Il primo DPCM, con cui il governo italiano ha dichiarato l'epidemia (non ancora pandemia) da Covid anche in Italia, risale al 23 febbraio del 2020.
Qualche giorno dopo, il 7 di marzo, quando non si sapeva bene nemmeno cosa fosse il Coronavirus, due genitori disperati si presentano nel centro di riabilitazione psico-motoria di Santo Pietro, in territorio di Caltagirone, con il loro bambino di due anni, ormai cianotico, quasi in arresto cardiaco, con febbre altissima e blocco respiratorio.
Stanno male anche loro. Hanno la temperatura alta. Sono appena arrivati da Colonia, in Germania, e si teme che possano avere tutti il Covid-19. In servizio c'è un medico fisiatra di Gela, Erika Collura (nella foto), che non dispone di mezzi e di strumenti tali da garantire assistenza adeguata da pronto soccorso. Eppure non si tira indietro. Inizia a effettuare il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, al bambino, incurante del rischio di contagio. Ma aspettare senza far nulla un'ambulanza con sistema di rianimazione dall'ospedale Gravina di Caltagirone, da Vittoria o da Gela significava far morire quel piccino. Così mentre altri telefonavano, la dottoressa Collura riusciva a riportare in vita il bambino suscitando la gioia e l'entusiasmo dei genitori, del personale ospedaliero e dei ricoverati che aspettavano fuori in apprensione. Un tripudio.
L'ambulanza del 118, giunta da Caltagirone, ha poi completato il lavoro di rianimazione. Bimbo, genitori e medico hanno dovuto mettersi in quarantena in attesa di accertamenti. Nessuno, per fortuna, è risultato affetto da coronavirus. Ma il gesto di quella coraggiosa dottoressa non è passato inosservato. «Avrei soccorso quel bambino – diceva a tutti – anche se l'avessi incontrato per strada».
La notizia è apparsa sui giornali e il prefetto di Catania ha segnalato la dottoressa Collura al Quirinale. Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, le ha voluto conferire in occasione della festa della Repubblica del 2021 l'alta onorificenza di "cavaliere al merito della Repubblica".
Grande soddisfazione per questo importante riconoscimento a Gela, a Caltagirone e ad Acireale, dove il medico lavora attualmente.
Sposata con Luca Sorbello, un ingegnere di 45 anni, Erika Collura è madre di una splendida bambina, Lara, di cinque anni, ed è la seconda delle tre figlie del preside in pensione, Filippo Collura, ex presidente della provincia regionale di Caltanissetta, e di Emanuela Rosaria Ciaramella (impiegata amministrativa della scuola).
-- Dottoressa, lei è figlia di un insegnante-preside per e di una impiegata scolastica: com'è nata la sua passione per la medicina e perché ha scelto la specializzazione in fisiatria?
«I miei genitori mi hanno trasmesso sin da piccola la dedizione per lo studio e l’importanza dell’aiutare il prossimo, credo che entrambe le cose abbiano fatto crescere in me il desiderio di esercitare la professione medica. La scelta della branca riabilitativa, che si occupa di affezioni patologiche neuromuscolari, osteoarticolari, biomeccanico-ergonomiche e così via, penso sia stata frutto del fatto che la fisiatria, specialistica che negli ultimi decenni è stata ed è ancora in via di sviluppo, specie in Italia, dia la possibilità alle persone di limitare le disabilità ed ottenere il massimo recupero delle funzioni in seguito a patologie neurologiche, muscoloscheletriche etc. , migliorandone così la qualità di vita».
-- So che ha svolto attività di pronto soccorso ospedaliero, un gravoso impegno per l'emergenza continua, la trincea della medicina. E' stata una sua scelta?
«Il 28 novembre 2020 dall’unità operativa complessa (UOC) di “Medicina Fisica e Riabilitativa” del presidio ospedaliero (P.O.) Gravina e Santo Pietro di Caltagirone sono stata trasferita al P.O. di Acireale presso l’U.O.C di “ Medicina Fisica e Riabilitativa Covid” iniziando così un’esperienza professionale credo irripetibile nella quale ho avuto, ed ho tutt’ora, la possibilità di crescere professionalmente e dedicarmi anche alla riabilitazione cardio-polmonare in soggetti particolarmente fragili. Sono anche io un medico precario, spero di poter proseguire la mia realtà ospedaliera dopo questa esperienza».
-- In uno dei suoi giorni di servizio, all'inizio della Pandemia da Covid-19, ha soccorso e salvato da sicura morte un bambino di due anni, arrivato da lei in coma. Ci racconta brevemente la scena?
«Avevo appena preso servizio, dando il cambio al collega della mattina. Ero in compagnia di due infermieri ed un O.S.S. quando d’improvviso si presentano tre persone ed una mamma con un bimbo privo di sensi e cianotico in braccio. Di lì ad un paio di secondi il tentativo di rianimarlo, la paura di non farcela e la perseveranza anche quando il bimbo non prendeva conoscenza. Questo è quello che ricordo».
-- Cosa ha provato, da madre e da medico, all'inizio e cosa ha sentito dentro di sé dopo aver salvato quel piccino
«Come se avessi assistito al passaggio dalla morte alla vita, da fisiatra non sono abituata a praticare manovre rianimatorie. Felicità immensa per il bimbo e la famiglia.
Tornando a casa mi sono sentita una privilegiata per aver avuto la possibilità di poter salvare una vita, la vita di un piccolo di due anni, poco meno dell’età di mia figlia».
-- E se non ce l'avesse fatta a salvarlo?
«Non ho idea…credo che la mia vita sarebbe cambiata…che io sarei cambiata».
-- Come giudica la medicina italiana? E quella siciliana?
«Credo che non tutte le regioni, non tutte le aziende sfruttino le grandi potenzialità dei medici italiani e che gli utenti meriterebbero un’assistenza meglio organizzata».
-- A suo avviso, Gela con l'attuale organizzazione di medicina territoriale e ospedaliera è in grado di dare una esauriente risposta alle necessità sanitarie del territorio?
«Per quanto io ne sia a conoscenza credo che il personale sanitario debba essere ampliato per fornire un’assistenza migliore agli utenti, ma questo credo stia avvenendo proprio in questo periodo».
-- Saputo del suo gesto eroico il Capo dello Stato le ha voluto conferire il titolo di cavaliere al merito della Repubblica italiana. Cosa ha provato quando le hanno comunicato l'onorificenza?
«Il Prefetto di Catania ha segnalato quanto accaduto alla Presidenza della Repubblica.
Per me è stata una piacevolissima sorpresa ricevere la comunicazione tramite PEC. Un ricordo indelebile di una cosa per me veramente bella».
-- Ha dedicato a qualcuno in particolare questo prestigioso riconoscimento?
«Credo non ci sia la necessità di fare una dedica. I miei genitori mi hanno fatta diventare quella che sono quindi questo è già un riconoscimento loro».
-- Medici e infermieri siete stati definiti eroi in questa pandemia ma qualche mese prima siete stati aggrediti, offesi e picchiati nei pronto soccorso di mezza Italia, in particolare nel Sud. Cosa si sente di dire di fronte a tanta barbarie.
«Molte persone non conoscono le realtà ospedaliere, probabilmente sarebbe utile un po’ più di informazione».
-- Se un suo figlio (o figlia) un giorno le dirà di voler fare il medico, lei sosterrà tale scelta o cercherà di scoraggiarla?
«Quando troverà la sua passione la sosterrò certamente».