Gela avrà mai un porto funzionale? La città se lo chiede da decenni e le viene promesso ad ogni campagna elettorale.
E quando diciamo ogni campagna elettorale intendiamo proprio tutte. L'argomento “porto” entra di diritto nei programmi presentati agli elettori tanto alle elezioni amministrative, quanto alle elezioni europee, passando attraverso le elezioni regionali e le elezioni nazionali. Non c'è appuntamento elettorale in cui non si promette che si troverà una soluzione alla questione, ma puntualmente dopo il voto, la problematica rimane irrisolta e si arricchisce di nuove puntate, come in una telenovela. E se il tema torna alle cronache è solo ed esclusivamente grazie a cittadini riuniti nel “Comitato porto del golfo”.
«Con nota del 19/1/2021 - fanno sapere dal Comitato porto del golfo in un comunicato giunto in redazione - inviata alla Presidenza della Regione siciliana, al dipartimento regionale alle Infrastrutture, al Dipartimento protezione civile regionale, abbiamo richiesto lo stato dell’iter procedurale per i lavori di riqualificazione del porto rifugio di Gela, in particolare "dragaggio ed allungamento del braccio di ponente", in quanto ad oggi risultano forti ritardi per l’avvio dei lavori, necessari per rendere una struttura portuale funzionale ed efficiente, da anni insabbiata ed abbandonata, con gravi ripercussioni per tutto il comparto marittimo e anche per la sicurezza.
Inoltre – si leg-ge nel documento – con nota del 23 dicembre scorso eravamo nuovamente tornati ad informare dei forti ritardi, sua eccellenza il Prefetto, Cosima Di Stani, che segue l’atavica vicenda del porto rifugio di Gela. Ci siamo premurati di rivolgere alla stessa una specifica richiesta, chiedendo di programmare un incontro con tutte gli enti di competenza degli uffici regionali e ministeriali per effettuate la verifica dello stato dell’iter procedurale. Il Comitato porto del golfo – conclude il comunicato - non mollerà la presa fino a quando non vedrà un porto funzionale nella propria città».
Sembrava di essere arrivati al traguardo circa un anno fa, poi la doccia fredda dell’integrazione di nuovi documenti richiesti dall’Ispra agli uffici regionali. Le solite, croniche, lungaggini burocratiche, dilatatesi a dismisura a causa dell’emergenza dovuta alla pandemia del covid-19, hanno fatto calare sulla vicenda un silenzio assoluto. Il comitato non ci sta e prova a riaccendere i riflettori ma la politica è assente. C’era un gruppo di lavoro disgregatosi dopo l’inutile e sbagliato dragaggio nel 2017. Poi la parentesi commissariale e l’avvento del nuovo civico consesso, ma a riprendere la battaglia politica attraverso quel gruppo, nessuno ci pensa. Del resto, quando i cittadini si muovono, sovente da soli, è per sostituirsi alla politica. Con l’aggravante, nella vicenda in questione, di interventi finanziati dalle compensazioni eni, cioè soldi di Gela. Eppure, non si muove foglia, a conferma di una scarsissima attenzione di Palermo e Caltanissetta verso Gela, unita ad un livello rivendicativo della classe politica locale pressoché inesistente.