Lo psichiatra: «L’aumento preoccupante di marginalità è una bomba sociale. A pagare sono le frange più povere»

Lo psichiatra: «L’aumento preoccupante di marginalità è una bomba sociale. A pagare sono le frange più povere»

«A Gela c'è un preoccupante aumento di marginalità sociale e di povertà economica che provoca dipendenze da sostanze stupefacenti e patologie psichiatriche.

Sono le frange più povere a pagare il prezzo più alto. La mancanza di lavoro porta questi emarginati a spendere quel poco che hanno nel gioco (sperando invano di vincere) o nella droga, finendo per indebitarsi con gli usurai, diventare "ludopatici", utilizzatori e spacciatori di stupefacenti. Per tanti la meta finale è inevitabilmente il carcere. Sono questi gli esclusi, i discriminati di Gela. E sono tanti. Quelli che si conoscono sarebbero circa 2.000. Una cifra enorme che equivale ad altrettante famiglie con il coinvolgimento e le sofferenze di diecimila persone e forse di più se si considerano i parenti più stretti ai quali inevitabilmente si rivolgono per ottenere aiuto».

A parlare è un medico psichiatra che non vuole si citi il suo nome. Ci fa notare con preoccupazione che sono molti giovani tra i 20 e i 30 anni, spesso sposati, con figli, che stanno destando allarme perché affogano nell'alcol e nella cocaina le loro delusioni, la povertà economica e culturale, la marginalizzazione sociale, la sfiducia nelle istituzioni e in se stessi.  I nonni con le loro pensioni sono l'unico aiuto tangibile in un mare di disperazione, ma si tratta di poche centinaia di euro al mese non certo sufficienti a mantenere un tenore di vita accettabile. Qualcosa arriva dalla Chiesa e dai banchi alimentari. E quando si rivolgono ai servizi sociali del Comune per qualche sussidio senza trovare la risposta sperata esplodono rabbia e frustrazione. Non è perciò da escludere che il raid di lunedì notte possa essere opera di uno di questi disperati.

Questo esercito di esclusi ed emarginati si rivolge al dipartimento di salute mentale di Gela per chiedere aiuto sanitario. E il trend è in aumento. Le famiglie vorrebbero che fossero inseriti nei percorsi riabilitativi ma non tutti hanno i requisiti per essere ammessi. La maggior parte non evidenzia alcuna forma di amor proprio, di autostima. Sono i cosiddetti "irrecuperabili" destinati a stare perennemente nelle Cta (Comunità terapeutiche assistite) o nelle Comunità Alloggio e Comunità Protette. 

«La quasi totalità di queste strutture – dice un altro operatore sanitario che chiede (pure lui) l'anonimato – è gestita da privati e per ogni ospite il comune di provenienza paga una retta consistente. Nei capitoli di spesa le somme in bilancio sono sempre insufficienti e spesso questi pazienti rischiano di restare in famiglia senza la necessaria assistenza, con il rischio di crisi improvvise e violente che potrebbero causare danni a terzi o al paziente stesso (forme di autolesionismo, non escluso il suicidio). E spesso bisogna rivolgersi alla magistratura per ottenere un provvedimento che imponga ai comuni la copertura finanziaria della retta dei malati mentali in emergenza».

A Gela, invece di aumentare la propria attenzione verso la salute mentale con strutture, medici, infermieri e fondi specifici ha tagliato quello che era stato costruito con mille sacrifici. Ha chiuso il reparto di psichiatria dell'ospedale di Gela e ridotto ai minimi termini in via Madonna del Rosario il personale in organico anche nel Modulo Sud del dipartimento di salute mentale dell'Asp n. 2 di Caltanissetta. Un mondo nascosto, ignorato, dimenticato, di cui ci si accorge e si torna a parlare solo quando qualche fatto eclatante lo riporta all'attenzione di tutti. Ma a volte è troppo tardi.