Torniamo a parlare di noi. Lo facciamo con discrezione e solo per ricordare che con questo numero il Corriere apre il nuovo decennio toccando il traguardo del suo 36esimo anno di presenza in edicola.
Non abbiamo molto da festeggiare, come la maggior parte dei giornali di carta, costretti ad inventarsi la sopravvivenza, per non soccombere sotto i colpi spietati che il web, ormai da più di dieci anni, sferra a chi come noi ancora si ostina a fare un giornale che si possa toccare con mano.
Noi non facciamo la guerra. Non abbiamo gli strumenti per farla. Non abbiamo neanche quelli per difenderci. Oggi l’informazione viaggia alla velocità della luce, entra dentro casa senza bussare e si concede gratis. La chiamano informazione liquida. Va così veloce che spesso non ha il tempo per verificare le fonti, per dare una sistemata al testo, approfondire la materia trattata.
Viviamo in una società dove le persone preferiscono guardarle le parole piuttosto che leggerle e quando occorre riflettere.
I numeri fanno temere il peggio.
Il Corriere non ha l’ambizione dell’immortalità, ma vuole continuare a mantenere il suo ultratrentennale rapporto con i suoi lettori, che calano di numero ma che danno vigore alla passione, all’impegno morale che abbiamo, di garantire loro una informazione corretta, senza pendere solo da una parte o dall’altra. Terremo integra, insomma, la nostra caratteristica di giornale libero e trasparente.