«Il museo della nave greca si farà a Gela. Costerà quasi 4 mln di euro. Il decreto di finanziamento c'è. Ci tenevo a dirlo e a smentire tutte le malelingue e le illazioni prive di fondamento».
Con toni trionfali, il governatore Nello Musumeci, ha annunciato lunedì scorso in conferenza stampa a Gela il ritorno della nave da Forlì, la sua esposizione in una mostra provvisoria da aprile ad agosto e il mantenimento degli "impegni assunti" con la nostra città riguardo al museo del mare.
In un momento difficile come quello attuale – secondo quanto si legge nel comunicato – in cui la città è chiamata ad uno scatto di orgoglio per alzare la testa contro chi la vuole abbrutita e violenta, il primo cittadino ha lanciato l'idea di una petizione che coinvolgesse tutti i gelesi, ciascuno contribuendo con quel che può, ai fini dell'acquisto della torre, uno dei simboli riconosciuti di Gela. Oltre che doveroso, le circostanze suggeriscono che sia anche opportuno che da mani private, questa preziosissima testimonianza della storia gelese, passi finalmente in mani pubbliche.
Il tutto viene ufficializzato in una conferenza stampa convocata con urgenza, senza preavviso, poiché si è aperta una corsa contro il tempo e prima che sia troppo tardi, la "Torre di Manfria" deve diventare pubblica entro la fine di novembre. «Abbiamo saputo che il proprietario ha intenzione di vendere ad un altro privato, ma esiste – ha ricordato il sindaco – un diritto di prelazione per l’ente pubblico, affinché possa tentare l’acquisto del bene storico. Mi sono subito attivato, quindi, interpellando il dirigente del settore bilancio e il Soprintendente ai beni culturali, Daniela Vullo, che è parsa entusiasta dell’idea. Mettiamoci in gioco e – ha proseguito Greco – doniamo quello che possiamo, anche solo un euro. Il Comune farà la sua parte per il resto. Non è una missione impossibile.
Un'iniziativa che vorrebbe prendere due piccioni con una fava: togliere, da un lato, l'equivoco di un bene di chiara rilevanza storica, quindi pubblica, ma di proprietà ancora privata e, dall'altro, sfruttare l'occasione per dimostrare che questa comunità è capace ancora di stringersi attorno ad una causa, dimostrando un senso collettivo di maturità, compattezza ed appartenenza. Una comunità ancora viva nonostante le non poche avversità.
Lo conferma l'assessore al ramo, Cristian Malluzzo: «è un segnale soprattutto culturale - afferma da noi contattato - innanzi ai fatti di violenza recenti che sono dovuti anche dall'assenza di spazi ricreativi e culturali in cui poter crescere nei giusti binari educativi. Questo spazio potrebbe essere utilizzato per creare eventi e rassegne culturali ad ampio respiro, sfruttando la straordinaria bellezza della location che è fortemente apprezzata ed ammirata anche dai più giovani. La compartecipazione popolare all'acquisto - continua Malluzzo - è un contributo collettivo e consapevole, quindi voluto, alla ricerca di questi spazi, in risposta a chi vuole sfregiare il volto di una città che è fatta - chiosa l'assessore - da giovani sani, intraprendenti, nonché da un tessuto sociale costituito soprattutto da associazioni che desiderano costantemente spendersi per il territorio».
Presenti alla conferenza stampa anche il prof. Nuccio Mulè, esperto di storia locale, l'ex assessore, architetto Francesco Salinitro e il prof. Giuseppe Alessi, dell’associazione Archeo-Ambiente. Sulla petizione pubblica ha insistito l'architetto Francesco Salinitro: «il contributo anche modico del cittadino all'acquisto della torre – ci ribadisce al telefono – ha un valore altamente simbolico. L'obiettivo è e deve rimanere la sensibilizzazione dei cittadini in ordine ad un bene dal valore inestimabile».
Tutto questo è stato come sentire una musica per le ore orecchie del presidente onorario di archeo-ambiente, Giuseppe Andrea Alessi. «Mi ha fatto doppiamente piacere sapere che il sindaco vuole coinvolgere anche la cittadinanza per raggiungere tale scopo, in maniera da renderla corresponsabile. Da cittadino, per circa 30 anni ho cercato di sensibilizzare le varie amministrazioni che si sono succedute e come rappresentante dell’Archeo-Ambiente ho realizzato – senza nessun contributo – nel 1996 un poster didascalico plasticato e a colori dedicato alla Torre di Manfria, distribuendolo gratuitamente a scuole, forze dell’ordine, enti e mass media».
Il proprietario della "Torre di Manfria" è Fabrizio Iacona, da anni residente a Ragusa. Interessato a comprare il bene è Luigi Greca che ha in proprietà anche alcuni terreni contigui. Il rogito notarile scade a novembre. Il comune può esercitare il diritto di prelazione a pari prezzo, che dovrebbe attestarsi attorno alle 200 mila euro. Disporre privatamente di un bene culturale può essere vantaggioso solo se decidi di investire tempo e danaro sullo stesso, anche perché chi dispone del bene è comunque tenuto a garantire la conservazione.
Il problema è che non si è liberi di provvedere in tal senso, giacché deve prima rivolgersi al soprintendente che valuterà l'ammissibilità o meno dell’intervento conservativo. Insomma nel momento in cui al privato viene comunicato lo status "culturale" del bene di sua proprietà, ne eredita anche i vincoli. Vincoli che non dovrebbero invece limitare l'azione pubblica ed è questo il grande punto interrogativo finale: sostituirsi al privato nel lasciare in stato di abbandono e quindi destinato al crollo, un bene come la "Torre di Manfria", non avrebbe proprio senso.