Appuntamento rispettato in assessorato regionale alla Sanità, dove lunedì scorso l’assessore Giovanna Volo ha ricevuto una delegazione gelese composta dal sindaco, Lucio Greco, dall’assessore comunale al ramo, Antonio Pizzardi, dal presidente del consiglio comunale, Totò Sammito, dal vicepresidente dell’Ars, Nuccio Di Paola (M5s) e da uno dei due coordinatori del comitato cittadino “Sos Vittorio Emanuele III”, Filippo Franzone.
Presenti anche il commissario straordinario dell'Asp, Alessandro Caltagirone e il direttore sanitario, Luciano Fiorella. Oggetto dell’incontro: i disservizi dell’ospedale gelese, denunciati da tantissimi cittadini.
Diverse le criticità affrontate sulle quali sindaco, assessore e presidente del consiglio, di ritorno da Palermo, hanno concordato nel dichiarare di ritenersi «confortati dalle rassicurazioni» e dalle (puntuali) promesse a breve scadenza ricevute. Un’autentica carrellata di buone notizie, a parole.
Prima della fine del 2023, l'Asp dovrebbe inaugurare il nuovo Pronto soccorso generale, nonché la nuova Obi (Osservazione breve intensiva), ex astanteria: «la degenza – si legge nella nota diffusa da palazzo di città – all'interno della Obi, potrà avere una durata massima di 24 ore. Poi l'ammalato dovrà essere dimesso, in caso di esito favorevole della prognosi, oppure, trasferito nei reparti di degenza che i medici riterranno opportuno». Ed è stato promesso che «anche i nuovi locali dell'unità operativa di Rianimazione e Anestesia, realizzati al primo piano interrato del “Vittorio Emanuele III”, grazie al sostegno dell'Eni, saranno consegnati entro dicembre».
Rientrata l'emergenza Covid 19, «il pronto soccorso infettivologico, verrà completato e sarà reso operativo, in ausilio al pronto soccorso generale. Locali che, una volta ultimati, “verosimilmente”, ospiteranno la nuova Tac di ultima generazione già acquistata dall'Asp e collaudata». Per le assunzioni dei medici ed in particolare dei direttori delle unità operative (primari), «le procedure di selezione andranno in deroga sia per l'ospedale di Gela che per le altre strutture sanitarie che vivono una fase emergenziale». Inoltre, «nell'immediato verranno erogati i compensi per le attività libero professionali già garantite dai medici» e c’è l’impegno a «condividere le graduatorie di reclutamento del personale medico, con significativo impatto sulle lista d'attesa». Infine «una delle commissioni medico-legali – conclude in bellezza il comunicato – sarà assegnata a Gela».
Cionondimeno, per il comitato “Sos Vittorio Emanuele III” permangono non poche ombre da chiarire. L’esperienza degli ultimi anni induce i due portavoce, Luciana Carfì e Filippo Franzone, a non fidarsi troppo, almeno non prima che le promesse inizino davvero a tradursi in fatti concreti: « non possiamo fare a meno – affermano Carfì e Franzone – di restare scettici a delle promesse che si sono rinnovate per troppo tempo».
Ad esempio «in tema di assunzioni – continuano – non registriamo progressi, perché ogni tanto c’è qualche tiepida assunzione, ma i pensionamenti che sopraggiungono, rinnovano lo stallo». La tesi secondo cui “a Gela i medici non vogliono venire”, non regge: «del resto, fino al 2009, anno in cui Gela perde l’autonomia amministrativa, economica e finanziaria dell’ospedale, i medici a Gela venivano tranquillamente; mentre da quando la gestione è passata nelle mani dell’Asp nissena, i medici sembrano non voler venire più».
Per il comitato, pertanto, «l’azienda ospedaliera di Gela rimane l’unica vera possibilità di rilancio per il presidio gelese». Il comitato non chiede un’autonomia sanitaria e quindi non allude ad una Asp di Gela, come qualcuno vorrebbe surrettiziamente far credere. Il comitato rivendica lo status di azienda ospedaliera, quindi allude ad una autonomia ospedaliera, in modo da «organizzarsi autonomamente rispondendo prontamente alle esigenze particolari del territorio».
Una gestione diretta del Vittorio Emanuele III, all’interno dell’Azienda sanitaria provinciale, come avviene per altri nosocomi in altre Asp. Ecco perché il comitato, in definitiva, tornerà a chiedere al sindaco, in quanto figura istituzionale in città più idonea a farlo, ad attivarsi per convocare una sorta di “Stati generali”; invitando tutte le componenti (politici, sindacati, chiesa, scuola, terzo settore, ecc.): «è necessaria – concludono - una reazione unitaria, cosciente e organizzata della città».