Dopo circa 60 giorni dall’inizio dell’emergenza Coronavirus con la chiusura di tutte le attività, da questa settimana è iniziata la seconda fase del percorso per tornare alla normalità.
Allentate le misure restrittive, questi primi giorni di maggio sono un banco di prova importante per tutto il Paese, che deve imparare a “convivere” con il virus. Novità principale del nuovo Dpcm del Governo, la riapertura delle aziende, con bar e ristoranti, che possono effettuare il servizio d’asporto. Nelle prossime settimane, toccherà agli artigiani rialzare la saracinesca, ma ad oggi regna molta incertezza su quali misure bisognerà adottare.
Serve tempo per organizzarsi, come affermato dal parrucchiere Andrea Arpa. «Questi sono stati mesi da incubo per l’impossibilità di lavorare, ma dovendo comunque pagare le spese di mantenimento dell’attività. Prendersi cura della propria famiglia è più complicato, ma allo stesso tempo stare “fermo” mi ha permesso di dedicargli tutto il tempo e non solo le poche ore serali dopo una giornata faticosa.
Sulla riapertura fissata ad inizio giugno non sono assolutamente d’accordo. È stato giusto fermarci per il grave problema abbattutosi nel nostro Paese, ed è stata saggia la decisione di aspettare fino al 4 maggio per avviare la ripresa. Trovo insensato però, far trascorrere così tanti giorni per far “riattivare” la mia categoria. Sarebbe stato più corretto, indicarci la data del 18 maggio. Ad oggi non sappiamo le modalità di riapertura, per cui sarà una corsa contro il tempo per l’organizzazione. Ovviamente, è impensabile poter pensare di avere lo stesso guadagno dei mesi precedenti all’ emergenza, ma è pur sempre un punto di partenza. Dobbiamo imparare a convivere con questo problema, sperando che tutto finisca il prima possibile».
Riapertura ancora lontana anche per i centri estetici, colpiti anche dall’annullamento dei vari matrimoni in programma in questi due mesi, e anche nei prossimi:
«Il mio centro – dice l’estetista Rossana – è chiuso da giorno 9 marzo, ma già nei giorni precedenti, quando cominciarono a girare voci su una chiusura totale, con le mie collaboratrici avevamo deciso come muoverci, disdicendo i vari appuntamenti. In questi primi giorni, abbiamo ricevuto tante chiamate dalle nostre clienti, che ci chiedono il giorno della riapertura. Essendo tornate molte di loro a lavoro, necessitano dei nostri trattamenti.
È triste non poter dare una risposta certa, specificando che una settimana prima della riapertura, riorganizzeremo i vari appuntamenti precedentemente fissati. Sulle misure di sicurezza, nel nostro settore, cambierà poco, poiché per ovvi motivi già venivano attuate nel rispetto nostro e della salute del cliente. Il clima, ovviamente, non sarà lo stesso. Non ci sarà più il tempo di scambiare qualche parola o bere un caffè insieme. Bisognerà ottimizzare tutti i tempi. Economicamente, l’annullamento di matrimoni e ricorrenze varie ci recherà un danno non indifferente, dato che la lista di appuntamenti era già abbastanza lunga».
Come scritto precedentemente i ristoratori già da questa settimana hanno ripreso il proprio lavoro, seppur in maniera molto limitata. C’è tanta preoccupazione per i prossimi mesi, poiché nonostante sarà consentita la riapertura al pubblico, si dovrà ugualmente tenere conto di misure di sicurezza, poco “comode”, come ad esempio il plexiglass a separare la gente.
«Essendo il mio un negozio di pasta fresca – dichiara Andrea Bellavia – avrei potuto tenere l’attività aperta, vendendo beni di necessità. Ho deciso di chiudere per la tanta incertezza di quei giorni, anche perché la gente optava per un prodotto dal costo minore. Adesso, c’è stato il via libera per la riapertura, ma ho molti dubbi. Bisogna sottolineare, che non tutte le persone sono tornate al lavoro e quindi il nostro bacino d’utenza è molto limitato e la decisione di prorogare lo smart working fino a settembre non ci aiuta affatto. Abbiamo fissato la riapertura per la prossima settimana, ma solo per dare una presenza nel mercato.
La vera ripartenza, a meno di cambiamenti, si potrà percepire dal 18 maggio. Confrontandomi con i proprietari di altre attività, il pensiero è comune. Altro aspetto da non trascurare, è che non sappiamo come comportarci per la sistemazione del locale. Qualsiasi decisione verrà presa, per tutti saranno tempi duri. L’ ipotesi del plexiglass è da scartare, per i costi e la comodità. Due persone non vanno in un locale per stare divisi da un “muro”. Nel complesso – conclude – adesso tocca a noi dimostrare di avere buonsenso. Fino ad oggi è andato tutto bene».
A tenere banco, è il mancato via libera per le celebrazioni eucaristiche, momento di aggregazione per tanta gente.
«Mi manca incontrare il mio gruppo di preghiera – riferisce una parrocchiana – anche se attraverso i vari mezzi di comunicazione siamo sempre in contatto. Penso che, con le dovute precauzioni, come può essere il distanziamento, si possa riprendere a frequentare i luoghi di culto, anche per percepire un ritorno alla normalità».