Contro certe malattie si può lottare caparbiamente, coraggiosamente, come ha fatto Totò Sauna (nella foto, scomparso la settimana scorsa), poi però arriva il momento in cui la fragilità del nostro involucro biologico cede e lascia il passo alla morte.
Naturalmente per chi crede, e Totò credeva, il disfacimento di questo involucro è solo un passaggio verso quella felicità vera ed autentica che si raggiunge proprio quando possiamo lasciare il corpo e librarci finalmente verso l'Eterno. Io non ricordo esattamente quando ho conosciuto Totò Sauna, ma è come se l'avessi conosciuto da sempre.
La nostra lunga, lunghissima amicizia, non ha mai avuto ombre. Ed io lo ammiravo per la sua energia pura (pura in quanto pulita e priva di qualsiasi sovrastruttura). Totò era così come lo vedevamo: sincero, onesto, trasparente, acuto, ironico con quella sua furba risata e la sua inconfondibile voce roca, unica, singolare, che lo rendeva subito riconoscibile. Certo, egli era un bravo giornalista, ed anche un grande sportivo appassionato soprattutto di calcio ma anche di altre discipline, perché amava veramente lo sport.
Egli era anche una persona umile e questo a volte conduceva gli imbecilli a sottovalutare la sua intelligenza e a la sua cultura. Quante volte ho invitato Totò a presentare i miei libri, ma anche iniziative legate al cinema o ad eventi religiosi. In realtà, egli con la sua verve e la sua poliedricità sapeva fare bene tutto, forse perché faceva ogni cosa con il cuore.
Così, anche in divisa da vigile urbano egli conservava sempre il suo atteggiamento rassicurante e la gente lo amava incondizionatamente sia che lo vedesse in televisione, sia che lo incontrasse in piazza a svolgere il suo delicato servizio. L'ultima volta che lo coinvolsi in una mia manifestazione fu nell'estate del 2022 alla Casa Francescana, luogo che amava molto frequentare. Presentò allora dopo la santa messa celebrata da mons. Rosario Gisana. il “Premio Laudato sì mi Signore”. E fu un'altra bellissima serata.
Adesso che Totò ci hai lasciati, un grande rammarico caro amico me lo porto dentro. Ed è quello di non averti sentito un'ultima volta prima che te ne andassi. Sino al giorno prima della ferale notizia avevo avvertito il desiderio di telefonarti.
E oggi il non averti chiamato nell'ultimo doloroso tratto della tua meravigliosa esistenza (meravigliosa perché votata interamente alla famiglia, a Dio e alle persone), mi angustia e mi fa sentire in colpa.
Mi perdonerai da lassù per questa mia mancanza? Io dico di sì. E sai perché? Perché tu sei sempre stato l'amico di tutti, profondamente e autenticamente buono, tanto che oggi mi viene naturale associarti – se me lo permetti – a quel meraviglioso personaggio chiamato proprio “Totò il buono” inventato dalla penna di Cesare Zavattini, e portato sul grande schermo da Vittorio De Sica in quel bellissimo film che aveva per titolo “Miracolo a Milano”.
Grazie Totò per avere attraversato con i tuoi anni una parte del nostro cammino e averci dato un fulgido esempio di come ogni uomo dovrebbe vivere il tempo che il “Signore del Tempo” ci ha donato.