Quello di Gela all'interno dei finanziamenti del Patto per il Sud previsti per la sesta città isolana è diventato un vero e proprio caso politico che divide due importanti assessorati della giunta regionale, le Attività Produttive di Mimmo Turano (Udc) e le Infrastrutture di Marco Falcone (Fi).
Se per il primo sostanzialmente “carta canta” (cioè la delibera di de-finanziamento che dispone lo storno degli stanziamenti in un primo momento assegnati a Gela, ora dirottati altrove), per il secondo, invece, salvare tali finanziamenti dipende solo da Gela e dalla capacità dei suoi amministratori e dirigenti di disporre in tempi brevi dei progetti esecutivi. Il tutto, nell’elusivo mutismo del presidente Musumeci, che non ha ancora proferito parola sull'argomento.
Se dalla missione palermitana e dall’incontro con l’assessore Turano nella giornata di martedì 12 novembre, il sindaco Lucio Greco pur sfidando lo stato d’allerta dichiarato dallo stesso con chiusura di scuole e mercato settimanale, era tornato in città solo con qualche apertura e peraltro limitatamente ai progetti di riqualificazione urbana relativi ad "una via, tre piazze", "orto Pasqualello" e "via Albinoni", decisamente diverso è il conforto con cui il primo cittadino è tornato in città dalla missione palermitana e dall'incontro con l'assessore Falcone di due giorni dopo, giovedì 14 novembre.
Alle flebili aperture di Turano, si sono sostituite le convinte rassicurazioni dell'assessore Falcone: «non c’è alcuna perdita per Gela – ha assicurato l’assessore Falcone, secondo quanto si legge nel comunicato stampa comunale - il presidente della Regione Nello Musumeci ha dato la possibilità a redigere progetti cantierabili e, quando saranno pronti, saranno finanziati». Innanzi a tali rassicurazioni il sindaco ha ringraziato l’assessore Falcone a nome della comunità gelese: «se noi presentiamo progetti cantierabili – ha ribadito il primo cittadino – non perderemo un solo euro. Gela non può perdere questa occasione e siamo pronti a lavorare alacremente ed a presentare in tempi strettissimi i progetti».
Sicché da spada di Damocle, nel giro di due giorni, la delibera di de-finanziamento della giunta regionale è diventata «uno stimolo per il comune ad accelerare i tempi – secondo Greco – per la presentazione dei progetti in tempi ristretti. Siamo tutti impegnati a lavorare perché Gela non perda un euro che viene dalla Comunità Europea».
Ricordato che la delibera di giunta dovrà ancora passare al vaglio della commissione bilancio all’Ars, le parole dell’assessore Falcone confermerebbero la versione che del resto l’assessore Ivan Liardi ribadì anche all’assessore Turano due giorni prima, rimarcando che in occasione dell’incontro avvenuto lo scorso giugno con il dott. Bellomo, direttore generale all’assessorato alle Infrastrutture, e con il dirigente dott. Rizzo, gli era stato rassicurato che non vi erano criticità e che la Regione non aveva alcuna intenzione di revocare il finanziamento.
In quell’occasione, all’assessore Liardi, al dirigente dei Lavori pubblici Emanuele Tuccio (nella foto sopra a destra) e all’ing. Silvia Triberio, funzionario responsabile del programma Patto per il sud per il Comune «era stato assicurato che non era intenzione della Regione sottrarre denaro da destinare a Gela, sollecitando nel contempo l’espletamento delle attività per pervenire in tempo utile all’esecuzione delle opere».
Una delibera di giunta regionale, dunque, che ha lasciato non pochi strascichi. Immediata è stata la reazione dell'amministrazione locale, per voce innanzitutto del vice sindaco Terenziano Di Stefano (nella foto a destra), il primo ad intervenire pubblicamente in merito protestando veementemente. E mentre il suo movimento, “Una Buona Idea”, ha sollecitato un'inchiesta interna al Comune, c'è stato anche chi come “Siciliani verso la Costituente-Circolo di Gela” ha evidenziato che fra i progetti de-finanziati c'è anche quello sopracitato dell'orto Pasqualello, a cui la Regione siciliana aveva originariamente assegnato un finanziamento di 6 milioni di euro derivanti dai fondi di compensazione per l'estrazione mineraria, per opere di qualificazione ambientale in area ad alto inquinamento: «soldi - fanno notare dal Circolo di Gela del nascente movimento autonomista che ha come principali riferimenti locali i due ex assessori della giunta Messinese, Francesco Salinitro e Flavio Di Francesco (nella foto a desgtra, sotto)– che erano spariti dal bilancio della Regione e ripristinati da Crocetta con i fondi del patto per il Sud. Soldi, quindi, doppiamente dei gelesi».
