Il giudice monocratico del tribunale di Gela, Miriam D'Amore, ha condannato a complessivi 20 anni e 6 mesi di reclusione (pena sospesa) 13 dei 16 imputati, accusati di omicidio colposo, comparsi a giudizio per rispondere dell'infortunio mortale accaduto nel novembre del 2012 all'operaio gelese, Francesco (Gianfranco) Romano, di 30 anni, dell'impresa metalmeccanica Cosmi Sud operante nell'indotto del petrolchimico Eni.
Si tratta dei dirigenti dell'epoca della stessa ditta e della Tec srl, della società SGS Sertec, addetta ai controlli di sicurezza, e dei vertici della Raffineria di Gela. Assolti tre degli imputati "per non avere commesso il fatto". Romano, mentre faceva i lavori preliminari di sostituzione di una condotta "sea-line", fu travolto e schiacciato da uno degli enormi, pesantissimi tubi che i colleghi stavano accatastando nell'isola 6 dello stabilimento, vicino alla radice del pontile del porto-isola industriale.
Le indagini furono condotte dalla Guardia Costiera. Dopo poco più di 8 anni finalmente la sentenza. Riducendo con le attenuanti generiche le richieste più pesanti del pubblico ministero, Luigi Lo Valvo, il giudice ha condannato anche le aziende citate in giudizio che per "illecito amministrativo" dovranno pagare allo Stato una multa di 600 mila euro (150 mila euro ciascuno). Tutte (tranne "Raffineria di Gela") dovranno, con altro procedimento, risarcire i danni a fratelli, moglie e figli della vittima che si sono costituiti parte civile, attraverso gli avvocati di fiducia Salvo Macrì, Emanuele Maganuco e Joseph Donegani.
Ecco i nomi dei condannati: Bernardo Casa (Raffineria di Gela), Fabrizio Zanerolli, Nicola Carrera, Marco Morelli, Alberto Bertini, Patrizio Agostini, Sandro Iengo, Rocco Fisci e Serafino Tuccio; a tutti è stata inflitta la pena di un anno e otto mesi. Un anno e sei mesi di reclusione, invece, per Vincenzo Cocchiara, Mario Giandomenico e Angelo Pennisi, mentre a Salvatore Marotta un anno e quattro mesi. Gli assolti sono Fabrizio Lami, Guerino Valenti e Ignazio Vassallo.