Gela
Innanzitutto, bisognerebbe portare i reparti e le competenze sanitarie che prima c’erano all’ospedale Vittorio Emanuele ed ora non ci sono.
La spoliazione di reparti del nosocomio di Gela incentiva la migrazione sanitaria in altre Asp con considerevole ammanco di denari.
Oltre a questo per migliorare l’efficienza della sanità gelese occorrerebbe guardare ad i consumi energetici un ospedale come il Vittorio Emanuele ha una bolletta elettrica tra i 2,9 milioni ai 4.8 milioni di euro annuali.
Cosa bisognerebbe fare concretamente per aumentare l’efficienza e i servizi sanitari nel territorio
L’unico ospedale davvero inutile in provincia di Caltanissetta è quello di San Cataldo che dista appena 5 km dal S. Elia di Caltanissetta, questo realmente centro di “alta specializzazione”. Questo si traduce in reparti duplicati, servizi duplicati per non aggiungere nulla alla tutela della salute dei cittadini di Caltanissetta e San Cataldo e che un loro accorpamento potrebbe davvero essere l’uovo di Colombo per migliorare tutta la sanità provinciale, liberando risorse per incrementare i livelli di assistenza per tutti gli abitanti della provincia.
Nell’area sud della provincia, se realmente c’è un problema di spreco di risorse l’altro ospedale da rivedere è quello di Niscemi che con un pronto soccorso di emergenza e l’immediata vicinanza agli ospedali di Gela, Caltagirone, Mazzarino, Vittoria e Piazza Armerina sarebbe più che coperto con un pronto soccorso per le emergenze.
In conclusione
Costruire un nuovo ospedale a 15 km dalla Città di Gela sarebbe un disastro per la salute dei cittadini di Gela, ma anche per l’economia locale. La politica deve fare quadrato attorno la difesa dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela facendolo diventare centro di “alta specializzazione” per l’area sud Caltanissetta, solo così si tutela la salute dei cittadini gelesi, ma anche quella dei cittadini del comprensorio.
EUGENIO CATANIA - avvocato, fondatore Comitato civico Brainstorming