Non meno pesanti i rilevi mossi da un altro assessore, oltre che vicesindaco, della giunta Messinese, Simone Siciliano (nella foto sotto a sinistra), da noi contattato: «la storia ci insegna che attraverso l’ingegnosa pratica degli adempimenti burocratici che mai si completano – sottolinea l’ing. Siciliano – risorse destinate alla nostra città dapprima sembrano perdersi nei meandri di palazzi regionali o ministeriali per poi materializzarsi in altri territori. Basti pensare alla vicenda del porto rifugio e degli stanziamenti europei per l’ampliamento della darsena commerciale, che da oltre 17 anni appaiono e scompaiono come solo il mago Silvan saprebbe fare.
O ancora ai 6 milioni di euro di fondi per la rifunzionalizzazione del porto rifugio, derivanti dalle compensazioni Eni, destinate al nostro territorio e mai spesi perché gli uffici regionali, inspiegabilmente, non depositano il progetto esecutivo presso gli uffici competenti del ministero per l’ambiente, ai fini del rilascio dell’autorizzazione a procedere con l’intervento di dragaggio. E ancora prima – prosegue imperterrito Siciliano – ai fondi Agip per la realizzazione del collegamento veloce Gela-Catania, per cui da decenni giace presso gli archivi Anas. Ed ancora le risorse della sanità pubblica destinate a Gela che di punto in bianco scompaiono dai bilanci dell’Asp di Caltanissetta per riapparire in quelli di Trapani.
Si potrebbe continuare, sottolineando come, la stessa burocrazia sia stata in grado di rallentare fino a bloccare il passaggio di Gela con la città metropolitana di Catania, fortemente voluto e votato con un referendum cittadino. Per cui, come meravigliarsi dello spostamento delle risorse del patto per il sud da Gela al catanese e siracusano.
Eppure la tanto vituperata macchina politico-burocratica gelese era riuscita nel 2016, cioè a pochi mesi dall’avvio del patto per il sud da parte del ministero del mezzogiorno, ad assorbire il 27% delle intere risorse destinate ai 390 comuni siciliani, trasformando i tanti buoni propositi giacenti sotto ampi strati di polvere, in progetti cantierabili destinatari del decreto ministeriale di finanziamento. E' opportuno – chiosa il già vicesindaco – che la politica locale spieghi come mai i 6 progetti oggetto di revoca non sono stati inclusi nel bando comunale per la ricerca di assistenti esterni a supporto del comune per accelerare le procedure di gara, prima che la regione ne revocasse i finanziamenti».
In effetti questa domanda se la sono posti in tanti ed i più maliziosi hanno dedotto da tale circostanza una prova di come il corpo burocratico gelese fosse consapevole di quanto sarebbe accaduto, ovvero addirittura già rassegnato all'idea che questi 6 progetti fossero destinati all'oblio: “mere illazioni prive di fondamento – ci risponde seccamente il dirigente dei lavori pubblici Emanuele Tuccio –.
I progetti privi al momento di supporto al Rup sono 9 e non 6. Si tratta di interventi privi di decreto di finanziamento. Nell’istituire gli uffici a supporto del Rup daremo priorità proprio a quelli oggetto di decreto e che sono pertanto più avanzati nelle fasi di procedimento, con riserva di istituire altri uffici a supporto di Rup a seguito di copertura con decreto anche degli progetti. Questo – conclude l’architetto Tuccio – perché i costi di ufficio a supporto del Rup sono in funzione dello stato del procedimento».
A beneficio del lettore ricordiamo che il “Patto per il Sud” attiene al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC 2014-2020) che lo Stato predispone accanto altri fondi ordinari statali e quelli comunitari. Si tratta di una serie di “Patti” tra lo Stato e le Regioni del Mezzogiorno, oltre che le stesse Città Metropolitane meridionali. Sicché nella nostra Regione, il Patto per il Sud” diventa il “Patto per la Sicilia”, il “Patto per Palermo”, il Patto per Catania” ed il “Patto per Messina” con tutta una serie di interventi da attuare in alcune macro-aree dove la realtà meridionale presenta deficit e criticità strutturali, anche perché incapace negli ultimi anni ad utilizzare di fondi comunitari, permettendo così che gli stessi ritornassero presso la casa madre, cioè indietro all’Unione Europea.
Nel 2016, il Comune di Gela, durante l’amministrazione Messinese, ha inviato 23 progetti “cantierabili” secondo la normativa del periodo, relativi ad interventi di riqualificazione urbana ed infrastrutturale per un ammontare di circa 60 milioni di euro, a cui si aggiungevano interventi finanziati dalla Regione siciliana sulla rete infrastrutturale esterna che collega Gela ai comuni limitrofi.
Verosimilmente l’aggiornamento della normativa nell’ultimo triennio ha reso alcuni progetti non più cantierabili entro il 2020 cogliendo di sorpresa, per non dire spiazzato, l’ente comunale, mentre la Regione si è limitata a diffidare quest’ultimo per poi impedirgli definitivamente ad accedere ai finanziamenti per quei progetti, laddove in altri casi si è sostituita ad esso, non facendo perdere il finanziamento al territorio che ne è il vero destinatario.